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Qatar 2022

L'incontro di Giappone e Croazia nelle poesie di Sop

Davide Ferrari

Il poeta croato nelle sue opere sintetizza perfettamente il percorso del Giappone in Qatar. Modric cerca di prolungare il suo ultimo Mondiale

Quella tra Giappone e Croazia sarà una bella partita. Non c’è dubbio. Se i croati vice-campioni del mondo non sono certo una sorpresa, i giapponesi hanno lasciato tutti a bocca aperta col capolavoro di chiudere il proprio girone al primo posto. Miracolo, miracolo! verrebbe da dire prendendo in prestito il titolo di una poesia del poeta croato Nikola Šop (1904-1982) che sintetizza perfettamente il percorso del Giappone in Qatar. Il primo verso dice così: Inclinati osserviamo / la notte capovolta. Che è più o meno quello che devono aver pensato tedeschi e spagnoli dopo aver affrontato i samurai giapponesi. Gerarchie stravolte insomma. Chi l’avrebbe mai detto? Ora i ragazzi di Hajime Moriyasu hanno molto da guadagnare perché non hanno nulla da perdere. Sembra di sentire l’eco della sua voce che, con le parole di Šop, incita i giocatori nello spogliatoio: Ciò che prima era sopra di noi, nel cielo / infinito, in alto, / ora sotto di noi profondamente si snoda, / si muove, oscilla. / Ormai, non ci sovrasta più nulla. / Dimenticammo le nuvole, i venti, le piogge. / Degli spazi capovolti qui si innalza la cima. / Non siamo forse a noi stessi / noi stessi fiato.

 

Šop ha in comune con i giapponesi molto più di quanto si possa pensare. Dopo essersi trasferito a Belgrado da giovanissimo e aver conseguito la laurea in filologia classica, nel 1941 subisce il trauma del primo bombardamento tedesco. Per salvarsi tenta il tutto per tutto: si butta da una finestra del secondo piano dell’edificio in cui si trova. Vive. Ma a causa delle ferite riportate resterà immobilizzato a letto per il resto della vita. Da quella disgrazia l’autore comincia un nuovo percorso umano e letterario che lo porterà a diventare il più grande poeta metafisico croato e uno dei più importanti di tutta la letteratura europea. Da una fiduciosa religiosità d’ispirazione francescana, la sua poesia si espande verso dimensioni cosmiche insospettabili, in continua tensione verso l’assoluto, ricerca che lo porterà a misurarsi con la filosofia, la teologia e persino con l’astrofisica.

   

L’atteggiamento di Šop riprende quel concetto Zen racchiuso nel termine “gaman” che significa sopportare, pazientare. Ma c’è di più: il poeta non ha subito passivamente ciò che gli è capitato. Con la poesia (che deriva dal verbo greco poiéo, fare) ha innescato un movimento attivo. Lo stesso riassunto da un verbo che incarna pienamente lo spirito giapponese, ganbaru, il cui significato può essere sintetizzato con “fare del proprio meglio” e anche più del proprio meglio. La parola enfatizza il “sopportare con coraggio le difficoltà”. Significa “impegnare tutto se stesso in un obiettivo per portarlo a termine”. Non a caso “Gambaro Kobe” fu lo slogan-augurio usato per incoraggiare le persone che cercavano di ricostruire la propria vita e la città dopo il terremoto di Kobe del 1995.

   

Il calcio è certamente tutt’altra cosa. Ma gli epigoni di Holly e Benji stanno regalando ai propri connazionali emozioni così autentiche che siamo sicuri resteranno nell’animo dei tifosi per lungo tempo. Perché un conto è vincere la coppa d’Asia (4 volte) o arrivare secondi nella Confederations Cup, un altro è arrivare primi in un girone mondiale con due super-potenze del calcio europeo.

   

Se le premesse saranno rispettate, stasera vedremo due squadre sfidarsi a viso aperto. Alcuni degli eroi croati dell’ultima finale mondiale sono andati in pensione (Mario Mandžukić su tutti), altri, come Luka Modrić, hanno quattro anni in più nelle gambe ma ancora classe da vendere. Nonostante questo, nell’ultima partita col Belgio dello sprecone Lukaku ci hanno regalato il calcio che ci piace: poca tattica, ribaltamenti di fronte continui, voglia di vincere, qualche legnata e corse forsennate. Quelle che i giapponesi hanno messo in mostra finora e che li hanno fatti sembrare più leggeri degli altri. Tattica tutt’altro che casuale: con la Spagna sono partiti come un diesel ma, una volta innescati, non hanno mollato di un millimetro. Come quello del pallone che, nonostante i soliti malpensanti, il Var ha visto sulla linea e che ha permesso all’arbitro di convalidare la rete della vittoria. 

  

Non sarà facile per nessuna delle due squadre vincere. D’altronde siamo ai Mondiali. E, comunque vada, la cosa più bella sarà avere l’orgoglio di non essersi risparmiati e di aver assaporato ogni secondo in campo. Perché, dopotutto, come scrive il poeta Shuntarō Tanikawa, essere vivi / vuol dire imbattersi in tutte le cose belle / essere vivi essere vivi ora / […] vuol dire poter piangere / poter ridere / potersi arrabbiare / vuol dire libertà. E allora c’è un solo imperativo: ganbare! E che vinca il migliore.

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