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Tra Mourinho e la Juventus non c'è solo rivalità. c'è pure antipatia

Giorgio Burreddu

L'incompatibilità tra l'allenatore portoghese e i bianconeri è nata (forse, chissà) in un pomeriggio di piena estate di tredici anni fa agli albori della sua esperienza all’Inter. Da allora si sono sommati diversi battibecchi. Riassunto delle puntate precedenti in vista di Juventus-Roma

Mou vs Juve. Riassunto delle puntate precedenti.

Gironi di Champions League. L’anno è il 2018, l’Allianz Stadium di Torino lo sfondo. José Mourinho allena il Manchester United e per 94 lunghissimi, indecifrabili minuti i tifosi bianconeri ne cantano le ingiurie. Finirà con rimonta e successo dei Red Devils nel finale. E ovviamente con una provocazione: Mourinho mano all’orecchio come a dire ne voglio di più, ancora, non vi sento. “Sono stato insultato per novanta minuti, io sono venuto qui solo per fare il mio lavoro, niente di più”. Che fantastico bugiardo è diventato José in questi anni. Ha affinato la tecnica, smussato i contorni, rifilato gli angoli. Ma le sue parole restano e fanno sempre rumore. Come all’andata, quando all’Old Trafford il suo Manchester aveva perso di misura per via di gol di Dybala. Mou era uscito dal campo mostrando le tre dita ai tifosi juventini venuti dall’Italia: "Loro hanno dei problemi col mio Triplete all’Inter, ma io l’ho vinto e loro non ancora. Anche se hanno tutto il potenziale per farlo. Mi hanno insultato per via di quei ricordi che per loro sono negativi”.

 

Diciamolo: non è solo una rivalità. Quella tra Mourinho e l’universo-Juve è proprio antipatia. Nata (forse, chissà) in un pomeriggio di piena estate di tredici anni fa agli albori della sua esperienza all’Inter. Allora il tecnico della Juventus era Claudio Ranieri. “Ormai è troppo vecchio per cambiare mentalità, a quasi 70 anni (ne aveva 57 ndr) ha vinto solo una Supercoppa e un’altra piccola coppa”, lo sfidò Mourinho. José vinse all’andata, pareggiò (in extremis) al ritorno. A marzo 2009, pochi mesi prima di vincere lo scudetto, si presentò sul palcoscenico della conferenza stampa. Qui parliamo di evergreen, signori. Come: “Prostituzione intelectuale” o “zero tituli”. Sette minuti e ventotto secondi di alto godimento su YouTube. E fu in quell'occasione che dichiarò la sua avversione per la Juventus: “Non si è parlato della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali. Noi abbiamo vinto solo una partita con un errore arbitrale, a Siena”. E ancora: "Se Ranieri è al fianco di Spalletti, io sono al fianco di tutti gli allenatori che hanno perso punti contro la Juventus per errori arbitrali”. È un principio rivoluzionario, di rottura col sistema. Mourinho avanguardista.

Quella con la Juve non è ruggine, è tensione. Altissima tensione. A dicembre del 2009 si fece cacciare dopo appena venti minuti (l’Inter quella volta perse 2-1). Mentre un anno più tardi, quello del Triplete, eliminò la Juve dai quarti di finale di Coppa Italia, ma andò su tutte le furie per un rigore fischiato ai bianconeri: “Una vergogna, è il calcio che chiede quel rigore, non l'Inter. Il guardalinee era lì a pochi metri, incredibile. Al 45esimo si è giocato a pallamano”. E ancora: “Anche la Juve si lamenta per un fuorigioco? Bisogna essere onesti. Se protestano e dicono che non concederci il rigore è stato vergognoso, io mi tolgo il cappello. Altrimenti perdono la loro dignità”. A marzo, in un’altra conferenza stampa immortale, parlò di struzzi (“Non capisco perché per quello che succede nel calcio italiano dobbiamo tutti fare come quell’animale di cui non so dire il nome in italiano, che mette la testa là”) e di centimetri (“Però di aree di 25 metri ce n'è solo una in Italia”). Meglio di una serie tv. Va ora in onda un’altra puntata. Ma con una certezza a rassicurarci tutti: “La Juventus è quella squadra che non potrò mai allenare dopo essere stato sulla panchina dell’Inter”.

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