(foto LaPresse)

Quando a calcio si giocava senza traversa

Massimiliano Vitelli

Nessuno si era mai posto il problema di stabilire un limite all’altezza delle porte prima del 1888. Centocinquant'anni fa il debutto in regolamento

È successo a tutti quelli che amano giocare a calcio, di solito capita al parco sotto casa o sulla spiaggia. Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha discusso su un gol/non gol a causa di un tiro fuori - “era troppo alto” - oppure dentro - “se saltavi la potevi prendere”. Eh già, perché quando s’improvvisavano le partitelle tra amici per fare le porte ci si arrangiava con quello che si aveva a disposizione. Così giacchetti e zaini di scuola diventavano i pali, ma l’opportunità imponeva l’assenza delle traverse, ci si affidava al buon senso e all’onestà sportiva dei partecipanti alle sfide. Siccome però nessuno ci sta a perdere, nemmeno ai giardinetti, si sentiva di tutto, anche assurdità tipo “era traversa piena”, quando la traversa in realtà non c’era.

   

Ebbene, che questi battibecchi accadano ancora oggi un po’ ovunque è normale, ma che molti anni fa si verificassero sui campi di calcio durante le partite "ufficiali" è una curiosità che merita un approfondimento. La traversa, infatti, compie in questo 2020 “solo” centocinquant’anni, mentre il gioco del calcio moderno nasce (ma date e paternità non sono certi) intorno ai primi anni del 1600.

  

Fu il principe di Scozia Giacomo Stuart, primogenito del re Giacomo V, ad innamorarsi di quel gioco con la palla così divertente da decidere di diffonderlo nel regno del padre. Ed era il 1617 quando, nei college inglesi, si iniziò a trascorrere le pause tra una lezione ed un’altra sui verdi prati a giocare a quello che sarebbe diventato lo sport più popolare e praticato del mondo.

   

Le regole del gioco cambiavano spesso e le cronache dell’epoca ci ricordano come, a Cambridge, nel 1848 un volantino affisso in bacheca spiegava che un gol andava assegnato alla squadra che faceva passare il pallone attraverso due pali posti ad una distanza di 8 yard (7 metri e trentuno centimetri) l’uno dall’altro.

  

Il fatto che non fosse stabilito un limite all’altezza delle porte offriva ai giocatori la possibilità di segnare un gol anche calciando in direzione cielo, con il pallone che decollava fino a venti o trenta metri.

  

Quello che era nato come passatempo, però, iniziava a diventare un’attività sportiva che esigeva delle norme alle quali attenersi durante i match.

   

Dopo i primi tentativi di tirar fuori un regolamento e la nascita delle “Sheffield Rules” nel 1857, l’8 dicembre del 1863 la neonata Football Association approvò a Londra, negli uffici della stazione di Holborn, le quattordici regole scritte da Ebenezer Cobb Morley durante una riunione tenutasi nel pub Freemasons’ Tavern di Covent Garden qualche settimana prima. Ma dell’idea di una traversa non c’era traccia.

  

Solo nel 1870, finalmente, a qualcuno venne in mente di porre una corda per delimitare l’altezza dei pali. Era l’inizio dell’evoluzione, che però doveva ancora compiere diversi step. La corda, infatti, colpita dal pallone si muoveva alimentando – anche se con meno frequenza di prima – delle controversie.

  

L’utilizzo della traversa di corda o di nastro restò “consigliato” ma non “obbligatorio” fino al 1882, anno in cui la FA la inserì nel regolamento. Dovevano passare però ancora 6 anni prima che si arrivasse alla decisione che, come in realtà sarebbe stato logico fare fin dall’inizio, stabiliva come le porte dovessero essere dotate di un palo di legno inchiodato tra i due montanti, posto ad un’altezza stabilita e non a caso.

   

L’episodio che segnò la consacrazione definitiva della traversa è datato 1888, quando durante una partita di FA Cup i calciatori del Crewe Alexandra contestarono la sconfitta subita contro lo Swifts sostenendo che la porta degli avversari fosse più bassa di almeno due pollici (circa cinque centimetri). La Football Association, dopo le verifiche del caso, diede ragione al club bianco-rosso facendo ripetere la partita e stabilendo una volta per tutte che la sbarra orizzontale dovesse essere posizionata con accuratezza a 8 piedi dal terreno (2 metri e 44 centimetri).

   

Passano 79 anni, siamo in Italia. È il 22 ottobre 1967. Davanti a 80.000 spettatori si gioca al Meazza di San Siro il derby Inter-Milan. Al 78’ minuto, con i padroni di casa in vantaggio 1-0 grazie alla rete di Benitez, Rivera riceve un cross di Golin e calcia al volo colpendo in pieno la traversa. Il pallone rimbalza due volte nei pressi della linea di porta, dentro o fuori? L’arbitro D’Agostini, dopo molte incertezze, assegna il gol, finirà 1-1. Quella traversa colpita da Rivera cambiò il calcio, perché le polemiche post-partita portarono alla nascita della moviola. Ma questa è un’altra storia…        

Di più su questi argomenti: