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pechino 2022

Italia d'oro nel curling. La perfetta serenità di Stefania Constantini e Amos Mosaner

Giovanni Battistuzzi

È la prima medaglia olimpica degli azzurri in questa disciplina. Osservando la gioia dei nostri atleti abbiamo potuto capire perché questo sport ha affascinato, per difetto, gli italiani

Vedere qualcosa scivolare piano, osservarne la traiettoria, percepire l’attrito che lo rallenta progressivamente sino a bloccarne il moto ha in sé qualcosa di catartico. Soprattutto quando tutto questo si svolge su di una superficie ghiacciata, ossia lì dove erroneamente si ritiene che l’attrito non esista. Negli inverni in Pomerania, Caspar David Friedrich trovava tranquillità e pace a vedere i ragazzini far scivolare i loro pattini sui laghi ghiacciati dell’isola di Rügen, oppure vederli spingere piccole pietre piatte per “fare tocco”. All’epoca, i ragazzini occupavano così le ore di luce dei loro inverni.

Il “Far tocco” c’entra poco o nulla con il curling, era un gioco abbastanza dozzinale nel quale contava colpire le altre pietre e la vittoria si otteneva per numero di tocchi effettuati. Eppure quella stessa tranquillità che trametteva quella visione al pittore tedesco è la stessa che hanno provato molti telespettatori nel guardare la finale olimpica del curling a squadre miste che l’Italia ha vinto. Stefania Constantini e Amos Mosaner sono entrati nella storia dello sport italiano a Pechino 2022. Lo hanno fatto vincendo la prima medaglia d’oro della storia. Sarebbe bastato il bronzo per riuscirci, mai eravamo entrati nel medagliere olimpico in questa specialità da quando è entrato nel programma dei Giochi. Era il febbraio del 2006 (e Roberto Perrone ha qui raccontato quei giorni).

     

Nei loro volti però non c’era la gioia arrogante e un po’ cafona degli atleti che vincono. Non c’era il ghigno esuberante che siamo abituati a vedere altrove. C’era una felice serenità, sorrisoni vispi, di chi sa benissimo di aver fatto qualcosa di eccezionale, di aver compiuto un percorso netto, roba da campioni, ma con quel affascinante e meraviglioso imbarazzo di chi ha il timore di rovinare una pace che va ben oltre il loro successo.

    

Forse è anche per questo che il curling, al di là del successo di Stefania Constantini e Amos Mosaner, ha colpito in questo modo gli italiani. Un’affascinazione per difetto, antitesi di quello che solitamente appassiona gli sportivi più o meno da divano, cioè lo sport a scontro frontale, da contatto e sbruffoneria. Mentre le pietre scorrevano, ci si rilassava e si scopriva la meraviglia della traiettoria, della matematica e fisica applicata al gioco. Perché è anche questo il curling, uno sport di tecnica e tattica, dove il movimento è derivazione diretta della capacità di calcolo e controllo. C’è chi dice che assomigli più agli scacchi che alle bocce. È vero, ma solo se non si è mai giocato a bocce.

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