Foto Spada/LaPresse

Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Atalanta, un fiume in piena

Alessandro Bonan

Il tempo di Gasperini, del calcio suo e della squadra che allena, è in divenire da tanti anni, ormai, e pare non fermarsi più. Oltre a tattica e distintivo c'è anche tanta psicologia: vedi Ilicic e Muriel

Ci sono momenti in cui il tempo sembra scoppiare come un fiume in subbuglio dopo una tempesta, e momenti in cui si ferma, immobile come l’acqua di un lago. Il tempo di Gasperini, del calcio suo e della squadra che allena, l’Atalanta, è in divenire da tanti anni, ormai, e pare non fermarsi più. Scorre, per dirla come il filosofo, e non è possibile immergersi due volte nell’acqua del suo stesso andare. Avanza proprio come un fiume in discesa e si butta a capofitto dentro cascate da cui riemerge più potente di prima. Gasperini valorizza i suoi uomini rendendoli più forti e anche più belli. Chi era Demiral alla Juventus se non un semplice comprimario? Chi erano Freuler, Djimsiti, Malinovski, Palomino, Maehle, Pessina, gli infortunati Hateboer e Gosens, lo stesso triplettista Pasalic, Freuler, tanto per fare alcuni nomi. E soprattutto quanto valevano ieri lo sloveno stanco e il colombiano panciuto? E a chi piaceva la robustezza così greve da sembrare lenta, dell’altro cafetero, lo Zapata che quando gioca ormai praticamente segna? Ilicic con Gasperini ha scelto un ruolo da protagonista, svegliandosi dal suo torpore. Prima giocava con la testa che sembrava perennemente da un’altra parte, sui monti, sotto il mare.

 

Lo sloveno all’Atalanta ha ritrovato la scossa, che in campo si manifesta con una sterzata. Dopo il primo lockdown si è nuovamente addormentato, impaurito, sciupato, determinato a fuggire ancora dalla realtà. Gasperini piano piano lo sta recuperando, un gioco fatto di specchi nel quale Ilicic ogni volta riscopre se stesso, piacendosi un po’ di più. Un gioco mentale, dunque. A riprova del fatto che Gasperini non è solo tutto tattica e distintivo ma anche psicologia, il lato oscuro del mestiere ma non per questo meno importante. Sdraiato sul lettino del dottor Freud di Grugliasco anche Muriel, da sempre incostante procuratore di azioni mirabolanti. Con Gasperini, Muriel ha dato un senso al suo infinito talento, toccando la palla per il risultato e non per un semplice boato della folla. A volte si dimentica quanto sia bravo, trasformando il Gasp in una marionetta cattiva che lo rimprovera, con i suoi scatti e qualche urlaccio dalla panchina.

Il resto lo fa il gioco, che all’Atalanta sembra scaturire da una profonda convinzione, quella di essere una squadra più forte del suo passato, della sua tradizione, della sua stessa importanza “politica” nel calcio delle grandi. Una squadra che fa scoppiare il tempo e lo rende più veloce, imprevedibile, attuale e futuro. Con un pizzico di passato, che viene dalla neve dei capelli dello stesso uomo che quel calcio lo sta insegnando e a cui manca solo il miracolo di una vittoria finale. Un fiume in piena che si getti nel lago e lo trasformi in mare.

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