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qatar 2022 - facce da mondiale

Takefusa Kubo si è perso il presente

Andrea Romano

Quello in Qatar doveva essere il Mondiale della sua consacrazione. Ha preso però una piega imprevista, come del resto la sua carriera da predestinato

A forza di sentirsi ripetere che sarebbe stato l’uomo del domani Takefusa Kubo ha smesso di sentirsi a suo agio nel presente. Perché poco a poco la sua vita ha assunto le sembianze della rincorsa, della sfida epica per rendere prossimo un futuro che rischiava di diventare remoto. A dieci anni il ragazzo di Kawasaki era già considerato il talento più puro del calcio giapponese. Ma ora quello che doveva essere il Mondiale dell’ostensione del suo genio ha preso una piega imprevista. In Qatar Kubo è stato schierato titolare contro Germania e Spagna. Due partite, due sostituzioni alla fine del primo tempo, due vittorie in rimonta dei Samurai. Entrambe arrivate quando Takefusa era negli spogliatoi già da un pezzo. Due indizi che non fanno una prova. Perché l’esclusione jolly offensivo della Real Sociedad nella sconfitta contro la Costa Rica ha fatto infuriare i tifosi, che hanno rimproverato poco coraggio al ct Hajime Moriyasu.

 

D’altra parte Takefusa è un’entità in bilico fra il calciatore e il sentimento. Le sue giocate sono così preziose da apparire delicate e fragili, ma sanno anche essere taglienti. La sua estetica si esprime in una frazione di secondo. Stop elegante, dribbling secco che elude il primo avversario, scarico sulla corsa dei compagni o, in alternativa, avanzata palla al piede verso la trequarti avversaria. Vederlo toccare il pallone significa prendere parte a un atto di fede, accettare il rischio chele proprie aspettative possano scoppiare come una bolla di sapone o trasformarsi in qualcosa di luminoso.

 

I primi a restare impressionati dal suo talento sono stati i dirigenti del Barcellona. Nel 2011, a dieci anni, Kubo supera una serie di provini nella scuola calcio del Barça a Yokohama. Così partecipa a un torneo in Belgio con tutto il settore giovanile blaugrana. Appena tocca il pallone dirigenti del club hanno un folgorazione. Il ragazzo va preso subito. E anche a qualsiasi costo. Il problema è che la Masia non accetta giocatori al di sotto dei 13 anni. Così Guillermo Amor, figura apicale delle giovanili, decide di fare un’eccezione. "Il suo modo di giocare ricordava troppo da vicino quello di Messi", spiega Mundo Deportivo. Sembra l’alba di una nuova era, ma il tramonto arriverà molto presto. Poco dopo il Barcellona finisce sotto inchiesta per aver violato le norme Fifa sull’ingaggio dei giovani calciatori. Per due anni Kubo si allena con i compagni ma non può essere schierato dal club nelle partite ufficiali. Restare significherebbe mettere a repentaglio la propria carriera. Così a quindici anni il giapponese rende omaggio alla Catalogna e torna casa, nel Tokyo Fc. Giovanili, Under 23, massima serie. Il rapporto con il Barcellona non raffredda. Il club lo tiene d’occhio e lo chiama di tanto in tanto. Secondo Mundo. Óscar Hernández, ex tecnico della cantera che ha mantenuto i contatti con il giocatore, annuncia ai giornali: "Il suo obiettivo e la sua ambizione è giocare nel Barcellona. Lo stesso vale per la sua famiglia. Pensano solo a come tornare qui. Non prendono neanche in considerazione le altre proposte importanti che sono arrivate". Gira voce che Paris Saint-Germain e Chelsea abbiano chiesto informazioni, ma che il giocatore abbia rifiutato ogni trasferimento.

 

Poi però la situazione si ribalta nel 2019. Il Real Madrid annuncia di aver acquistato Kubo per un paio di milioni. Giocherà prima con la seconda squadra, poi nella stagione successiva verrà aggregato alla prima. "Sono molto contento di far parte del miglior club del mondo", dice durante la sua presentazione alla Casa Blanca. È un’operazione che ha il sapore del tradimento. Charly Rexach, totem blaugrana, si dice "disgustato" dal fatto che il ragazzo sia finito ai rivali. Josep Maria Bartomeu, il presidente del club, spiega di aver chiesto alla Fifa di cambiare le norme sull’ingaggio dei calciatori Under 18. Il Real lo acquista e lo gira subito in prestito: Maiorca, Villarreal, Getafe e ancora Maiorca. Fino alla scorsa estate, quando Kubo passa a titolo definitivo alla Real Sociedad. Il talento più puro del Giappone ha vestito le maglie di Barcellona e Real Madrid. Senza mai giocare neanche un minuto in prima squadra. Un paradosso, proprio come quello che sta vivendo ora in Qatar. E ora, contro la Croazia, spera davvero di poter trasformare il futuro in presente.