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ritorno a casa

Lo strano effetto che fa a vedere Sergio Conceição contro la sua Lazio

Federico Giustini

In Europa League il Porto affronta i biancoazzurri di Sarri. Per l'allenatore dei portoghesi è un salto indietro in un passato vincente

Da protagonista nella Lazio del turnover ad avversario della Lazio delle rotazioni impossibili. Stasera nel playoff di andata di Europa League, Sergio Conceição affronta con il Porto la sua ex squadra, oggi diretta da Sarri. Al tecnico dei biancocelesti andrebbe bene una rosa anche meno profonda rispetto a quella a disposizione di Eriksson nella stagione 1999/2000, annata in cui l’esterno portoghese accumulò 44 presenze tra campionato, Champions League, Coppa Italia e Supercoppa Europea.

Il presente della Lazio è condizionato dall’indice di liquidità, che ha limitato le operazioni del club nel mercato di gennaio e non ha permesso a Sarri di poter contare sui rinforzi necessari. Il presente di Sergio Conceição è invece al Porto, con un contratto che scade tra due anni, anche se tra il 24 e il 25 maggio scorsi era praticamente diventato il nuovo allenatore del Napoli e aveva già salutato i suo giocatori, come rivelato successivamente dal padre dell’attaccante Mehdi Taremi. In Italia, in quelle ore, era dato per imminente l’annuncio di una conferenza stampa di presentazione a Roma da parte del Napoli, ma divergenze di natura economica hanno fatto saltare l’accordo. Solo due settimane più tardi il presidente Pinto Da Costa è stato felice di rinnovare il contratto a Conceição, che dal 2017 a oggi non ha solo portato a casa trofei - due campionati, due supercoppe e una coppa di Portogallo - ma con il suo lavoro ha creato valore per la società.

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Del resto il Porto è uno dei club che in Europa negli ultimi anni ha più beneficiato della filosofia del player trading. Alla base dei successi e dell’alto livello di competitività ci sono appunto le plusvalenze: al netto di costi di intermediazione molto alti, hanno fruttato tantissimo cessioni come quelle di Jackson Martinez, James Rodriguez, Hulk, Falcao, Militao e Fabio Silva. L’ultimo della lista è il colombiano Luis Diaz, partito a gennaio con destinazione Liverpool per 45 milioni di euro, dopo essere stato pagato poco più di 7 milioni nel luglio 2019. Nell’ultima finestra di calciomercato, a Diaz si sono aggiunti Sergio Oliveira, finito alla Roma, e Jesús Corona, passato al Siviglia. Per dare una mano a Conceição sono invece arrivati Galeno dal Braga e Ruben Semedo dall'Olympiakos. 

  

Abituato a ricostruire e riassemblare ogni anno, Conceição ha dimostrato di saper trasmettere alla sua squadra tratti identitari di gioco ben chiari pur mantenendo una spiccata capacità di adattamento al materiale umano a sua disposizione e, di volta in volta, all’avversario. Il suo Porto è una squadra solida e aggressiva, che fa del pressing la sua cifra principale. Queste caratteristiche gli hanno consentito di centrare per due volte i quarti di Champions - nel 2019 e nel 2021, quando a cadere agli ottavi furono rispettivamente Roma e Juventus - mentre nelle due sfide nella fase a gironi di questa stagione ha concesso un solo punto al Milan, mettendo la squadra di Pioli in seria difficoltà sul piano dell’intensità. In campionato Conceição sembra molto ben avviato sulla strada del terzo titolo in cinque anni: a dodici giornate dalla fine, il Porto è primo con sei punti di vantaggio sullo Sporting secondo. L’approdo dell’ex ala di Lazio, Parma e Inter sulla panchina dei Dragōes nel 2017 ha significato la fine dell’egemonia del Benfica, reduce in quel momento da quattro vittorie consecutive della Liga portoghese.

Fa effetto pensare ora all'inizio della seconda vita calcistica di Conceição: difficile immaginarlo dietro a una scrivania. A novembre 2009, infatti, era diventato direttore sportivo del Paok Salonicco, club nel quale aveva militato da giocatore fino a pochi giorni prima. A fine campionato Conceição ha lasciato l'incarico e ha accettato la proposta del suo ex allenatore Dominique D’Onofrio, nonché fratello del suo storico agente, per fargli da vice allo Standard Liegi. Dal Belgio porterà con sé l’ex compagno Siramana Dembelé, suo assistente in tutte le future esperienze in panchina, a partire dalla salvezza ottenuta in Portogallo alla guida dell’Olhanense nella stagione 2012/13. Dopo buone stagioni tra Academica Coimbra, Sporting Braga e Vitoria Guimaraes, è arrivata la prova più difficile per il tecnico portoghese, il vero turning point della sua carriera: a dicembre 2016 è stato il Nantes, terzultimo nel campionato francese, a chiamarlo per evitare la retrocessione. Conceição non solo ha salvato il Nantes, ma con 38 punti in 22 giornate ha chiuso in settima posizione. 

 

Al Sergio Conceição allenatore è stato spesso attribuito un forte pragmatismo tattico che gli è valso più volte il paragone con l’ex compagno di squadra Diego Simeone, con il quale condivide l’indole focosa e un certo modo di vivere la partita con intensità emotiva. L’accostamento ha senso se si guarda alla cura dei dettagli e alla capacità di ottenere il massimo dai calciatori, che a volte possono rendersi protagonisti di qualche eccesso agonistico. Venerdì scorso, al termine dell’importante sfida con lo Sporting, si è scatenata una rissa che ha portato all’espulsione di due giocatori per parte (tra cui, difficile sbagliarsi, anche Pepe), malgrado Conceição e il collega Amorim si siano spesi per calmare la situazione. Non è il primo episodio in cui l’emotività ha preso il sopravvento, anche se la parte più costruttiva di tale atteggiamento grintoso è spesso buona alleata del Porto, capace poco prima di rimontare due reti di svantaggio e a chiudere la gara sul 2-2, lasciando così i rivali a sei punti di distanza in classifica.

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