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La bandiera di Michela Moioli

 Alberto Chiumento

La snowborder a Pechino 2022 va a caccia di medaglie per dedicarle a Sofia Goggia. Con un'occasione in più: la gara mista: "Una gara in più significa un’opportunità in più per misurarsi con gli avversari, ma soprattutto per andare a medaglia". L'intervista alla portabandiera azzurra

Michela Moioli fa parte dell’altra scuola, quella più giovane. Quella che invece degli sci, preferisce una tavola per scivolare sulla neve. E poco importa se quelli della vecchia scuola, che sciano con le gambe così strette da farle sembrare unite, considerano la sua disciplina un’attività da fricchettoni. Anche perché lei ad andare veloce con la tavola è bravissima. Sui percorsi di snowboard cross, pieni di salti, gobbe, paraboliche e di avversari da evitare, è certamente la migliore italiana, probabilmente la più forte anche scavalcando le Alpi. Almeno così suggerisce il suo luminoso palmarès: campionessa olimpica a Pyeongchang 2018 e vincitrice di tre Coppe del Mondo generali (nel 2016, 2018 e 2020). Quando non ha vinto, è arrivata comunque seconda o terza, come successo in tutti gli anni dispari tra il 2013 e il 2021. Grazie a questi risultati era stata scelta per fare da portabandiera alla cerimonia di chiusura alle Olimpiadi di Pechino (4 al 20 febbraio tutte su Discovery +), mentre la sua grande amica Sofia Goggia era stata scelta per quella inaugurale. L’infortunio di Sofia le ha cambiato i programmi. Sarà Michela a portare la bandiera venerdì 5 febbraio all’inaugurazione dei Giochi.

 

“Sono davvero molto dispiaciuta per Sofia, era in ottima forma”, racconta al Foglio Sportivo Michela Moioli. “È un onore per me prendere il posto che le era stato assegnato. A livello personale, invece, sono molto orgogliosa dell’importante riconoscimento. Per questo devo anche ringraziare il presidente Malagò”. 

“Per Pechino parto con tantissime aspettative. Sarà la mia terza presenza olimpica e non vedo l’ora. Cercherò di dare il 110 per cento delle energie per mostrare il meglio di me in entrambe le competizioni”. Lo snowboard cross infatti è uno di quelli sport – assieme al salto con gli sci, gli aerials e lo short track – in cui il Comitato olimpico internazionale ha introdotto a Pechino una gara mista, in cui ogni nazione deve schierare una formazione composta da uomini e donne. Questa è la strategia avviata dal Cio per ridurre la disparità di genere nello sport e sembra funzionare: i tifosi apprezzano perché crescono i contenuti da vedere e i broadcaster gradiscono perché aumenta la copertura televisiva. Sono felici soprattutto gli atleti: “Per noi è fantastico – confessa Moioli – una gara in più significa un’opportunità in più per misurarsi con gli avversari, ma soprattutto per andare a medaglia. Inoltre a me il format misto piace molto”. Moioli sorride anche perché ha vinto, insieme al collega Lorenzo Sommariva, l’unica gara di squadra fatta in stagione.

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Gli snowboarder sono stati tra i pochissimi atleti ad aver potuto testare il tracciato olimpico. Le difficoltà legate alla pandemia e le severe norme che regolano gli ingressi in Cina hanno portato all’annullamento delle tappe preolimpiche dello sci alpino e del biathlon. “Nella gara cinese di Secret Garden sono arrivata terza. Un buon risultato, ma soprattutto ho potuto studiare la pista olimpica: non si tratta di un percorso difficilissimo, ma è molto lungo, quasi un minuto e mezzo”. Di solito le gare di snowboard cross durano circa un minuto, a volte anche meno. È comprensibile il tentativo degli organizzatori di creare un tracciato non troppo complesso per garantire più spettacolo ed equilibrio. “Però, in tutta onestà, io preferirei una pista più tecnica: sarebbe più adatta al mio stile.”

La bergamasca arriva ai Giochi avendo raccolto buone sensazioni, anche se non in ogni gara: “A Cervinia il feeling era ottimo, pista e neve mi piacevano (ha vinto la gara, nda). Durante la trasferta in Russia invece ho faticato maggiormente: nella mia batteria di semifinale sono arrivata terza e ho fatto la small final, che ho vinto, arrivando al quinto posto complessivo. Questo weekend andiamo a Cortina, dove correremo in notturna sulla pista Socrepes. Vedremo”.

Pur avendo 26 anni “mi presento a Pechino avendo già affrontato due Olimpiadi. L’esperienza che ho potuto maturare in tutti questi anni è fondamentale. Mi aiuterà a gestire la pressione della gara e a non commettere errori”. Il cammino olimpico di Moioli è il perfetto specchio dalla sua maturazione. Il suo rapporto con i Giochi era incominciato con una grossa amarezza: caduta e grave infortunio al ginocchio nella finale di Sochi 2014 proprio quando stava per completare la rimonta per il bronzo. Il dispiacere non l’ha fermata e a Pyeongchang ha dimostrato come si superano le difficoltà, conquistando l’oro con fermezza. L’unicità del suo recupero l’ha certificata anche il Cio, inserendo Moioli nel documentario a puntate “Against All Odds” (Contro ogni previsione).

Grazie al soggiorno in Cina Moioli ha già collaudato la lunga burocrazia e i numerosi controlli che le autorità locali impongono per rispettare la politica “zero Covid”. Gli atleti vaccinati  potranno evitare la quarantena, ma si potranno muovere soltanto all’interno della bolla olimpica, che non si allontana troppo dal percorso aeroporto-hotel-campo gara. Confida che “soprattutto mi preoccupa un’eventuale contagio prima di entrare nella bolla. Quello potrebbe essere complicato da gestire”. Moioli, casco giallo fluo, gareggerà nella notte italiana tra l’8 e il 9 febbraio, mentre la gara di squadra sarà nella notte tra l’11 e il 12. Entrambe le finali saranno in mattinata. L’altra speranza è che la sua grande amica Goggia possa essere in Cina per quei giorni. 

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