Dialoghi mondiali/11

La dignitosa sconfitta iraniana e il ritorno dell'euforia Argentina

Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore

Abbiamo i primi due ottavi: Olanda-Stati Uniti e Senegal-Inghilterra. Oggi la Polonia sfida la squadra di Messi: i due team che hanno espresso il calcio più straziante della prima metà di Mondiale. Molto dipenderà anche da ciò che succede in Messico-Arabia. C'è anche Francia-Tunisia, una partita che somiglia a un derby

“Dialoghi mondiali” accompagnerà ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.


 

Giuseppe. Fulvio, abbiamo i primi due ottavi: Olanda-Stati Uniti e Senegal-Inghilterra. Tre continenti su quattro, grande varietà di stili, di storie e di temi. Direi che, almeno per i primi due gruppi, nessuna sorpresa: sono passate le quattro squadre più forti. E occhio al tabellone semi-autostradale dell'Olanda, specialmente se l'Argentina dovesse arrivare seconda nel gruppo C.

 

Fulvio. Alla fine sì, non sono sorpreso. Non troppo, almeno. E tre partite sono bastate anche per riequilibrare il torneo di tutti, persino dell’>Iran che è stato eliminato, ma in modo dignitoso. Le vedremo nel weekend, ne ho vissuto di peggiori in vita mia.

 

Giuseppe. La montagna di temi extracalcistici in Iran-Stati Uniti ha partorito una specie di topolino, in cui gli Usa hanno dominato il primo tempo, con l'unico torto di aver segnato un solo gol con l'ottimo Pulisic: uscito lui si è spenta la luce e sono affiorati umanissimi timori di farsi sfuggire la qualificazione. L'Iran ha iniziato a giocare negli ultimi 20 minuti, memore del grandissimo finale contro il Galles, ma ha semplicemente affastellato lanci lunghi senz'alcuna idea credibile. Una partita mediocre vinta dalla squadra migliore.

 

Fulvio. Certo, se è vero (e non ho motivo di dubitare) quello che ha detto la Cnn non dev’essere facile giocare quando qualcuno viene a dirti “se non vi comportiate bene in campo tortureremo le vostre famiglie” e sapendo di essere controllati in qualche modo. Quindi l’Iran un po’ lo capisco, ma ha comunque restituito un valore al suo Mondiale, che poteva essere disastroso dopo l’inizio. Pulisic, che ha fatto un bel gol anche un po’ sacrificando cose care (infatti è uscito), è uno degli esempi del calcio americano in crescita, però ancora troppo poco. Ah, lo chiamano - ma non sempre seriamente - “il Lebron James del soccer” per via di una foto che tempo fa Lebron pubblicò sui social indossando la maglia proprio di Pulisic.

L’unica bella notizia per l’Iran è che hanno liberato, su cauzione, Voria Ghafouri. Almeno.

 

Giuseppe. Invece l'Inghilterra ha disposto come ha voluto dell'impresentabile Galles, decisamente la peggior squadra europea del torneo, senza nemmeno un briciolo di vis britannica per provare a giocarsela: i Dragoni sono stati lasciati a piedi da Bale e Ramsey, i loro unici giocatori di livello, giunti in Qatar con attitudine da pensionati. Southgate ha finalmente sciolto le briglie al cavallino Foden, venendone ampiamente ripagato, e adesso avrà un bell'interrogarsi su quali tre giocatori far partire alle spalle di Kane contro il Senegal. Marcus Rashford segna finalmente il primo gol su punizione di Qatar 2022, e poi il gol numero 100 degli inglesi ai Mondiali: è un ragazzo di vedute molto ampie che vanno ben oltre il rettangolo di gioco, affronta questo torneo con il peso di uno dei tre errori che è costato l'Europeo alla sua Nazionale, e insomma mi pare giusto simpatizzare anche un po' con lui.

 

Fulvio. L’idea del gol numero 100 dell’Inghilterra è l’esatta dimensione del disastro del Galles. Quando ho letto che erano a quota 97 prima della partita mi sono detto “vabbè, non sarà per questa volta”. Invece eccoli. L’immagine invece di cosa aspetta i gallesi è fornita dal campo: uscito Bale, anche se quel che ne rimane, sono crollati. Temo sarà così perché non mi pare ci sia un ricambio a una nazionale invecchiata nei suoi simboli. L’Inghilterra arriva gasata agli ottavi, ha segnato molto, ma diciamo che non ha trovato proprio degli avversari eroici.

 

Giuseppe. Oggi tocca di nuovo a Messi e a quei dieci compagni di ventura che indossano trascurabilmente la sua stessa maglia. Polonia-Argentina ha un respiro anni '70 ed è soprattutto la partita tra due delle squadre che hanno espresso il calcio più straziante della prima metà di Mondiale: potrebbe uscirne un match terribile, oppure sorprendentemente carico, o più probabilmente entrambe le cose. Si dà per scontato che dopo il 2-0 al Messico l'Argentina sia uscita dalla buca, e ne sono convinto anch'io: ma la Polonia ha i mezzi per ingolfare la già faticosa manovra dell'Albiceleste e ripartire in velocità. Penso che Scaloni non possa più rimandare l'impiego dal primo minuto di Enzo Fernandez, unico barlume di leggerezza nel centrocampo argentino piombato al suolo dall'usura e dalla tensione. Ma molto dipenderà anche da ciò che succede in Messico-Arabia.

  

Fulvio. Messi, in questi giorni, ha usato una parola bellissima: euforia. Ed è estremamente significativa, perché è davvero l’aria che si percepisce intorno all’Argentina. L’idea è che la squadra è tornata, esiste e lotta. Addirittura con un surplus: la consapevolezza che non basta il nome per vincere. Quella con l’Arabia Saudita può essere stata proprio per questo una di quelle sconfitte che aiutano, e poi Messi mi sembra libero mentalmente, ovvero in grado di trascinare, cosa che fino a qualche anno fa non sembrava sempre possibile. È come se il Psg lo tenga più agganciato alla Nazionale, mentre il Barcellona più al club. E poi c’è una molla motivazionale: all’orecchio di Messi è arrivato che i tifosi del Brasile per le strade di Doha cantavano, sulle note di Bella Ciao, “Messi Tchao”, per salutare la sua partecipazione al Mondiale. E lui sa reagire.

 

Giuseppe. Ma che succederebbe se la scatenata Arabia andasse subito in vantaggio sul Messico, mettendo di nuovo un barile di pressione sulle spalle di ogni argentino? Oltretutto ti segnalo che, in caso di non implausibile doppio 2-0 dell'Argentina sulla Polonia e del Messico sull'Arabia Saudita, la seconda qualificata del Gruppo C verrebbe decisa dal conto dei cartellini gialli: al momento siamo 6-4 per il Messico. E se si arrivasse pari anche lì? Ah, saperlo...

 

Fulvio. L’Arabia Saudita è nel momento in cui deve decidere da che parte stare. È fuori dubbio che sia tra le squadre più organizzate del torneo, ma il confine che passa tra il saper stare in campo perché hai un allenatore ossessivo e l’essere protagonista al Mondiale è quello che si misura quando le partite salgono di importanza, quando serve il risultato davvero e non giochi con la leggerezza di chi non ha niente da perdere. Diciamo che stasera prima di cena (se sei meridionale) o a ora di cena (se sei settentrionale) possiamo divertirci un bel po’, sempre dividendoci tra due schermi, ma questo ci tocca in questi giorni. E ci sono sacrifici peggiori, direi. Intanto, va avanti il Senegal.

  

Giuseppe. Sono felicissimo del ritorno agli ottavi dei Leoni della Teranga, vent'anni dopo quella mitologica squadra allenata da Bruno Metsu, di cui Aliou Cissé era capitano. Storie che s'intrecciano, se è vero che il capitano di oggi, Kalidou Koulibaly, indossava una fascia con su scritto a pennarello il numero 19, omaggio a Papa Bouba Diop, eroe di quel Senegal con tre gol in tre partite di girone, scomparso di SLA due anni fa. La partita è stata nervosa com'era nell'ordine delle cose, a strappi, con gravi distrazioni su calcio piazzato da entrambe le difese, ma penso che il Senegal sia più forte e abbia meritato la qualificazione.

 

Fulvio. Giusto far andare avanti il Senegal, perché sono ancora ipnotizzato dai loro tifosi che ballano per novanta minuti più (lunghissimo) recupero. Peraltro quelli che hai visto in tv con le lettere per formare la scritta Senegal avevano sulle spalle il numero 19, proprio il numero di Papa Bouba Diop, e Koulibaly non a caso ha segnato il gol decisivo. Chissà cosa ne pensa ora Gustavo Alfaro, l'allenatore dell'Ecuador che cita Churcill nello spogliatoio: ha promesso alla moglie che a sessant'anni sarebbe andato in pensione e ad agosto, compiuti i sessant'anni, ha avuto una deroga familiare fino ai Mondiali. Ora dovrà parlare con la signora, intanto a fine partita ha detto di doverci riflettere.

 

Giuseppe. Dell'Olanda, invece, sinceramente ho visto poco e niente, più per fastidio verso il Qatar che saluta il suo Mondiale con 1 gol fatto e 7 subiti, peggior Paese ospitante della storia dei Mondiali con distacco verstappeniano. Van Gaal migliora il record di Pozzo, e ora per difenderlo non gli rimane che vincere i Mondiali o uscire ai rigori.

 

Fulvio. In fondo a te bastava un pretesto per parlare di Van Gaal. Di sicuro una gran figuraccia per i padroni di casa, che non pensavo in grado di fare chissà cosa, ma nemmeno così male. Sta enormemente crescendo Gakpo, che ora ha gli occhi del mondo addosso e sa che lascerà il suo paese. Solo che un anno fa ha fatto tornare indietro vuoto l’aereo privato che gli aveva mandato il Leeds, ripensandoci all’ultimo momento, per rimanere al Psv fino a quando non lo chiama il Manchester United, come del resto ha fatto, quando giocava, il suo attuale allenatore. Che sai chi è? Van Nistelrooy.

 

Giuseppe. Più semplice decidere cosa guardare alle 16 di oggi: Australia-Danimarca è uno dei tanti "sedicesimi" di questa giornata. L'Australia gioca un calcio dell'altro mondo, lontano mille miglia dalle seduzioni occidentali: niente esterni a piede invertito, niente costruzione dal basso, ma un sano (per loro) kick & run impermeabile alle mode. La Danimarca ha comunque molte più armi e non mi sembra nemmeno troppo in ansia: penso che presto o tardi, troveranno il modo.

 

Fulvio. Ti ricordo che la Danimarca è una delle squadre che abbiamo scelto a inizio Mondiale. C'è anche Francia-Tunisia, che non importa alla Francia se non per capire come finire al primo posto e nemmeno la rilassatezza dei Bleus potrebbe servire alla Tunisia per trovare uno spazio per il secondo turno. È una partita che somiglia a un derby, visto che dieci giocatori della Tunisia sono nati in Francia e finora non c'è mai stata una partita che non fosse amichevole tra le due. La Francia, però, mi sembra più concentrata sulle voci di un possibile ritorno di Benzema, anche se Deschamps continua a negare proprio per allontanare il chiacchiriccio e i dirigenti federali quando gli viene posta la domanda sembrano gli opossum dell'Era Glaciale.

 

Giuseppe. Per seguire con attenzione le partite di oggi sarà meglio recuperare una calcolatrice. Anzi, in omaggio alla terra che ospita questi Mondiali e all'arretratezza culturale del Qatar, sarebbe meglio un abaco. Hai un abaco?

  

Fulvio. Ne avevo uno fino a dieci giorni fa. Poi l'ho buttato: mica siamo in Qatar, mi sono detto.

Di più su questi argomenti: