Il segreto di Football manager è un paradosso

Andrea Trapani

Il gioco manageriale è una resistenza alla modernità del gioco online. Resiste uguale (eppur sempre in continuo aggiornamento) a se stesso. Per questo piace così tanto

Football Manager vive e combatte assieme a noi. La presentazione dell’edizione 2022 non solo accontenta la sua fetta di appassionati ma continua a rappresentare una mosca bianca nel mondo dei videogiochi.

Non è facile capire il perché, specie se non lo si conosce. Per una volta partiamo dalla conclusione.

In un’appassionata recensione dei giorni scorsi, nell’incipit di introduzione, si può trovare probabilmente il perché continui a sopravvivere con così tanta forza e utenti: “Uno dei motivi per cui amo profondamente Football Manager è perché trattasi di un paradosso, e i paradossi sono affascinanti, perché alla fine spiegano molto meglio dei ragionamenti lineari la complessità dell’esistenza. Se ci pensate un attimo”, scrive Davide "Shea" Mancini, “è facile capire perché: il calcio è uno sport imprevedibile per definizione, complesso, dove quasi ogni gesto è irripetibile. Le variabili, in campo, ogni volta che si produce un’azione, sono incalcolabili e, di base, anche volendo astrarre e prendere come assoluto il discorso tecnico e tattico, ci sarebbe la componente umana che cambia tutto”.

 

Un paradosso alla base del successo

Insomma, la fortuna di Football Manager stessa è un paradosso, “perché simulare con verosimiglianza tutto quello che ho detto finora è praticamente impossibile, eppure la serie di Sports Interactive è diventata uno strumento fondamentale per gli addetti ai lavori, un gioco che ha radici profonde nella realtà, che in un certo senso la racconta, la spiega, la anticipa” continua Mancini.

Cosa c’è dietro a questa frase? Un mondo complesso e variegato che racconta l’evoluzione tecnologica (e sociale) di questi decenni. Giocare online ormai è una cosa diversa da quella che era per i giovani nati a cavallo tra il 1960 e il 1980. Non è una questione di nostalgia, forse il contrario. I videogame, come ogni gioco, sono diventati una cosa seria tanto che potrebbero entrare alle Olimpiadi. In realtà anche in Italia l’avvio di questo settore è avvenuto negli anni '80 ma tra mancante sponsorizzazioni e linee internet non adeguate, gli eSport hanno avuto bisogno di molti più anni per raggiungere i livelli che troviamo all’estero. eSport appunto, non un termine a caso. Gli eSport, per chi ancora non li conosce, sono una forma di competizione che avviene tramite e grazie ai videogiochi. Il prefisso “e” sta per “electronic” e sottolinea il carattere digitale di questo fenomeno. Non tutti i videogiocatori sono professionisti, la grande base proprio non lo è. Però questo è un settore industriale in costante crescita grazie alla passione di milioni di adolescenti per i quali i videogiochi rappresentano anche il futuro delle competizioni sportive.

 

Non solo eSport, i volontari di Football Manager

Ci sono centinaia di titoli in questa categoria: da quelli strategici agli sparatutto, le simulazioni calcistiche, persino Tetris ha il suo campionato. In questo mondo vivono e prosperano FIFA e PES (con eFootball 2022 pronto a sostituirlo nell’albo genealogico, ndr). Due prodotti maturi e in concorrenza fra di sé: il primo è stato creato dalla società statunitense EA Sports e il secondo dalla giapponese Konami. Una sfida a tutto campo, perfino sulle squadre rappresentate, oltre che su grafica e realismo delle azioni.

Ecco. Football Manager non è tutto questo: è un videogioco, ha dei veri e propri professionisti ma è un’altra cosa. Qui si diventa allenatori di una squadra di calcio (nazionali comprese), rispetto a PES e FIFA il gioco è puramente manageriale. Certo, si possono fare cambi di tattiche e giocatori nel corso delle partite, ma la sua forza è nei dati.

Il database di Football Manager, compilato grazie all'aiuto di migliaia di volontari in tutto il mondo, diventa ogni anno più grande e quindi più completo. Una mole di informazioni, a volte perfino superflue per un occhio inesperto, diventate la forza di un videogioco che punta più sui risultati che sull’estetica. Una specie di “calcio all’antica” contro la modernità. Chi preferisce PES o FIFA, già da prima del successo degli stream su Twitch, spesso non gioca solo per vincere ma anche per registrare l’azione più bella da condividere con gli amici tanto che alcune (video)giocate di questi utenti sono diventate famose e popolari come quelle dei (veri) calciatori nei (veri) campionati.

Football Manager è diverso, il suo fine sta nell’appagamento di tutti coloro che, annoiati dalla continua affermazione voyeuristica del calcio moderno, trovano la loro soddisfazione nell’elaborare strategie e nel tradurre i dati in gioco. Per loro la “vera anima del calcio” viene trasportata più facilmente tra le proprie mura dalla condivisione con altri utenti che rimanendo per ore in multistreaming con sconosciuti. Citando Alberto “Panoz” Scotta, capo della ricerca e responsabile del database italiano, Football Manager trasuda passione, è evidentemente creato da appassionati per altri appassionati, e del resto è proprio la community a rappresentare la marcia in più di questo videogame, pronta a ogni edizione a mettersi all’opera con la creazione di skin, loghi, maglie e volti che servono per personalizzare al massimo il gioco e che per molti sono parte integrante dello stesso.

Insomma, come dice il claim dell’edizione di quest’anno, "il destino del tuo club dipende da te". Un appagamento che altri videogiochi non daranno mai. Almeno agli appassionati di FM.

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