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il foglio sportivo

C'è chi vuole uccidere la Premier League

Gregorio Sorgi

La deputata conservatrice Tracey Crouch spiega al Foglio la sua battaglia per dare voce ai tifosi dei club e cambiare il calcio in Gran Bretagna

Che cosa hanno in comune Mao Tse-Tung e Tracey Crouch, una deputata conservatrice con la passione per il calcio? Questo strano accostamento nasce da un documento di 162 pagine scritto da Crouch, intitolato la “Fan-Led Review of Football Governance”, che propone di regolamentare e rendere più egalitaria la Premier League, il gotha del calcio inglese e mondiale. I potenti del pallone vedono questa deputata combattiva che ha dedicato la sua vita politica alla riforma dello sport come un’usurpatrice; una che vuole “uccidere la gallina dalle uova d’oro”, come ha detto Christian Purslow, l’allora amministratore delegato dell’Aston Villa. Il direttore generale del Leeds Angus Kinnear è andato oltre, paragonando le 47 raccomandazioni contenute nel rapporto al collettivismo agricolo di Mao. Come mai i grandi club sono così preoccupati? “Non hanno ragione di esserlo”, dice Crouch in un’intervista al Foglio sportivo. “C’è molta ipocrisia da parte loro. Per dire, la tassa del 10 per cento sugli acquisti dall’estero (una delle proposte più controverse, ndr) è stata avanzata proprio da una squadra della Premier League. Riconosco che molti club sono titubanti, ma altri non lo sono affatto”.

Crouch conosce bene la materia. Oltre a essere già stata sottosegretaria allo Sport, la deputata ama il calcio, ha il patentino da allenatore e per tanti anni ha allenato una squadra femminile nel Kent. Tuttavia, molti non capiscono perché voglia riformare la Premier League, un’eccellenza britannica invidiata in tutto il mondo. Secondo lei, la lega ha “un problema di regole, non di competitività”. “È decisamente il miglior campionato al mondo, il più competitivo e l’unico che riesce ad attrarre i migliori talenti in circolazione”, ma la riforma non cambierà questo aspetto. Secondo Crouch, nemmeno la tassa del dieci per cento sugli acquisti dall’estero – una misura redistributiva, i cui proventi sono destinati alle categorie minori – abbasserà il livello medio della Premier. “Innanzitutto, questa è solamente una cifra indicativa, e non richiede un intervento del governo. Se ci fosse la volontà, i club potrebbero applicare la regola domani. Al di là di questo, i giocatori internazionali sono una grande risorsa, e aggiungono valore al nostro campionato. Ma ci sono anche tanti inglesi ugualmente talentuosi che non hanno le loro stesse opportunità”. Secondo la deputata, un altro problema della Premier League è che è necessaria una maggioranza di quattordici squadre su venti per cambiare le regole. Questo dà vita a “un’incertezza permanente”, che di fatto verrebbe eliminata dall’introduzione di un ente indipendente e onnipotente, la proposta più importante e divisiva avanzata da Crouch. Il governo è favorevole a questa modifica ma ha detto che invierà una risposta formale al rapporto “entro la primavera”, che significa “un periodo che si estende da marzo a giugno”. 

 

La chiave per capire questa riforma è l’impatto delle squadre di calcio sulle “comunità”, una parola che sotto la leadership johnsoniana è entrata nel lessico dei Tory. Il piano di Crouch si lega alle priorità del governo Johnson: restituire un senso di appartenenza alle comunità dimenticate e, soprattutto, ridurre le diseguaglianze tra Londra e il resto del paese (il cosiddetto “levelling up”). La “Fan-led Review” applica questo linguaggio allo sport. La deputata parla spesso della “piramide del calcio”: quello che succede ai vertici comporta delle conseguenze per tutto il movimento calcistico, e per le comunità che ne fanno affidamento. L’implicazione è che togliere risorse ai ricchi della Premier può comportare benefici per tutti gli altri. “È utile che il mio rapporto coincida con questa agenda, anche se la pubblicazione delle raccomandazioni precede la creazione di un ministero ad hoc per il ‘levelling up’ – ci dice Crouch – È ovviamente nel mio interesse che queste proposte diventino parte del programma del governo, perché voglio che siano convertite in legge. Sono onestamente convinta che porteranno grande valore al calcio inglese”. 

Crouch è una tifosa sfegatata del Tottenham – ammette che le smorfie di Antonio Conte durante i novanta minuti sono spesso più divertenti della partita stessa – e conosce bene le sensibilità degli appassionati di calcio. Non è un caso che il nome del suo rapporto contenga la parola “Fan-Led” (guidata dai tifosi). La deputata ci spiega che negli ultimi anni i tifosi sono stati trascurati dalle proprietà perché “in fin dei conti loro sosterranno la propria squadra nella buona e nella cattiva sorte, e pagheranno le ultime dieci sterline che hanno in tasca per andare allo stadio”. “I sostenitori hanno capito di essere stati trascurati, e attraverso la Superlega hanno fatto sentire la propria voce”. 

 

Gli autori del rapporto hanno trascorso oltre cento ore in compagnia dei tifosi, e questo è stato per loro “un momento catartico”, che gli ha permesso di “esternare tutte le loro preoccupazioni”. “Alcuni di loro hanno visto scomparire la propria squadra, altri si sono lamentati di non essere ascoltati dai proprietari. Non si tratta di questioni calcistiche. Non stiamo proponendo il modello tedesco, che consente ai tifosi di esprimersi sull’allenatore o su quale attaccante deve partire titolare. Noi vogliamo dare una voce in capitolo ai sostenitori nella gestione del club”. 

 

Secondo il piano, questo dovrebbe avvenire attraverso un “consiglio di amministrazione ombra” composto dai tifosi, che verrebbe consultato su tutte le decisioni chiave. Crouch ammette di avere preso spunto dai consigli di sorveglianza in vigore in Germania e di averli “applicati in modo inglese”, pur precisando che nel complesso la Bundesliga “non è stato un modello, perché è un campionato poco competitivo in cui vince sempre la stessa squadra (il Bayern Monaco, ndr)”. La più grande tutela per i tifosi prevista dal rapporto è il golden share; significa che gli elementi simbolici di una squadra  come lo stadio, il nome e i colori sociali – non possono essere cambiati senza il loro consenso.

Crouch cita spesso il caso del Bury, una storico club inglese fondato nel 1885 e fallito nel 2019, e del Derby County, che rischia di fare la stessa fine. “Il collasso del Bury ha avuto un impatto devastante sull’economia del luogo e sulla salute mentale dei tifosi (…) Il calcio ha una grande importanza per le comunità, che va ben oltre i novanta minuti. Questo è stato il punto di partenza del mio rapporto, che è stato reso più attuale dalla minaccia della Superlega”, e anche dal Covid, che ha messo a dura prova le finanze di molti club. Le nuove regole aumenterebbero i controlli e i vincoli sui proprietari, che verrebbero sottoposti a testi rigidi per capire meglio la natura delle loro intenzioni. “Noi vogliamo incoraggiare delle proprietà responsabili, che comprendono l’importanza della squadra per la propria comunità”. 

Secondo Crouch, gli investitori stranieri che spesso vengono visti dai tifosi come la madre di tutti i mali, non saranno oggetto della riforma. “Il Bury e il Derby County erano possedute da signori inglesi, quindi il problema non ha nulla a che fare con i soldi provenienti dall’estero”, spiega la deputata, che non sa dire con certezza se le nuove regole avrebbero impedito alla famiglia reale saudita di acquistare il Newcastle. Molti dei problemi descritti da Crouch erano anche alla base del Fair play finanziario, che però “non ha raggiunto i suoi obiettivi”. “Questo è il problema delle autorità del calcio: se penalizzi un club, ne favorisci un altro. Ma il giorno in cui verrà eliminato questo conflitto di interesse, e metterai tutto nelle mani di un ente indipendente, i giudizi saranno più neutrali e i pareri dei grandi club meno importanti”. Il gotha del calcio spera che questo giorno sia molto lontano.

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