Szymon Marciniak (Ansa) 

Il Foglio sportivo - That win the best

L'arbitro Marciniak dirigerà la finale di Champions nonostante il pasticcio della Uefa

Jack O'Malley

La sua presenza a Istanbul era stata messo a rischio perché il polacco era stato visto alla manifestazione di un partito di estrema destra. Ma è o non è uno dei migliori del mondo? Ha diretto bene o no la finale del Mondiale in Qatar? Se la risposta è sì, di che cavolo stiamo parlando

Nel weekend del derby di Manchester in finale di FA Cup ho preparato una scorta di birra e brandy per vedere più lucidamente se è vero che lo United non ha speranza contro un City ormai perfetto, lanciato verso un treble storico e soprattutto la vittoria della finale di Champions League contro l’Inter. So però che, per quanto alcol possa ingerire, non sarò mai così ubriaco come la giustizia sportiva italiana, capace di un capolavoro nonsense prima penalizzando la Juventus per un reato meno dimostrabile del sesso degli angeli e poi – terrorizzata da un ricorso che avrebbe ribaltato tutto – dando alla società bianconera una pacca sulla spalla per una serie di reati dimostrabili e dimostrati ben più gravi. Contenti loro, scontenti tutti.

“Aspettiamo la decisione della Uefa”, dicono i più avveduti. Quale Uefa, quella che ha messo in discussione la direzione di gara della finale di Champions da parte del polacco Marciniak perché è stato visto alla manifestazione di un partito di destra? È o non è uno degli arbitri migliori del mondo? Ha diretto bene o no la finale del Mondiale in Qatar lo scorso dicembre? Se la risposta è sì, di che cavolo stiamo parlando? Davvero per arbitrare una finale europea bisogna essere iscritti al Labour o al Pd? Fatela dirigere a Elly Schlein ‘sta partita e siamo a posto. 

 

Così magari la smettiamo con la stucchevole polemica sui diritti tv dei Mondiali femminili. Polemica che riassumo a vantaggio di chi se la fosse persa perché aveva cose più importanti da fare (che no so: grattarsi, bere champagne e mangiare formaggio, litigare per dei banner pubblicitari). Da anni ci frantumano le palle su quanto è bello il calcio giocato dalle donne: opinione rispettabile, ma generalmente pompata dai media che in nome della parità di genere e del politicamente corretto devono fingere di esaltarsi per partite che sembrano la moviola di un campionato giovanile. Le ragazze che giocano a calcio devono essere trattate da professioniste, assolutamente, ma da qui a venderci le loro partite come se fossero uguali a quelle giocate dai maschi ce ne passa. Il problema è che non si può dire, pena l’accusa di misogninia, boomerismo e ovviamente fascismo.

Solo che dopo anni passati a dirci che il valore del calcio femminile è pari a quello del calcio maschile arriva quel cattivone del Mercato, sotto forma di offerte per i diritti televisivi: offerte duecento volte inferiori a quelle fatte per i Mondiali in Qatar per intenderci. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, noto per la sua sensibilità al soldo più che ai diritti, si è infuriato: “Siamo convinti che la copertura mediatica della Coppa del mondo femminile sia decisiva per migliorare la visibilità globale dello sport femminile nei nostri paesi europei”, ha detto. Insomma: dateci molti più soldi di quelli che questa competizione vale come gesto di carità per migliorarne la visibilità. Peccato che non funzioni così, e che questa storia dica una volta per tutte che il calcio femminile ha certamente una sua dignità e le ragazze devono poterlo praticare sempre di più, ma fondamentalmente non frega un cazzo a nessuno. Cheers (e un pensiero a Mou, anche se ha perso il tocco magico in finale e ha superato la soglia di lamentela sugli arbitri consentita dalle Nazioni Unite). 

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