II gioco dei racchettoni è nato in Romagna (nell’illustrazione di Giovanni Battistuzzi, alcuni modelli disegnati e dipinti da Franco Radi)

Il Foglio sportivo

I racchettoni sono una cosa seria

Giovanni Battistuzzi

Sono uno degli “ IGT” delle estati di Romagna, ma non chiamatelo beach tennis. Storia, miti e leggende dello sport da spiaggia che ormai ha raggiunto tutto il mondo

Tra Marina di Ravenna e Riccione ci passano (molto) meno di cento chilometri e almeno una cinquantina di storie che riguardano l’invenzione di quello che è uno dei simboli, per altro abbastanza recente, della Romagna. Perché quello del racchettone è un filo che attraversa tutta la Riviera romagnola e a cui tutti vorrebbero metterci sopra la bandierina dell’origine, nemmeno fosse diventato un marchio Igt delle estati di quella fetta d’Adriatico.

 

C’è chi fa risalire l’invenzione al ravennate, tra Marina di Ravenna e Lido di Savio, alle sfide tra clienti dei vari bagni con palla da tennis e remi da barca privati del manico, chi alle partite in un bagno del riminese, parecchio fighetto, con polo bianche e racchette da tennis, o chi azzarda un’origine comacchiese: c’entrano sempre le racchette da tennis sulla sabbia. Se ne dicono parecchie. C’è poco di vero probabilmente, molte volte sono racconti riportati, ricordi autoindotti. C’è poco di vero anche nelle parole di chi dice di sapere chi ha inventato il gioco dei racchettoni, che è mica il beach tennis, viene prima, parecchio prima. Non c’è un inventore, lo dice pure Giorgio di Pinarella, che in più d’uno ha indicato al Foglio Sportivo come l’uomo che s’è inventato questo gioco. “Chi sostiene questo e’ capess la mitè d’un c’un capess gnint (capisce la metà di uno che non capisce niente), dice. “Lasa ‘ndè, chi cl'ha invantè e rachito' u ne sa' nison, come nessuno mai saprà chi s’è inventato Giove o Apollo”. Perché quello dei racchettoni è un gioco che è nato in maniera spontanea, probabilmente quando un manipolo di amici iniziò a giocare con le racchette da spiaggia, usando il campo di pallavolo, che ai tempi si chiamava ancora così, c’era mica il beach volley. O coi tamburelli, che fu gran passione italiana, ora parecchio messa male. Perché anche in questo non collimano i tanti racconti: c’è chi dice che le origini portano agli anni Settanta coi tamburelli in mano, chi verso l’Ottanta con le palettine (o racchettine) che avevano iniziato ad andare allora tra i vacanzieri e che si trovavano nei bazar già dagli anni Sessanta (ma erano ancora parecchio costose).

 

Quel che è sicuro è che ci dovevano essere già le reti da pallavolo sulla sabbia, perché senza ci si gioca mica a racchettoni, al massimo ci si passa la pallina con le racchette.

 

“All’inizio infatti le regole erano le stesse della pallavolo: partita che arrivava al 15 con cambio palla (il punto veniva attribuito solo dopo aver ‘conquistato’ il diritto di battuta, ndr), rete a due metri e quaranta, campo nove per nove, o giù di lì perché all’inizio inizio, il 1980 circa, ci si faceva troppa attenzione alle dimensioni del campo, bastava giocare”, dice al Foglio sportivo Franco Radi, uno che forse non ha visto nascere il gioco dei racchettoni, “ma ho iniziato a giocarci appena l’ho scoperto, era il 1980. Non ho più smesso”.

 

Di sicuro Franco Radi ha partecipato al primo torneo di racchettoni di Marina di Ravenna, al bagno Martuba, ora bagno Waimea. Quel torneo lo vinsero “Giovanni Marra e Gabriele Bianchedi”, si gioca sempre in coppia a racchettoni, “e quest’ultimo è uno dei più forti giocatori contro cui io abbia mai giocato. Era il numero uno, non ce n’era di gente come lui. Certo eravamo amatori, c’era in palio un premio che neppure ricordo, ma giocate come le sue le fanno in pochi anche adesso”, ricorda.

 

Era un altro giocare allora. Le regole cambiarono all’inizio degli anni Novanta e vennero istituzionalizzate solo nel 1996: campo 16x8, rete a un metro e settanta, punteggio tennistico e niente doppia battuta, se si sbaglia la prima è punto per gli avversari. E con tutte queste modifiche il gioco s’è velocizzato e ha iniziato a essere esportato anche fuori dalla Romagna, tanto che dal 2005 è stato costituito il primo Comitato nazionale e dal 2007 si disputano pure gli Europei e i Mondiali. Ma è beach tennis , l’han chiamato così, forse dargli il tocco internazionale. A beach tennis però ci giocano quelli da fuori, che lì in Romagna si gioca solo a racchettoni; c’è ancora parecchia maretta, soprattutto tra i pionieri.

 

Pure i racchettoni però sono cambiati. “All’inizio si giocava con quello che c’era e quasi tutti se li facevano, i racchettoni. Si partiva da un cerchio di legno di circa trenta centimetri di diametro e ci si metteva un manico. Legno pieno. Tra il campo, la sabbia e il peso del racchettone era una bella fatica giocare. Poi si iniziò a bucare il legno per alleggerirlo e diminuire la resistenza dell’aria. Infine arrivò la fibra”, ci spiega Radi. Che i racchettoni li personalizzava e non solo per lui. Verso la fine degli anni Ottanta infatti qualche azienda iniziò a produrli, “ma erano di legno grezzo e la gente voleva distinguere il proprio dagli altri. Così mi sono messo a dipingerli a mano. Uno mi portava il racchettone e io ci facevo il disegno e poi lo verniciavo. Piacevano. Così mi sono messo anche a disegnarli per il signor Ivan Sirotti che aveva un negozio a Marina di Ravenna, ora a Marina Romea. Io li dipingevo, lui li vendeva. E ci venivano persone da tutto il ravennate per comprarli. Io non so se qualcuno aveva iniziato a giocarci prima della fine degli anni Settanta altrove, ma sicuramente nel ravennate a racchettoni ci si giocava solo tra il Bagno Martuba e Bagno PT, quello delle Poste. Poi la moda è dilagata”.

 

Sino ad arrivare anche sull’isola di Bornholm, perché lassù, in mezzo al mar Baltico, ce lo portò che era il 1984 Peter Hellblsh, che è svedese, che è sposato con la signora Vania di Piangipane e che dei racchettoni si è innamorato “nel 1983 e a tal punto che ho convinto mio fratello che gestiva un campeggio fuori Rønne a mettere un rete da pallavolo in spiaggia e tenere un po’ di racchettoni nella reception. Per tutti gli anni Novanta si fecero pure parecchi tornei, non ne vinsi uno. Difficile giocare bene portandosi appresso novanta chili e non di muscoli”. Ora il racchettone ha conquistato il mondo, ma lo chiamano beach tennis.

Di più su questi argomenti: