Foto Epa, via Ansa

in spagna

La rinascita (ora europea) dell'Osasuna è un progetto paziente, autarchico e vincente

Gianluca Losito

La società navarra è riuscita a vincere il ricorso contro l'Uefa (che l'aveva esclusa dalla Conference League per un caso di calcioscommesse risalente al 2013/2014). 

Quando la Uefa, a inizio luglio, ha comunicato all’Osasuna l’esclusione dalla prossima Conference League, la società navarra si è messa subito al lavoro per il ricorso, che ha infine riconosciuto il suo legittimo diritto a partecipare alla terza competizione europea. L’ha fatto più di ogni altro motivo perché non ha accettato di perdere un traguardo frutto di nove anni di meticolosa risalita per responsabilità non riconducibili alla dirigenza in carica.

Facciamo un passo indietro. Nella stagione 2013/14 l’Osasuna, a rischio retrocessione (poi avvenuta), è coinvolto con il Real Betis in un caso di calcioscommesse relativo a due partite, per il quale sono arrivate nel 2020 due condanne a calciatori del Betis e cinque a dirigenti Rojillos dell’epoca. Nel frattempo, però, la squadra di Pamplona cambia guida: nel 2014 i quasi 20mila soci (l’Osasuna è una delle quattro squadre spagnole di proprietà dei tifosi assieme a Real Madrid, Barcelona e Athletic Club) votano quale nuovo presidente l’avvocato Luis Sabalza. Sabalza si trova a gestire una situazione critica: con la società sommersa dai debiti, può solo tirare a campare per qualche anno. L’inizio non è dei migliori: prima il 16esimo posto, col baratro della Segunda B a un punto, poi la fugace risalita in Primera con ritorno immediato in Segunda. Da quel momento l’Osasuna pone le basi per un progetto pluriennale all’insegna della sostenibilità autoctona.

Le parole chiave sono Tajonar 2017. Il progetto, che prende il nome dal centro sportivo dell’Osasuna, ha come obiettivo rimettere al centro il settore giovanile per farne un serbatoio per la prima squadra. Le strategie sono: innovazione tecnologica; struttura professionale all’altezza; metodi di lavoro comuni per ogni squadra dell’accademia; contatto continuo con famiglie e ragazzi, “Comunicación y Coordinación”.

Nel 2021 parte il metodo Tajonar, evoluzione del precedente. Alla guida del comparto giovanile arriva Patxi Puñal, bandiera dell’Osasuna. I pilastri del nuovo progetto si innestano sui precedenti, con l’aggiunta di una creazione di una rete capillare di società satellite e l’utilizzo di big data nel processo di recruiting e analisi. Il successo è certificato dai numeri: l’Osasuna è la sesta squadra nelle principali leghe per percentuale di minuti giocati da elementi della cantera nel 2022/2023, circa il 30 per cento (dati Cies). Tra questi, il capitano David Garcia e Jon Moncayola, fantasista legato al club da un contratto fino al 2031.

Nel 2017 anche la prima squadra trova una strada. Sulla cattedra di direttore sportivo siede Braulio Vázquez (Valencia, Real Valladolid) mentre in panchina, nel 2018, arriva il 40enne Jagoba Arrasate. I risultati arrivano presto: vittoria della Segunda al primo colpo, a cui fanno seguito tre annate di stabilizzazione in Primera. Nell’ultima stagione, il meritato exploit: finale di Copa del Rey (persa 2-1 contro il Real Madrid) e 7° posto in campionato, con il 13esimo monte ingaggi de La Liga (52 milioni di euro), che vale all’Osasuna il ritorno in Europa dopo sedici anni dalla storica semifinale di Coppa Uefa. Arrasate gioca un calcio veloce, anche se un po’ sterile offensivamente: un 4-4-2 che esalta giocatori rapidi come il Chimy Avila o Abde Ezzalzouli (in prestito dal Barcelona), ma anche un attaccante di rapina come Budimir (vecchia conoscenza del calcio italiano).

La vetrina europea darà la possibilità di brillare anche allo stadio di casa, El Sadar, grazie ad un rinnovamento costato 23 milioni di euro. Tra le principali migliorie, l’introduzione di una safe standing area e lo sviluppo verticale degli spalti, per garantire una miglior acustica all’interno dello stadio.

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