(foto Ansa)

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Comprare Cristiano Ronaldo è diventato un gesto di carità

Gabriele Spangaro

Il campione portoghese non vuole il Manchester United. E per un motivo o per un altro le altre squadre a lui interessate si sfilano: sono in pochi a ritenerlo ancora un investimento valido per il calcio europeo

Domenica, nell’ultima amichevole precampionato del Manchester United, contro il Rayo Vallecano all’Old Trafford, Cristiano Ronaldo è sceso in campo. Nei giorni prima dell’incontro ha voluto specificare in un commento a un post di una sua fanpage su Instagram che “il re” avrebbe giocato (“Sunday the king plays” ha scritto), ma ha giocato poco - è stato sostituito all’intervallo - e ha immediatamente lasciato lo stadio, prima che la partita finisse. La dirigenza non ha apprezzato, Ten Hag l’ha criticato pubblicamente definendo il gesto “inaccettabile”, ma su The Sun si legge che il giocatore non sarà multato per l’accaduto. The Mirror descrive un Cristiano Ronaldo furioso (“fury”) per le parole dell’allenatore e convinto definitivamente a trovare altra sistemazione per la stagione alle porte. Negli ultimi mesi è stato accostato a molti club di vertice dei campionati più importanti in Europa, tutti partecipanti – a differenza del Manchester United - alla prossima edizione di Champions league.

Ci sono due cose che hanno reso e rendono la trama comica, a tratti grottesca. In primo luogo il rifiuto sistematico da parte delle società, degli allenatori, e delle tifoserie a vedere Cristiano Ronaldo con i propri colori. In prima istanza era stato Tuchel, allenatore del Chelsea, a rifiutarsi di lavorare con l’attaccante portoghese perché non lo gradiva per le geometrie di gioco della propria squadra – e infatti il Chelsea ha poi chiuso per Sterling, dopo aver ceduto Lukaku all’Inter. Poi è stata la volta del Psg che ha puntato tutto sul rinnovo del contratto di Mbappé, garantendogli quantomeno un futuro senza difficoltà finanziarie, bel gesto. Caso a sé l’Atlético, o meglio i tifosi, che hanno minacciato di restituire in massa i propri abbonamenti in caso di ingaggio del portoghese. In ambiente colchonero l’acquisto di CR7 significherebbe non solo assecondare le pretese di un calciatore che è impossibile immaginarsi giocare in stile Atletico – cioè sacrificando la qualità offensiva per una sorta di eroismo difensivo -, ma anche accogliere la vera e propria nemesi calcistica del club in patria e in Europa degli ultimi anni. E al tifo dell’Atleti – sia d’esempio e monito il ringraziamento ai propri calciatori al termine del ritorno dei quarti di finale dell’ultima Champions contro il City, vera e propria battaglia che li vide poi eliminati – non conviene fare torti. Infine il Bayern Monaco, il cui ad Oliver Kahn ha fatto sapere che i valori di Cristiano non sono compatibili con la filosofia del club, che da sempre preferisce evitare ingaggi esosi di giocatori con una lunga carriera alle spalle, che destabilizzerebbero lo spogliatoio.

Valori. Suona buffo sentire che un professionista che ha fatto dei propri valori sportivi lo slogan di una carriera come Cristiano Ronaldo non riesca più a inserirsi nel circolo dei grandi, che lui stesso ha contribuito a costruire. Suona strano che uno dei giocatori più forti di tutti i tempi, sicuramente il più prolifico, abbia ora valori che tanto si discostano da quelli dello sport di cui è stato immagine. Verrebbe da chiedersi: cosa rende così distanti due personaggi che si sono sempre autodefiniti “re” come Cr7 e Zlatan Ibrahimovic? Da una parte lo svedese e i suoi chiari meriti nella rinascita del Milan, dall’altra una decadenza che neppure il numero 7 per antonomasia del ventunesimo secolo sembra riuscire a evitare. Probabilmente la capacità di trasformarsi: Ronaldo vuole essere quel che non è più fondamentalmente dall’approdo alla Juventus. Il giocatore che garantiva un gol a partita – o più: con il Real i gol sono stati 311 in 292 partite - ora garantisce invece un uomo in meno in fase di costruzione e in fase difensiva, e le squadre disposte a un’automutilazione del genere sono poche, se ci sono. Secondo As, il Napoli sarebbe disponibile ad accoglierlo in città e lo stesso vale per la sua prima casa calcistica, Lisbona, ingaggio permettendo.

Ciò che traspare è che acquistare Ronaldo sarebbe più un gesto di carità verso un campione decadente, piuttosto che una strategia sportiva vincente, e c’è da trovare chi si vorrà assumere questa responsabilità o potrà credere nel suo canto del cigno. Ma ad ogni modo, e questo è il secondo punto grottesco, sono davvero pochi quelli che credono che l’acquisto di Ronaldo sia rilevante per il calcio europeo e che in campo, perché CR7 in panchina non ci sta, possa ripagare. Al di là della vendita delle magliette, perché quella c’è sempre.

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