QATAR 2022 - DIALOGHI MONDIALI/3
L'Iran che non canta l'inno. Ed è l'unica squadra ad aver dimostrato coraggio
Con understatement gli inglesi predominano. Non una grande partita Olanda-Senegal. Ecco la media borghesia calcistica di Galles-Stati Uniti di due nazionali che non sembrano destinate ad andare avanti
“Dialoghi mondiali” accompagnerà ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.
Giuseppe - È di nuovo arrivato quel momento dei grandi tornei in cui, con il loro consueto understatement, gli inglesi "prenotano il Circo Massimo" come si direbbe a Roma. Per me l'Iran non è un avversario molto rilevante, però la freschezza atletica e mentale dei suoi 2000, 2001 e 2002 mi ha fatto sollevare il proverbiale sopracciglio. Avere una rosa profonda in attacco può essere un fattore decisivo in un torneo così faticoso anche psicologicamente.
Fulvio - Sai cosa mi ha colpito della partita dell'Inghilterra? Che il gol di apertura lo ha segnato un 2003. Ovvero un diciannovenne. Mi rende sempre la vita complicata la differenza tra i concetti di "giovane" che abbiamo nel nostro calcio e quello che hanno le nazioni che ormai ci hanno sorpassato da un pezzo (intendo: come movimento, non come vittorie prodigiose quanto occasionali). Da noi un diciannovenne è considerato un bambino, quasi. Quando dicono che gioca "il giovane", stanno parlando almeno di un ventitreenne. Invece Bellingham è precoce in tutto. Pensa che ha giocato un anno solo nel Birmingham City, a 17 anni, e quando lo ha comprato il Borussia gli inglesi hanno ritirato la sua maglia, la numero 22. Avevano guadagnato 25 milioni di sterline, fai un po' tu.
Giuseppe - Ed è il primo essere umano nato dopo il 2000 a segnare in un Mondiale, seguito pochi minuti dopo da Bukayo Saka, finalmente libero dal giogo di Chiellini...
Fulvio - L’Iran, però, ha avuto coraggio. No, non a giocare contro l’Inghilterra. Parlo di coraggio politico: rifiutarsi di cantare l’inno e poi chiudersi in cerchio per solidarietà contro i manifestanti anti-regime è qualcosa di molto forte. Il calcio sa essere potente, se vuole. Ma questo coraggio, nei primi giorni del Mondiale, finora lo hanno avuto solo loro.
Giuseppe - Senza dubbio, la scena del loro inno nazionale muto aveva una potenza cupa che suonava ancora maggiore, in un contesto che castra regolarmente qualunque libertà individuale come dà a vedere questo Qatar. Il coraggio che non ha più l'occidente, da tempo, condizione sottolineata da questo Mondiale così dissonante, e ieri mattina dal comunicato congiunto delle 7 Nazionali europee che avevano in animo di esibire la fascia da capitano con il simbolo arcobaleno, subito ridiscese a più miti consigli sotto la minaccia di un banale cartellino giallo. Spero sempre in un gesto eclatante da parte di qualcuno, in un coup de theatre, in una Cantonata liberatoria (nel senso di Eric).
Fulvio - I diritti che volevano difendere valgono meno di un cartellino. La conclusione brutale è questa. Ha vinto Infantino, che fa anche la sua battaglia all’Uefa (che invece sostiene l’uso della fascia arcobaleno), è che solo sabato si diceva dalla parte dei discriminati. Si sarà accorto di non avere più i capelli rossi. Torniamo alle partite, va.
Giuseppe - Un dato per inquadrare quest'Olanda "risultatista", diremmo noi, contro un Senegal che non meritava di perdere: Louis Van Gaal ha disputato 8 partite da allenatore ai Mondiali e non ne ha ancora persa una (nel 2014 fu eliminato solo ai rigori dall'Argentina). Solo un ct ha fatto meglio nella storia: Vittorio Pozzo, Italia 1934-1938. A 71 anni mi sembra lui il vero asso nella manica di un'Olanda poverissima in attacco, soprattutto se commisurata alla sua tradizione. Da tabellone potrebbero avere strada abbastanza spianata fino ai quarti, e poi chissà.
Fulvio - Non una grande partita Olanda-Senegal. E nemmeno una superiorità marcata, infatti tu - a parte l'innamoramento per Van Gaal, ma questo chi ci ha letto nei giorni scorsi sa già - parli di squadra risultatista. Invece è vero che il Senegal riesce a essere squadra, mi piacerebbe vederla ancora. Anche per vedere i suoi tifosi, finora una parte così colorata che finalmente mi sono reso conto che questo è un Mondiale.
Giuseppe - Galles-Usa ci ha restituito finalmente quella media borghesia calcistica che è il sale dei primi giorni di ogni Mondiale. Squadre ruvide e generose, ben organizzate: il contrasto rischiatutto a centrocampo di Ampadu al 98' è uno dei non molti scampoli di calcio vero di questi primi 360 minuti. Che poi sono oltre 400, visti i recuperi extra-large come da direttiva FIFA: il principio non è sbagliato (stroncare le perdite di tempo e vedere "più gioco"), ma vedere 8-9 minuti di recupero anche alla fine di secondi tempi ordinari è un po' straniante.
Fulvio - Non mi sembrano due squadre destinate ad andare avanti, ma hanno l’Iran nel girone quindi una delle due passa. Per il resto, c’era tutto: i capelli di McKennie, Bale che in un attimo dice agli Usa che il calcio non è solo programmazione, ma anche intelligenza ed esperienza e li fa cascare su un rigore da dilettanti, il gol di Weah alla sua prima partita in un Mondiale, cosa che il padre George non ha mai fatto. Mi sa che stiamo entrando in clima e, appunto, con le prime partite abbiamo visto già una sessantina di minuti in più di recupero tanto per tenerci ancora impegnati. Con le partite di oggi ci divertiamo.
Giuseppe - Le partite di oggi crescono d'interesse con il passare della giornata. Massimo rispetto per l'esordio di Messi, che stamattina può diventare il primo calciatore della storia a segnare ai Mondiali in due edizioni distanti 16 anni tra loro (2006-2022), ma sono stato messo sul chi vive dalla figura barbina del Qatar: non credo che l'Arabia Saudita possa essere molto di più che un onorevole scendiletto.
Fulvio - In Argentina-Arabia Saudita la storia vera è quella dell'arbitro, lo sloveno Slavko Vincic: nel 2020 è finito in una brutta situazione in Bosnia, con prostitute, droga e armi. Un blitz in una casa in pieno lockdown. Trovarono di tutto e anche lui finì per essere accusato. Si è difeso dicendo che lui era lì per un invito a una cena di lavoro, è stato testimone di questa irruzione della polizia e, in effetti, è stato rilasciato senza accusa. Era solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Giuseppe - Quanto a storie incredibili, poche cose battono la resurrezione di Eriksen: da quel tremendo pomeriggio a Copenaghen ne è uscito ancora più forte persino come giocatore, nonostante la stagione fin qui caotica del Manchester United. Avevo già espresso il mio tifo per la Danimarca, dalla quale mi aspetto molto anche in chiave "civile", visto che l'aria su Qatar 2022 si sta già facendo pesantina. Per la Tunisia, vedi sopra: in cinque Mondiali non hanno mai superato il girone, e non mi sembra ci sia aria nemmeno stavolta.
Fulvio - La Danimarca è una delle nostre due squadre, ci siamo detti. Nella partita con la Tunisia Eriksen, lo hai spiegato tu È tunisino, non so se giocherà: è Annibale Mejbri, uno dei più promettenti della squadra, di proprietà del Manchester United. Ma il calcio c'entra poco: è un mio eroe perché prende il nome dal generale cartaginese e perché siccome gioca nel Birmingham ha guardato con attenzione i Peaky Blinders per imparare l'accento. Ancora non l'ha imparato, però.
Giuseppe - È il primo Annibale della storia della Tunisia ai Mondiali, e la cosa mi sorprende, ingenuamente pensavo fosse uno dei loro eroi nazionali, come Diego per gli argentini. Alle 17, sfida piuttosto cerebrale: Messico-Polonia, una specie di sedicesimo di finale. Lewandowski proverà a segnare il suo primo gol ai Mondiali (al momento è a quota zero, come Ibrahimovic e Van Basten) ma dovrà segnarlo a Memo Ochoa, animale da Mondiale se ce n'è uno. Chi perde è fuori, e sono due squadre piuttosto avvezze alla depressione da grande evento: ergo, potrebbe tranquillamente finire in pareggio.
Fulvio - Il Messico voglio vederlo per Alvarez, perché è da tempo forse che da quelle parti non c'era un giocatore così forte. E anche perché da bambino ha faticato molto per trovare uno spazio nel calcio dei grandi perché gli dicevano che era troppo basso e stava per abbandonare ogni speranza e continuare a realizzare le maglie delle squadre con l'azienda di famiglia (che crudeltà sarebbe stata lavorare per le squadre che lo avevano respinto). Invece ce l'ha fatta. Volevo scrivere qualcosa di interessante sulla Polonia, Lewandowski, un calciatore così potente in una squadra tutto sommato non convincente, ma in realtà sto perdendo un sacco di tempo a fare copia-incolla per Szczesny e per Skorupski. Credimi, non imparo mai.
Giuseppe - Ah, io ho memorizzato una combinazione di tasti per scriverli in automatico senza doverci spendere un quarto d'ora (no, non è vero). Finale in bellezza: Francia-Australia, pronostico abbastanza scontato. Voglio vedere quanto coraggio ha Deschamps, se riesce a schivare fin da subito la Riconoscenza e cambia registro senz'adagiarsi sulle glorie del 2018: vediamo se lancia subito Theo, Saliba, Tchouameni, Camavinga, la carne fresca di cui hanno bisogno i Bleus per tornare una squadra temibile, dopo la falcidie di infortuni che li ha tormentati fino a due giorni fa.
Fulvio - Al di là della Francia e della sfiga incredibile (mi è venuto in mente il presunto stregone pagato da Pogba. Secondo te c'entra? È andato male qualcosa?), l'Australia è la squadra che più si è meritata questo mondiale. Per qualificarsi ha giocato 20 partite, in 1.008 giorni, ha aspettato fino a metà giugno per farcela. C'è arrivata vincendo uno spareggio intercontinentale con il Perù, peraltro ai rigori. Pensa che quei rigori li hanno vinti grazie a quello che ora è il terzo portiere: entrato dalla panchina all’ultimo minuto dei supplementari, proprio per i tiri decisivi, ha iniziato a fare balletti sulla linea di porta per distrarre gli avversari e ha parato quelli decisivi. Gran personaggio, Redmayne: barba lunghissima e un passato da barista.
Giuseppe - Domani, altre quattro partite. I tedeschi, i giapponesi, i marocchini. Il Canada. Ce la faremo?
Fulvio - Dobbiamo farcela.
Piccolo schermo
La malinconia di Senna e quel desiderio di vincere nella vita
La nota stonata #14