20a tappa: Tarvisio-Monte Lussari

Giro d'Italia. Primoz Roglic si è vestito di rosa

Giovanni Battistuzzi

La cronoscalata ribalta il Giro. Thomas perde 40 secondi, 14 in più di quelli che doveva difendere. "Sei stato meglio di me", ha detto il gallese allo sloveno

Superato il traguardo della ventesima tappa del Giro d’Italia, gli occhi di Geraint Thomas erano rivolti verso il suolo, perché sconsolati e l’amarezza è pesante e fa colare tutto in basso. Geraint Thomas aveva appena superato la linea d’arrivo con un ritardo di 40 secondi da Primoz Roglic. Aveva perso la maglia rosa. Primoz Roglic stava vedendo gli ultimi metri del rivale da uno schermo, al ventiseiesimo secondo di ritardo di Thomas, le sue gambe hanno iniziato a flettersi, centimetro su centimetro, secondo dopo secondo. Si è ritrovato a terra, con un asciugamano tra le mani, sulla faccia, ad asciugarsi sudore, quella bava che ne ha accompagnato le ultime centinaia di metri, forse qualcos'altro. S'è ritrovato a terra incerto se essere commosso o stracontento. Senz’altro la seconda, non può essere altrimenti. Però in quel momento la sua espressione non aveva deciso che fare, quale strada percorrere. Poi il sorriso, il suo solito sorriso, fine, mai sguaiato.

Geraint Thomas ha ripreso fiato, ha guardato il Monte Lussari, s’è morso le labbra. Poi, minuti dopo, è andato a complimentarsi con Primoz Roglic: "Sei stato meglio di me". Lo sloveno l’ha guardato con l’empatia di chi sa benissimo cosa si prova in questi momenti. In una cronoscalata, quella che conduceva in cima alla Planche des Belles Filles, Tadej Pogacar ribaltò un Tour de France che Roglic sapeva di poter vincere. In una cronoscalata, quella al Monte Lussari, Primoz Roglic ha ribaltato un Giro d’Italia che Thomas sapeva di poter vincere. Le sberle prese non si dimenticano, tornano fuori, in un modo o nell’altro. Nulla si equilibra, non c’è vittoria in recupero che cancella una vittoria che non è arrivata. Non accadrà nemmeno a Geraint Thomas e non solo per limiti d’età: sarebbe stata una bella vittoria un Giro a 37 anni, c’era mai riuscito nessuno. Gli è andata male per 14 secondi. Tre in più di quelli che separarono Fiorenzo Magni e Ezio Cecchi nel 1948. La pax ciclistica dell’ultima tappa è una regola non scritta, difficile che vada diversamente domani a Roma.

“È bellissimo”, “è stata una gran lotta”, “serviva essere positivi”, ha detto Primoz Roglic con addosso la maglia rosa. È servito essere positivi quando una cambiata sbagliata nel momento sbagliato – una buca – ha fatto scendere la catena. Primoz Roglic è sceso di sella, l’ha rimessa in sede, ha aspettato la spinta, è tornato a pedalare più convinto di prima. Dopo il traguardo ha ammesso di aver sbagliato. Non era facile dirlo, è sempre più facile dire non è colpa mia. Ci vuole gran serenità per ammettere di aver rischiato di non vincere a causa di un errore. È un bel tipo Primoz Roglic. Aveva una voglia matta di spaccare il mondo a inizio anno, stava quasi spaccando un cambio per spaccare il Giro.

 

L'ordine d'arrivo della 20a tappa del Giro d'Italia 2023

Results powered by FirstCycling.com