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Così i maestri di sci salveranno la montagna anche d'estate

Paola Bulbarelli

In Lombardia il recupero del settore sciistico passa anche investendo ulteriori competenze degli operatori e 'destagionalizzando'. Per farlo però i 40 milioni del dl Sostegni sono ancora pochi 

 

Sono fermi dall’8 marzo 2020, un periodo lunghissimo, e così potrebbe essere fino a novembre-dicembre 2021. Viene l’estate (delle possibili vacanze in montagna) ma non è un buon motivo per tralasciare i maestri di sci: non se la passano bene e ipotetici rimedi non sono dietro l’angolo. Inoltre, il loro caso specifico pone anche problemi più generali per il turismo lombardo. Il tema è stato trattato durante un’audizione in commissione Attività produttive e turismo al Pirellone, dove sono stati ascoltati i presidenti di Amsi ( Associazione maestri di sci italiani) di Lombardia e Nazionale, Luciano Stampa e Maurizio Bonelli, e il presidente del Collegio maestri di sci lombardo Cristian Pedretti, grazie all’interessamento della consigliera della Lega Simona Pedrazzi. “Vengo dalla provincia di Sondrio, dalla Valmalenco, nata e cresciuta con i maestri di sci” racconta Pedrazzi. “Ho un contatto diretto e da sempre c’è un buon rapporto con gli operatori della montagna”.

I problemi non sono da poco: niente entrate da oltre un anno. “Questa categoria sta affrontando un momento molto difficile. In Lombardia sono circa 2.600 i maestri di sci e più di 60 le scuole ferme dal marzo dell’anno scorso”. E’ il disastro Covid. Ma c’è un aspetto ulteriore, che riguarda il ruolo dei maestri: che possono e devono essere non solo operatori sportivi ma anche operatori turistici, in grado di favorire e promuovere lo sviluppo delle località montane. “Sono professionisti preparati che oltre a vantare competenze tecnico sportive e a poter operare in azioni di primo soccorso sono profondi conoscitori dell’ambiente e della montagna”.

 

Diventa quindi quanto mai necessario destagionalizzare questa attività lavorativa e renderla operativa tutto l’anno, consentendo loro di integrare, grazie a corsi aggiuntivi, la formazione per diventare professionisti di media montagna. Si tratta della possibilità di colmare uno spazio, quello appunto degli accompagnatori turistici di escursioni, mountain bike, di guide per gli eco musei. Fattore questo, che inciderebbe anche positivamente nel contrasto allo spopolamento delle montagne da parte dei giovani. Altra questione importante è quella di poter accedere agli impianti di risalita nella stagione estiva, come ad esempio allo Stelvio e al Tonale, con i propri allievi. Va segnalato che Regione Lombardia è l’unica in Italia ad avere un sistema ski-pass comune. “Il principale auspicio dei maestri è di poter avere una seconda possibilità”, dice Pedrazzi. “Non devono essere considerati solo promotori di una attività come lo sci, vorrebbero ampliare il loro ruolo anche alla stagione estiva”. Polemiche da parte di chi ricopre già questi ruoli? “La problematica c’è. Ma è anche vero che non si va a rubare nulla ma a integrare: la richiesta per queste attività è molto elevata e crediamo che sarà un trend in ascesa”.

 

Partendo dal tema dei maestri di sci, è insomma in gioco la possibilità di un rilancio complessivo per un settore turistico cruciale per la Lombardia, con numeri che possono tornare a crescere. Ma bisogna modificare un po’ le caratteristiche di un’offerta tradizionalmente centrata sulle seconde case, e che invece può evolvere verso un’offerta di servizi come avviene ad esempio in altri comprensori alpini. Ma i problemi non finiscono lì. “Le scuole di sci non possono essere iscritte alla Camera di Commercio, e di conseguenza non possono nemmeno accedere ai bandi regionali per ottenere fondi che potrebbero servire, ad esempio, anche per pagare le spese di segreteria o gli affitti delle sedi”.

A ciò si aggiunge il fatto di essere stati esclusi fino ad ora da tutti i ristori statali, e di poter probabilmente contare solo sul dl Sostegni, che prevedendo 40 milioni di euro come fondi per la montagna, si tradurrebbero in circa 2.600 euro per ogni maestro. “Una cifra che non è sufficiente e discriminatoria rispetto ad altre categorie di lavoratori stagionali che hanno già percepito aiuti”. Tra le richieste emerse quindi, c’è anche quella di chiedere alla Lombardia di seguire la strada già intrapresa Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo di integrare il fondo nazionale per permettere ai maestri e alle loro famiglie di superare questo difficile momento. “Tutte proposte legittime che verranno ora sottoposte all’attenzione della Giunta regionale”. 

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