(foto Ap)

Dalla Juventus agli States. parla Bernardeschi: “In serie A mi invidiano perché sono qui”

Antonello Sette

L'ex calciatore bianconero racconta la sua nuova esperienza a Toronto: "La potenzialità dell'Mls è enorme. Può arrivare a superare i campionati europei"

A Federico Bernardeschi, fresco di trasferimento dalla Juventus al campionato americano, chiediamo subito come è stato l’impatto con Toronto e con la Major League Soccer. “Fantastico. Al di sopra di ogni umana previsione – racconta l’attaccante al Foglio – Sono stato accolto come una star. I tifosi cantavano il mio nome. Sono persino andato a suonare i tamburi in mezzo a loro. Un clima incredibile. Qui c’è un entusiasmo che in Europa neppure immaginano. Sono rimasto sbalordito anch’io. Ogni sabato stadi pieni, canti e cori durante tutta la partita, strutture pazzesche. Venite, se non ci credete. E’ veramente gratificante”.

Un altro mondo, rispetto agli stadi semivuoti della serie A. E come la chiamano i suoi nuovi tifosi? “Federico. Il mio cognome è troppo complicato da pronunciare in inglese. Federico lo gridano bene”. Il distacco dalla Juventus e dal campionato italiano è stato doloroso? “Durante la mia permanenza abbiamo vinto tantissimo. Ringrazierò sempre la Juventus e la famiglia bianconera. Mi sono sempre sentito a casa. Il distacco è stato un cambiamento di prospettive e di vita, di cui evidentemente ho avvertito il bisogno. E poi c’è la televisione. Seguirò da qui il campionato italiano e farò un tifo sfegatato per la mia Juventus”.

 

Quali sono le differenze, che ha percepito, sin da subito, con il calcio, da cui si era appena separato? “Sul campo c’è la stessa intensità. Sono indietro con la tattica, in cui noi italiani siamo maestri. Quanto all’organizzazione, il Toronto Fc non è, mi creda, secondo a nessuno. Siamo seguiti e assistiti in tutto, 24 ore su 24”. E il calcio è una festa, ci dice Bernardeschi: “Qui si va alla partita pensando di andare a una grande kermesse popolare, che si ripete ogni settimana”. Si sente ancora con i suoi ex compagni, in particolare con Chiellini, l’unico delle new entry italiane della Mls che non ha scelto Toronto, ma Los Angeles. “Giorgione è il mio fratellone. Sono molto legato a lui, come a Leo Bonucci e a Mattia Perin. Ci telefoniamo spesso”.  In molti hanno criticato la sua scelta. Sono arrivati a scrivere sui social che quello americano è il campionato al suo livello. “L’invidia è una brutta bestia nello sport, come nella vita. L’unica cosa che mi viene da dirle è che chi mi attacca vorrebbe molto probabilmente stare qui con me. E peraltro non solo chi mi attacca”. Si spieghi meglio… “Non può neppure immaginare quanti miei colleghi di serie A mi hanno telefonato perché vogliono venire a giocare qui. E parlo anche di calciatori di primissima fascia”.

Si sente più amato, invidiato o incompreso? “Amato e invidiato sicuramente sì. Incompreso? Mi basta comprendermi da solo per stare sereno”. Torniamo alla sua carriera italiana. Quale è stato l’allenatore a cui deve di più? “Me ne vengono in mente due: Paulo Sousa alla Fiorentina e Massimiliano Allegri alla Juventus”. E quello che non vorrebbe riavere? “Vorrei riaverli tutti”. Compreso Andrea Pirlo? “Sui miei presunti dissidi con Pirlo hanno costruito una leggenda metropolitana, ma non è vero niente. Sono stato frainteso. Con Andrea ho tuttora un bellissimo rapporto”. L’ultimo in ordine di tempo a trasferirsi dalla Fiorentina alla Juventus è stato Dusan Vlahovic. Prima c’erano stati due Federico: lei e Chiesa. E prima ancora Roberto Baggio. Quanto è difficile giocare nella Juventus, dopo essere stati gli idoli della curva Fiesole? “Emotivamente è complicato, ma la cosa più difficile è andare a giocare in una squadra come la Juventus, perché, quando arrivi in un top club, cambia veramente tutto”. Pochi dubbi su chi vincerà il prossimo campionato di serie A? “La Juventus naturalmente”, dice Bernardeschi, che indica Nicolò Fagioli come calciatore  emergente da tenere d’occhio. Tornando al Toronto, l’ex bianconero sposa la teoria formulata proprio dalle colonne del Foglio dal suo procuratore, Andrea D’amico, quando diceva che il futuro del calcio è la Mls: “Penso che la potenzialità della Major League sia enorme – dice Bernardeschi – Può arrivare a superare tutti i campionati europei, ma bisogna aspettare ancora qualche anno. E se l’America decide che il calcio deve arrivare al livello massimo, ci si arriverà. Magari, prima di quando verrebbe da pensare”.

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