Luca Brecel in azione (foto di Zac Goodwin per Ap, via LaPresse)

biliardo

Tra tavoli verdi, sbronze e palle in buca. L'ascesa di Luca Brecel nello snooker

Giorgio Burreddu

L'italo belga è diventato campione del mondo battendo tutti, anche Ronnie O'Sullivan. Una passione "nata in sala giochi in Italia". "Prima del torneo, facevo festa e andavo a letto tardi, alle 6 o alle 7 del mattino, giocando a Fifa con i miei amici”

E mentre tutti parlano e sparlano dell’attaccante finlandese del Venezia Joel Pohjanpalo e di quella sua chiara fresca dolce birra sgolata a bordo campo, toh, ecco che viene fuori un italo-belga campione di snooker. E’ Luca Brecel, detto “The Belgian Bullet”, diventato campione del mondo battendo tutti: lui (sì, proprio lui) “The Rocket” Ronnie O’Sullivan, ma anche Mark Williams e in finale Mark Selby. Luca, insomma, se li è bevuti tutti. Compresi i luoghi comuni, il galateo, gli slogan. E le sbronze. Come quella prima dei quarti di finale. "Dopo aver battuto Williams, sono tornato a casa alle 7 del mattino e sono uscito con gli amici la sera fino alle 5 o alle 6 del mattino. Ero completamente ubriaco. Il giorno dopo ho dovuto riprendere la macchina per i quarti di finale, quindi è stata una partita un po’ particolare". Alla fine è andata bene. Luca ha sconfitto Selby 18-15, allungando nella terza sessione. Adesso salirà al numero 2 della classifica mondiale.

 

Quella di Luca è però principalmente una storia di passione, e la sua è tutta per lo snooker. "La prima volta che ho giocato a biliardo è stata proprio in Italia, durante una vacanza in Sardegna con la mia famiglia. Mio padre mi portò in una sala giochi. Lì si è subito accorto che avevo una certa predisposizione per il gioco. Come spesso capita tutto è iniziato per divertimento, poi le cose sono diventate un po’ più serie". Figlio di Carlo e Mirella, italiani emigrati in Belgio, Luca ha sempre ricevuto il supporto della sua famiglia. Cresciuto a Dilsen-Stokkem, una sorella (Jessica), sangue freddo e voglia di vincere (con rispetto, però). "Sono abbastanza bravo sotto pressione, lo sono sempre stato. Spero di vincere, ma se mi battono sono molto felice per i miei avversari". A 9 anni Luca faceva già sul serio. A 16 era già professionista. Oggi che ne ha 27, Brecel è una star di questo sport esploso in Belgio già negli anni Settanta. Nelle Fiandre è super seguito nonostante la tradizione della carambola a tre sponde. Il boom dello snooker poi è dilagato. Negli anni Ottanta, per esempio, ha trovato terreno fertile nel Regno Unito. E dieci anni dopo o poco più c’è stata l’esplosione definitiva, con il numero di club e tavoli che è cresciuto esponenzialmente.

  

E adesso? Brecel è convinto che lo snooker "dilagherà". Non è facile credergli, visto che lui è il quarto vincitore non britannico al Crucible Theatre nella storia. "Il mio sogno si è avverato, questo è il momento più bello della mia vita". In Italia, però, i numeri crescono. Dal 24 maggio (fino al 28) a Torino si giocheranno anche le finali del campionato Italiano. E’ l’ottavo nella storia di questa disciplina, il futuro è tutto da scrivere. E la strada è ancora molto lunga. Altra storia nel Regno Unito, che vede questo sport in un’altra ottica. Non è un caso che Brecel, belga, abbia ricevuto enormi elogi dalla stampa britannica: "Fino ad ora, Leandro Trossard era l'export più noto di Maasmechelen, ma ora il Belgio ha una nuova rock star. Luca Brecel non è un classico campione di biliardo" (The Guardian). Beh, classico classico effettivamente forse no. "Prima del torneo, facevo festa e andavo a letto tardi, alle 6 o alle 7 del mattino, giocando a Fifa con i miei amici”, ha detto. Ci piace così.

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