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Vinatzer, dall'Alto Adige per interrompere il digiuno nello slalom

Stefano Vegliani

A Sölden inizia la stagione dello sci e il talento altoatesino è pronto al debutto nel Gigante in Coppa del Mondo. La vittoria nella prova manca dal 2012, un'eternità

“Tomba? È capitato che mi telefonasse per farmi i complimenti dopo una buona prova, l’ho incontrato a qualche gara, quando lo  hanno invitato come spettatore. Una persona cordiale, mi ha sempre dato buoni consigli”. Alex Vinatzer è nato il 22 settembre del 1999, Alberto Tomba aveva smesso di sciare da 524 giorni. Come si capisce dal suo racconto al Foglio Sportivo non è nato e cresciuto nel mito dell’Albertone nazionale: un macigno che ha messo ko tanti azzurri promettenti, schiacciati dalla responsabilità di essere il nuovo Tomba; lo racconta bene Giorgio Rocca nella sua biografia “Lo Slalom” appena uscita per Hoepli.

“Tomba l’ho guardato su YouTube, faceva impressione, grandioso, ma il mio idolo da ragazzo era Bode Miller, andava forte in tutte le discipline”, racconta Vinatzer. “Mi piacerebbe diventare come lui, ma per ora mi sono dedicato soprattutto allo slalom, anche se domenica sul ghiacciaio di Sölden (diretta Raisport ed Eurosport alle ore 10 e 13.30) farò la mia prima gara di Gigante in Coppa del Mondo. In allenamento sono sempre stato vicino ai miei compagni. Avrò un numero di partenza molto alto e spero di qualificarmi per la seconda manche”.  La gara maschile sarà preceduta sabato da quella femminile (10 e 13.15) dove Marta Bassino, Federica Brignone e Sofia Goggia vanno a caccia del podio. 

Alex Vintazer, 22 anni compiuti da poco, è la promessa azzurra dello sci maschile, sezione prove tecniche, quelli che fanno le curve insomma: gigante e slalom. Perché nelle prove veloci, aspettando qualche giovane, abbiamo Dominik Paris che ha già vinto più di Kristian Ghedina e l’inossidabile Christof Innerhofer, ma tra le porte più strette gli azzurri non vedono un successo in Coppa del Mondo dal 5 gennaio 2017, quando Manfred Möllg vinse lo slalom di Zagabria. In Gigante bisogna risalire invece al 26 febbraio 2012 con Max Blardone a Crans Montana. Tomba in undici stagioni ha vinto 50 gare, nei 14 anni successivi abbiamo raccolto 28 affermazioni spalmate su 9 atleti. Dato per scontato che di Tomba ne nasce uno ogni tanto c’è un’evidente povertà di risultati, anche se Giuliano Razzoli nel 2010 a Vancouver ha vinto l’oro olimpico di slalom, siamo praticamente in crisi di astinenza. 

Alex, che ha in curriculum un oro e un argento ai campionati mondiali jr, è tra i migliori già da due stagioni: il primo podio nel gennaio 2020, in dicembre dell’anno scorso ha cominciato in modo promettente: quarto e terzo nei primi due slalom per poi infilare cinque fallimenti tra inforcate, uscite o mancate qualificazioni. Si è ripreso giusto a fine stagione con un quarto posto ai Mondiali di Cortina. Ora si ricomincia aspettando l’acuto: “Non ho il conto di quanti pali ho fatto quest’estate, ma so che ho inforcato una volta sola”.

“L’allenamento è andato benissimo”, ci tiene a precisare Roberto Lorenzi, il direttore tecnico della Nazionale Slalom e Gigante, “Alex è in forma, ha dedicato tanto tempo anche al setup dei materiali che l’anno scorso gli avevano procurato qualche problema nelle gare andate male. Ora sembra tutto a posto, è sereno. È il prototipo dello slalomista moderno, alto, veloce, riflessi rapidissimi. Gli avversari studiano la sua sciata, così come quella del francese Clemant Noel, due anni più vecchio, già otto vittorie. Noel lo guardiamo e riguardiamo al video anche noi: c’è sempre da imparare”.

L’appuntamento clou della stagione sono le Olimpiadi di Pechino. Lo slalom è in programma il 16 febbraio allo Yanqing Alpine Center, 90 chilometri dalla capitale che sarà raggiunta da un treno super veloce. Alez Vinatzer non sarà un esordiente, perché c’era già nel 2018 a Pyeongchang in Corea. Mandato per fare esperienza non arrivò al traguardo della prima manche: “Sicuramente mi è servito, perché quando arrivi alle Olimpiadi sei proiettato in un mondo nuovo, l’emozione ti pervade, è difficile rimanere concentrati; io questo impatto l’ho già superato. Purtroppo causa Covid vivremo in un’enorme bolla che non ci permetterà di capire molto della Cina e dei cinesi. La grande preoccupazione sarà la neve, così diversa da quelle delle nostre Alpi”. “Per la chiusura delle frontiere sono saltate le gare dell’anno scorso, quindi non abbiamo potuto provare”, racconta Lorenzi. “Sarà un’incognita per tutti, soprattutto nella messa a punto dei materiali, a seconda del tipo di neve lo sci ha reazioni diverse e sarebbe stato importante avere qualche prova sul campo. Certo sarà uguale per tutti”.

Alex viene dalla Val Gardena, figlio di albergatori (Hotel Savoy a Selva di Val Gardena, 4 stelle superior), con Jannik Sinner e il pallavolista Simone Giannelli rappresenta la nouvelle vague dello sport altoatesino. Una generazione Z che parla un italiano eccellente, lontano da certi stereotipi  del passato: “Io sono cresciuto in un’area turistica, Jannik è andato presto a Bordighera, Giannelli è di Bolzano, sicuramente ci sono zone nelle valli dove si parla ancora esclusivamente ladino o tedesco. Sono stato fortunato. Molto devo alla mia famiglia che mi ha sempre supportato senza essere ingombrante. Ho fatto le scuole superiori in un liceo sportivo in Austria: lontano da casa ho imparato a gestirmi in autonomia. A questo aggiungerei che senza parlare di un sistema Alto Adige che funziona rispetto al resto d’Italia, credo che alla base delle nostre affermazioni ci sia un approccio diverso allo sport dei giovani. Fino a una certa età non ci sono particolari pressioni. Un bambino pratica contemporaneamente diversi sport, prima di fare una scelta che lo può portare verso un agonismo spinto. Io stesso ho giocato a calcio fino ai 15 anni, mi divertivo con il tennis. Poi ho scelto lo sci. È noto che Sinner fosse un ottimo sciatore, vinceva nella sua categoria, è più giovane di me e quindi non ci siamo mai incrociati nelle gare locali, poi ha preferito il tennis. Questa multidisciplinarietà da piccoli garantisce un bagaglio motorio che poi diventa importante da atleti adulti”. 

Un anno fa alla presentazione delle squadre nazionali Alex Vinatzer si era fatto notare per essere l’unico ad aver scaricato Immuni, l’app di tracciamento per i contagi Covid: “Conoscere italiano, tedesco e inglese mi permette di informarmi a 360 gradi; anche i social, stando molto attenti alle fake news, possono essere un buon canale. Ci tengo ad avere una mia opinione, non seguire quello che fanno gli altri”. La montagna d’inverno, dopo un anno difficile, per gli atleti con le gare a porte chiuse, ma soprattutto per il turismo con gli impianti fermi, è pronta a ripartire con obbligo di green pass cui si aggiungeranno dal 1 gennaio 2022 il divieto di sciare in stato di ebrezza, insomma niente più bombardino. “Sono d’accordo sul green pass, anche solo grazie a un tampone”, conclude la chiacchierata col Foglio Sportivo Alex Vintazer, “è giusto avere precauzioni per continuare a tenere sotto controllo la pandemia, sono invece un po’ più perplesso sull’alcol test. Sedersi a tavola in rifugio con un buon vino è uno dei piaceri della giornata sugli sci, questo non può essere penalizzato. Diverso è il discorso per chi esagera: non si può sciare ubriachi”.

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