Il Foglio sportivo

Paltrinieri, così si diventa un ironman

Roberto Perrone

SuperGreg non ha mai cambiato un aspetto del suo carattere, forse il più importante. Pur essendolo, non si è mai sentito un fenomeno, cioè la sua fenomenologia la manifesta solo in acqua, nelle gare

Ma. Il segreto di Gregorio Paltrineri è il cambiamento, quel ”ma” messo anche dopo il posto delle fragole. Sì, perché nello sport, e nella vita in genere, si fa fatica a cambiare, specialmente se si sta bene; è impegnativo lasciare il noto per l’ignoto, il solido per l’instabile. Greg l’ironman del nuoto italiano, il ragazzo delle due acque, piscina e lago, quattro medaglie ai Mondiali di Budapest, tra Duna Arena e Lupa Lake, oro nei 1.500 e nella 10 chilometri, argento nella 5 chilometri e bronzo nella staffetta 4x1,5 chilometri, cresciuto figlio unico a Carpi con  tortellini/lasagne di mamma Lorena, che ai Mondiali di Budapest ha percorso 21,100 km, come una mezza maratona, non ha paura di cambiare, di rimettersi in discussione, di sistemare quel “ma” in mezzo al discorso della sua vita, personale e sportiva. 


Iscritto al liceo scientifico, doveva per forza darsi da fare con la matematica, ma ai numeri preferiva la storia dell’arte e ancora adesso lo si può incontrare, in giro per il mondo, mentre visita un museo, una mostra, il palazzo di un grande architetto. Nelle città dove si trova per il nuoto, quando può, evade. Gare, ma non solo. “A scuola ero bravo nel disegno tecnico, amo il design e l’architettura d’interni”.

 

Greg è nato ranista ma venne folgorato dallo stile libero. In una gara sbagliò qualcosa nella nuotata e capì che lo stile più tecnico fra tutti non faceva per lui, non gli lasciava scatenare la sua potenza. Curiosità: anche Pippo Magnini aveva cominciato con la rana.  

 

Lo incontrammo per la prima volta rapato a zero per via dei riti che la squadra di nuoto infligge alle reclute ai Mondiali di Shanghai 2011. Non aveva 17 anni. Mise il primo ma. “Ma ho sbagliato gara”. Era un “ma” messo tra inesperienza ed esperienza, un anno dopo a Londra fu quarto nella sua gara, i 1.500, nel 2013 bronzo Mondiale. E via così. Ora ha superato anche Federica Pellegrini, la Divina che nuota da sola, nel senso che dietro di lei c’è il vuoto. Greg ha una medaglia Mondiale in più, 12 contro 11. Il passaggio di consegne è stato completato. I due sono diversi, Greg, infatti si trascina dietro gli altri: Mimmo Acerenza, argento nella 10 chilometri (che, ricordiamo, è l’unica prova olimpica di acque libere) si allena con lui, come Dario Verani, oro nella 25 chilometri e come Barbara Pozzobon, quarta nella 25 chilometri. Una tribù, quella del fondo, che si accampa a Ostia, al Centro Tecnico Federale. Per Greg è stato un ritorno. Cominciò lì, a 16 anni con Gabriele Detti e Stefano “il Moro” Morini, allenatore della vecchia guardia, per un (lungo) periodo secondo di Alberto Castagnetti e poi per un (breve) periodo accanto alla Divina ma scostante Fede. Greg stava bene lì, ma non gli bastava. Andò a fare un’esperienza in Australia, per condividere vasca e conoscenze con i grandi del fondo, come Mark Horton. Frequentò il tonno di Milperra Ian Thorpe, ricevette gli apprezzamenti del totem Grant Hackett. Ha fatto surf tra gli squali. Insomma è un ragazzo della sua età che vuole provare tutto e che si diverte, ma, rarità tra nuotatori e sportivi, non ha neanche un tatuaggio. “Esagero solo con il gel”. 


Ma questa importante esperienza agli antipodi non gli bastava ancora, così abbandonò anche Morini e l’amico Detti per trovare una nuova via d’acqua, il suo personale passaggio a Nord Ovest con Fabrizio Antonelli. Se ne andò da Ostia a cercare questo sbocco, ma ora è ritornato lì perché Morini e Detti hanno ripreso la via di casa, destinazione Livorno. Quando lasciò la compagnia del Moro disse: “A un certo punto si cambia, una cosa che andava bene fino a un certo giorno, il giorno dopo non va più bene, succede, non è colpa di nessuno, ma è chiaro che quello che sono oggi lo devo anche al mio passato”. 
Ogni tanto, dal centro tecnico, la tribù che ruota attorno a super Greg, si trasferisce in Toscana, al resort Poggio all’Agnello che ha una vasca da 50 metri ed è a un chilometro dal golfo di Baratti, così si può alternare cloro e acqua di mare, vasca e open water. 
Era stanziale, Greg, ma ora è diventato un vero esponente del nuoto di fondo, uno zingaro, che passa da un luogo all’altro, da un’acqua all’altra. 


Tifa per la Juventus, ma di più per i New York Knicks. Più basket che calcio anche nei suoi giochi da ragazzino. Non rinuncia a parmigiano-reggiano e prosciutto crudo – anche chi cambia, nella vita mantiene certi punti fermi – ma vi ha aggiunto quella che definisce “la colazione alla Phelps”: bistecca con le uova. 


È stato fidanzato nove anni con Letizia, medico, erano poco più che ragazzini, quando si sono messi assieme. Lei è stata una presenza discreta al suo fianco, ma a un certo punto, vedi sopra, quello che andava bene per anni poi non va più bene e, prima di Tokyo, ha conosciuto Rossella Fiamingo, spadista, e ha cominciato una nuova storia d’amore. SuperGreg, l’ironman, il recordman di medaglie, però non ha cambiato un aspetto del suo carattere, forse il più importante. Pur essendolo, non si è mai sentito un fenomeno, cioè la sua fenomenologia la manifesta solo in acqua, nelle gare, mai fuori dove è rimasto, pur carico di medaglie e onorificenze, il ragazzo rapato a zero di Shanghai, “uno che non fa problemi e va d’accordo con tutti”. Un leader simpatico, effervescente naturale. Arriva anche il momento senza “ma”. È questo.

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