Riunione nella sala della Freemasons' Tavern, 1875 (foto da Wikipedia)

il foglio sportivo

A Londra nella culla del calcio, il pub dove nacque la Football Association

Francesco Gottardi

Viaggio nell'originale taverna Freemasons', dove nel 1863 nacque la federazione calcistica inglese. Sembra un pub come un altro, ma racchiude la vera storia di questo sport

È il lascito della società segreta che fu. Perché se oggi cercate il luogo in cui nacque il calcio moderno, non lo troverete senza sapere dov’è. Tanto per cominciare occorre recarsi a Londra, zona Covent Garden. Ma l’unica targa commemorativa che celebra l’avvenimento rischia di essere fuorviante: “La Football Association – si legge tuttora – è stata costituita il 26 ottobre 1863 su proposta di Ebenezer Cobb Morley alla taverna Freemasons’, che era situata qui”. Al suo posto adesso sorge uno sfarzoso complesso di sale riunioni. Eppure la Freemasons’ Arms esiste ancora, un centinaio di metri più in là. Sembra un pub come un altro. Più elegante di altri. Unici indizi del retroscena: la squadra e il compasso, simboli della massoneria. Entriamo. Classici divani in pelle, bancone in legno scuro. Poi foto d’epoca, ritratti della famiglia reale e perfino di Lord Byron. Di sciarpe o gagliardetti nemmeno l’ombra: le sei tv a muro sembrano quasi una nota stonata, più che un invito a fermarsi per la Premier League. “È questo il posto?”, chiediamo al barista, ormai col dubbio di avere sbagliato. “Sì. Dietro l’angolo c’è la bacheca con i cimeli: è tutto raccontato lì. Ma non aspettatevi delle insegne luminose”. Chi conserva la storia non ha bisogno di sfoggiarla.

E allora torniamo indietro di centosessant’anni. Logoro pallone in cuoio di dimensioni variabili, scarpini dello stesso colore, scatola di tacchetti “della miglior qualità” – altro che a 6 o a 13: andavano fissati a mano. Secondo Le leggi del calcio come si pratica alla Rugby School, pubblicato nel 1846, all’epoca tutti i match erano dichiarati pareggi dopo cinque giorni. Oppure tre in mancanza di gol. In alcune parti dell’Inghilterra “le porte coincidevano con la larghezza del campo”. In altre misuravano “appena 12 piedi”, come nell’attuale calcio a 5. In altre ancora mancava la traversa. Ma quel gioco era bello, bello davvero e così cominciò a diffondersi per tutto il paese nonostante la totale anarchia. Impossibile conciliare la variante di Cambridge con quella di Sheffield o di Blackheath: servivano regole comuni. “Ieri sera – scrive l’edizione del Times del 27 ottobre 1863 – i rappresentanti dei club di calcio delle città si sono riuniti alla taverna Freemasons’, spinti dal forte desiderio di adottare un insieme di norme condivise da tutti i giocatori. L’associazione nascitura avrà il compito di codificarle e vigilare sulla loro effettiva applicazione. La quota d’iscrizione per ciascun club membro è stata fissata a una ghinea l’anno”.

Era appena un trafiletto: nessuno in quel lontano autunno poteva intuire la portata della notizia. Al primo incontro ne seguirono altri cinque. Si narra che la partita più importante mai disputata ebbe luogo il 1° dicembre successivo e finì 13-4. Non si giocò in uno stadio, ma ai tavoli del pub. E il punteggio non indica i gol, ma i voti in assemblea riguardo a una delibera spartiacque: consentire o meno di trattenere la palla con le mani e calciare gli avversari agli stinchi. “Se così sarà”, ammoniva lo Sheffield FC, il club più antico di sempre, “questo sport diverrebbe più simile al wrestling”. Vinse il no, ma non perse il sì: tra i quattro pareri favorevoli figurava anche quello del tesoriere Francis Maule Campbell, che rassegnò le dimissioni e di lì a poco avrebbe contribuito a fondare la Rugby Football Union. Prima di Natale, intanto, la FA patrocinò il suo match inaugurale: Barnes-Richmond 0-0. Il resto è negli annali. Per questo la Freemasons’ Arms mantiene il fascino leggendario di chi li precede. Nel fervente Ottocento londinese, spesso le sedi massoniche esulavano dai fini della loggia per riscoprirsi circoli degli illuminati. È successo per il calcio, ma anche per la scienza e i diritti civili: sempre qui sono state inaugurate “la prima società geologica del mondo” e la forma antesignana dell’Anti-Slavery International.

Torniamo al bancone. È un lunedì pomeriggio di mezza estate e il locale è semivuoto. “Quando non ci sono partite è così”, spiega Lucien, che da cinque anni fa il barman alla Freemasons’. “Chi sceglie di lavorare qui è per forza attirato dalla storia: qualche appassionato di memorabilia ogni tanto continua a farsi vivo, ma la maggior parte della nostra clientela è composta da tifosi. Soprattutto del Manchester City e del Liverpool”. Un pub da trasferta. “È molto diverso da come appariva una volta: dall’inizio degli anni Duemila la nuova proprietà ha effettuato un progressivo restyling”. Di pari passo con la crescita del quartiere – e dei prezzi degli immobili, quadruplicati. Ma oggi chi è a capo della vecchia taverna del Gran Maestro? “Il birrificio Shepherd Neame, fondato nel 1698: è il più antico della Gran Bretagna”. Un altro paio di record e scatta la concorrenza alla Guinness. Non solo alla spina

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