Foto Ap, via LaPresse

Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Smarrimento Mondiale

Alessandro Bonan

Il Mondiale è stato presentato come il male, il peccato, la proposizione di un sistema falso, esagerato, in un ambiente artefatto. Poi è iniziato ed è rimasta la nostra passione per il calcio

Quando Messi alza la testa, il mondo alza la testa, e quando tira in porta anche il mondo lo fa. È questa la potenza di un Mondiale, aprire la sua scena a noi e provocare un istinto di emulazione. Cerchiamo di replicare ciò che è impossibile, e allora lo facciamo a parole, discutiamo. Tutto si apre e anche la censura cade. Il Mondiale è stato presentato come il male, il peccato, la proposizione di un sistema falso, esagerato, in un ambiente artefatto. Stadi sproporzionati, libertà negate, aspirazioni interrotte sul più bello, nel mezzo di una stagione continentale fatta di freddo e palline natalizie. E invece, come una neve nel deserto, tutto si è sciolto all’improvviso, dopo un primo tiro a un pallone.

 

La bellezza del calcio sta in questa magica e inspiegabile inevitabilità. Qualcosa rotola, è una palla colorata, fermiamo le nostre menti, i nostri peccati, le nostre miserie, le abitudini, aspirazioni, frustrazioni, le nostre stupide ambizioni, e cominciamo a guardare e a discutere con il sorriso sulle labbra, cercando di fare il verso al Mondiale. Se prima eravamo tristi, adesso siamo fiduciosi, in pieno effetto Papageno, quello che ci induce a tentativi di salvezza sull’orlo del precipizio. E invece di lasciarci cadere, guardiamo il vuoto e torniamo indietro per fermarci al primo spazio utile e buttare giù qualcosa di caldo che ci conforti. La bellezza non consiste solo nel gioco, ma nella conoscenza. Un mix di culture, di modi di essere, una mescolanza di facce, di storie, di incredibili svolte. 

 

L’Italia non c’è, e questo rappresenta per noi una grande occasione mancata, ma ci permette di vivere il Mondiale con il distacco dei giusti e uno spirito critico intelligente. Privi della nostra stessa malattia, il tifo, giudichiamo con dentro tutti i colori dell’arcobaleno, consumando la passione senza la voracità di tutti i giorni, lentamente, gustandone i sapori. Mentre in Qatar si gioca per una supremazia internazionale, in Italia si osserva l’altro mondo in piena bufera Juventus. Bilanci truccati, fatture false, plusvalenze fittizie, questo dice l’accusa. Un’intera famiglia, concentrato di un potere antico e granitico, si divide in due, con una parte che si allontana in cerca di difesa e una che resta in nome del popolo bianconero. È una vicenda molto seria che rischia di portare a effetti domino, come un asso che cade sotto il castello di carte. E mentre ne parliamo, nuovamente incattiviti e stanchi, guardiamo agli sceicchi con un pizzico d’invidia che mai avremmo pensato di poter provare. C’è un profumo nell’aria che ci investe e poi ci inebria. Partiamo alla caccia di quel profumo e ci perdiamo nel deserto. Felici del nostro smarrimento.