Foto di Sergio Ruiz per PRESSIN, via LaPresse

in campo per sei anni e nove mesi

Anche Inaki Williams si è preso una "pausa"

Francesco Gottardi

Sono passati 2.478 giorni, e 251 partite della Liga, dal 17 aprile 2016, dall'ultima volta che l'attaccante dell’Athletic Bilbao aveva saltato una partita. La settimana scorsa in Copa del Rey è arrivato un sovraccarico muscolare e questa domenica la sua striscia infinita è terminata

L'ultima volta che Iñaki Williams aveva saltato una partita di Liga, quella stessa domenica segnava Francesco Totti e gli italiani votavano il referendum sulle trivelle. La Spagna era campione d'Europa in carica. Alla Casa Bianca risiedeva Obama. Apple aveva appena lanciato gli Airpods.

 

Sono passati sei anni e nove mesi da quel 17 aprile 2016: 2.478 giorni, o 251 partite del campionato spagnolo. Tutte, ininterrottamente disputate dall’inossidabile attaccante dell’Athletic Bilbao. Un primato “al di là di ogni logica”, parola di medici e fisioterapisti, soprattutto considerati i forsennati calendari del calcio di oggi. Alla fine però, la settimana scorsa in Copa del Rey il sovraccarico muscolare è arrivato. E Iñaki Williams non ha potuto scendere in campo domenica contro il Celta Vigo, mettendo fine a una striscia impressionante. “Mentirei”, raccontava lui, “se dicessi di aver giocato ogni volta senza dolori o infiltrazioni”. Ma finora l'aveva sempre fatto.

 

Ironia della sorte, l'ultramaratona del classe '94 era iniziata con Ernesto Valverde in panchina e con Valverde è finita. “Era destino”, sorride l'allenatore, che dal 2017 al 2020 aveva guidato il Barça per poi tornare a Bilbao. “Ma prima o poi doveva succedere: il ragazzo ha accusato un piccolo risentimento e non volevo forzarlo. Che senso avrebbe avuto?”.

  

È la cosa più normale del mondo saltare un match giocando ogni tre giorni. Ma Williams l'aveva resa straordinaria, ancor più per le sue caratteristiche tecniche: sia fondista che sprinter, motorino a tutta fascia, fisicamente dominante. E piuttosto incline ai record: oltre a quello di durata, il numero 9 dell'Athletic (con cui ha sempre giocato sin dai 19 anni) era il giocatore più veloce della Liga già nel 2015 (36 km/h in scatto) e il primo di etnia africana a militare e segnare per la squadra basca.

 

Sei anni fa, all'inizio delle famose 251 partite, aveva debuttato con la Nazionale spagnola. Ma soltanto in amichevole. E alla fine Iñaki ha scelto di rappresentare il Ghana, con cui ha preso parte agli ultimi Mondiali in Qatar. “In onore del nonno”, mentre il fratello minore Nico, oggi anche lui all'Athletic, a Doha faceva parte delle furie rosse di Luis Enrique.

 

Sono le due facce di una storia famigliare travagliata, che al di là di ogni retorica ha permesso agli immigrati di seconda generazione di iniziare a far parte delle rigide e rinomate giovanili dell'Athletic. “Da piccolo ero il nero della cantera”, dice Iñaki. “Oggi finalmente vedo un vivaio cosmopolita”, accomunato dalla cultura basca più che dalle origini di sangue. E i Williams hanno tracciato la via: la mamma di Iñaki era incinta quando viaggiò per il Sahara verso Melilla, territorio spagnolo in nord Africa. Lì dovette raccontare di provenire dalla Liberia (dove all'epoca c'era la guerra, a differenza dal Ghana), per venire accolta come profuga insieme al marito. La coppia finì così a Bilbao e chiamò il nascituro come il prete che li aveva aiutati a integrarsi nella comunità. Con tanto di maglia dell'Athletic, mentre il bambino cresceva per le calli di Casco Viejo. “Se il mio corpo resiste così a lungo è questione di fortuna, tanto allenamento e un po' di genetica”. In effetti, rispetto alla traversata del deserto, 251 partite di fila sembrano perfino una banalità.

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