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Qatar 2022

Inghilterra-Senegal e il rito ndepp

Davide Ferrari

La Nazionale inglese incontra ai quarti quella guidata da Aliou Cissé. I simboli e i riti di una partita che non è una partita qualsiasi

Nel calcio ricco e globalizzato di cui Qatar 2022 è l’apoteosi, una sfida tra Inghilterra e Senegal ha un fascino molto speciale. Come sempre quando in campo scendono gli outsider. E quest’anno agli ottavi ce ne sono parecchi: dall’Australia alla Corea Del Sud, dal Marocco al Senegal appunto, uniche rappresentanti dell’Africa ancora in gioco. Quando si sfidano Davide e Golia, non so perché, ma mi piace pensare che per un non so quale intervento soprannaturale, sia sempre il più debole a dover prevalere. Ok, in questo caso il “piccolo” Davide è rappresentato da marcantoni di un metro e novanta per 80 chili di muscoli e potenza, ma tant’è: i favoriti sono sicuramente gli inglesi. Anche per la vittoria finale. Intanto la nazionale dei Tre Leoni dovrà battere quelli della Taranga. E ne vedremo delle belle.

 

I giocatori senegalesi conoscono bene il calcio inglese: la maggior parte di loro milita proprio in Inghilterra. Oltre al capitano Kalidou Koulibaly, sono ben dieci i calciatori impegnati in squadre inglesi. Una colonizzazione al contrario verrebbe da dire. Partite come questa saranno sempre simboliche. Inghilterra e Francia, in Senegal, tra il XVII e il XVIII secolo si contesero diversi luoghi: da Gorèe presa dagli inglesi prima e dai francesi poi, a Saint-Louis.

 

Il mio amico Babakar ai tempi dell’Università mi ha riempito di libri e storie della sua terra narrati da autori suoi connazionali. Mi raccontava che nel villaggio di Yoff, in Senegal, è praticato un culto di possessione, lo ndepp, una sorta di avvicinamento misterico alla versione animistica del mondo che, attraverso i segreti delle pratiche tradizionali, "prevede danze liberatorie al suono ossessivo di tamburi, stati di trance convulsiva e abluzioni". Durante i riti può capitare che uno degli spiriti invocati investa lo spettatore occasionale destabilizzandolo nel profondo.

  

Anche il 31 maggio del 2002, ai mondiali di Corea e Giappone, il Senegal disputò una partita dal forte valore simbolico: quella volta con la Francia. Partita senza storia, si diceva. Anche i bleu erano candidati alla vittoria finale. Per intenderci: era la Francia di Djorkaëff, Henry, Treseguet, Vieirà, Thuram, Zidane. Ma le forze imponderabili evocate dalla sfera di cuoio avevano in mente qualcosa di diverso: alla mezzora Djouf scappa sulla sinistra e la mette in mezzo rasoterra. Il portiere Barthez la prende in qualche modo favorendo la zampata da re leone di Papa Boupa Diop che la butta dentro. In quel momento il mondo fu spettatore di un rituale nei pressi della bandierina del corner dove il giocatore adagiò la propria maglia col numero 19 a terra come una reliquia per poi avviare un rito tribale straordinario, iconico, inimmaginabile. Il risultato non cambiò e il Senegal approdò ai quarti di finale entusiasmando il mondo del calcio e raccogliendo la simpatia e l’ammirazione dei tifosi ad ogni latitudine.

  

La memoria di quella partita dovrebbe far tremare gli inglesi. Certamente insieme allo ndepp. Perché, al di là della logica, mi piace pensare che quel 19 scritto a pennarello da Koulibaly sulla sua fascia di capitano nella partita contro l’Ecuador, non fosse solo un omaggio nei confronti dell’eroe di un popolo arresosi alla Sla a 42 anni proprio il 29 novembre del 2020, ma un modo per evocarne lo spirito guerriero e il sostegno. Insieme a quello di Bruno Metzu, l’allenatore di quella storica squadra morto nel 2013 a 59 anni, che sono sicuro sosterrà i suoi leoni.

  

Il povero Sadio Mané invece, infortunato, purtroppo non potrà neanche provare a scagliare il sasso dalla fionda dei propri piedi. Me lo vedo recitare le parole del più grande poeta africano (e presidente del Senegal per due decenni) Léopold Sédar Senghor guardando i compagni da lontano, in fondo al suo cannocchiale come si guardano i pescatori con la rete / i pescatori che cantano insieme, si muovono ritmati / paralleli e asimmetrici, […] nel mare prodigioso, dove fioriscono tutti i pesci. // […] i loro muscoli tesi sono ritmati: belli come statue di basalto. / Al gioco dei muscoli nella gioia, nelle gambe nei petti / Che ardano pure passioni, fuoco di sterpi a notte / /Nella trasparente bellezza dei corpi d'ambra di bronzo cupo, / dei cuori di muschio.

 

Nonostante si pensi che nel rito ndepp la pelle bianca sia naturalmente meno vulnerabile alle influenze dei più pericolosi spiriti africani, si sa che la cosa è già accaduta a non pochi occidentali. Chissà che non succeda di nuovo.