(foto d'archivio Ansa)

Il foglio sportivo

Tenerezze, segreti, progetti. L'altra faccia di nonno Ferrari

Caterina Di Terlizzi

Antonella, figlia di Piero, racconta: “Non era burbero come raccontano, mi ha pure fatto guidare a 12 anni e ...”

Ho incominciato a guidare a dodici anni” esclama Antonella, ricordandosi di quando, piccola e con indomabili capelli biondi al vento, sfrecciava con il go-kart regalatole dal nonno, Enzo Ferrari, sul circuito di Fiorano in mezzo al quale, quel mitico nonno aveva uno dei suoi uffici preferiti.   Antonella guidava veloce sulla pista, chi la guardava dai box commentava “ha sangue rosso Ferrari” e dalla tribuna gli occhi attenti e divertiti, scrutavano ogni suo movimento. “Di certo il go-kart non è un regalo da femmina” si diceva in famiglia, ma “la velocità mi piace tuttora” racconta divertita. 

Per Antonella scegliere la sua macchina preferita è difficile “per me non sono solo automobili, ma in una visione surreale è come se avessi una parentela con loro. Io figlia unica, ma in compagnia di sorelle a motore a volte anche in minigonna”. Non quelle provocanti, sopra al ginocchio inventate negli anni settanta da Mary Quant, ma quelle per stabilizzare le macchine di Formula 1 degli anni Settanta e Ottanta, quando correvano a velocità elevatissime sui circuiti. L’auto con cui la signora Ferrari va più d’accordo ultimamente è la nuova Ferrari Purosangue e non gli sportivissimi due posti che hanno fatto la storia della Casa di Maranello “è un grande SUV a quattro porte e con quattro poltrone molto comode, è sicura, va forte e frena benissimo” spiega, affermando però che “la prima macchina che mi salta in mente quando penso alla Scuderia  è la Testa Rossa, per me la più bella, la più grintosa ed elegante, la cavallina graffiante” prodotta dalla casa automobilistica dal 1984 fino al 1996.

 

Sono classici i gusti delle donne di casa Ferrari che vincono anche per la semplicità, inimitabile come la ricetta del cuore di Antonella: “mia nonna Lina Lardi preparava questa pasta profumatissima, condita con dadini di prosciutto crudo e pomodoro… un sapore incredibile” racconta con gli occhi brillanti “è il piatto preferito mio e di mio papà Piero, sono contenta di avere convinto Massimo a farla rivivere”. Antonella si riferisce all’illustre chef modenese Massimo Bottura che ha ricreato questa pietanza per il ristorante al Cavallino che si trova proprio di fronte alla Scuderia, a pochi chilometri dal circuito.

L’atmosfera si fa nostalgica “mio nonno Enzo era conosciuto per il carattere asciutto, lo descrivevano come un uomo burbero, ma in famiglia era tenero” sospira Antonella. Il lato morbido del Drake, come i giornali lo battezzarono, si scioglieva solo davanti ai profondissimi occhi castani dell’unica nipotina Antonella, la sua bambolina amatissima che siede per la prima volta sul cofano di una Ferrari ‘Dino’ a sei mesi durante i primi anni Settanta. “Mi ricordo ancora con emozione quando dissi a mio nonno che ero in attesa di un maschietto e che lo avrei chiamato come lui. Mi guardò in silenzio con gli occhi penetranti e disse “fai bene, Enzo è un nome breve”. Sapevo che era emozionato e orgoglioso, ma era restio a dimostrarlo” poche parole, tanto cuore. 

Come allora nella famiglia Ferrari niente illusioni, tutto deve essere vero, onesto e rigoroso. Decisioni immediate, non meditate “Ho ereditato da mio nonno Enzo la tempestività decisionale, quando devo scegliere so subito la risposta da dare” racconta Antonella “La strada della vita, non aspetta rettilinei e curve a gomito da percorrere, bisogna premere sull’acceleratore per lasciare alle spalle i dubbi”. L’influenza di nonno Enzo su Antonella è fondamentale “è mancato nell’agosto del 1988, avevo vent’anni. Tutta la mia infanzia, adolescenza e giovinezza l’ho passata con lui”. 

Prendo le decisioni in un attimo, con coraggio e sono così anche i miei figli, Enzo che porta il nome del bisnonno e Piero che si chiama come mio padre” dice mamma Antonella e ricorda: “Enzo, il mio primogenito, assomiglia più al bisnonno, è un decisionista. Il secondogenito Piero invece assomiglia a mio padre, entrambi ordinati e organizzati”.

“Eredità dei tratti del carattere dei figli: programmano tutto, sono precisi, attenti nei dettagli, puntuali, rispettosi nei confronti del prossimo, a volte severi, ma mai come me…” eh sì perché Antonella Ferrari è avvocato e professoressa di diritto all’università di Modena da più di vent’anni “Appena laureata avevo pensato di non lavorare subito in Ferrari perché mi sembrava… non mi piaceva la questione del nepotismo e magari essere mal vista dai colleghi per il mio cognome. Ho così incominciato la carriera da insegnante, ho fatto tutto con le mie forze senza farmi aprire le porte da papà o dal nonno”.

Oltre all’importanza dello studio approfondito, Antonella  trasmette ai figli il valore della riservatezza e della semplicità, perché, nonostante la fortuna di appartenere a una famiglia celebre, “bisogna sempre preservare la normalità, senza strafare ed avere troppe pretese”, difatti Antonella non ha social network “né Instagram, né Twitter e neanche Facebook, solo whatsapp per comunicare con i miei cari, sono completamente fuori dai social perché non mi piace mettermi in mostra, mi esibisco raramente”. Raggiungere Antonella è difficile, ma può capitare di incontrarla insieme alla sua famiglia nel paddock Ferrari di Montecarlo, Abu Dhabi, Imola o Las Vegas e c’è stupore nel vederli assistere ai Gran Premi. Non si comportano da protagonisti assoluti, ma come una famiglia normale, non si festeggia sfacciatamente quando un rivale esce di pista o rompe un motore e si gioisce con moderazione “solo quando si taglia il traguardo e si sa di aver vinto, così ha insegnato a tutti nonno Enzo”. 

Le cicale fanno da musiciste e Antonella Ferrari si racconta guardando il mare più azzurro dalla sua casa di Capri, su una costa magica della piccola isola. Lontana dagli impegni sociali, legge lo storico Valerio Massimo Manfredi, l’autrice inglese Philippa Gregory, le biografie storiche dei grandi e chiacchiera spensierata con Raffaella, la sua amica più cara piena di ricci e sorrisi, con cui condivide tutto, dagli appunti scambiati all’università, alle cose della vita di oggi, nel 2023. Riaffiorano così ricordi dettagliati perché Antonella si distingue anche per la precisione della sua memoria.

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