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Tragedia e commedia azzurra. E ora via a giorni di psicodramma in vista dei quarti

Andrea Minuz

L'Italia batte l'Austria ai supplementari e per un po' ci si dimentica della polemica dell'inghinocchiarsi sì o inginocchiarsi no. Meglio il dibattito sulla Coca cola di Cristiano Ronaldo

Vogliamo parlare per sei giorni della faccia e del magnifico sorriso di Vialli mentre abbraccia Mancini. Vogliamo parlare dello stop di petto di Chiesa, della parata di Donnarumma, delle galoppate di Spinazzola, di Antonio Di Gennaro che quasi sviene in telecronaca, dei cori a Londra e dei clacson a Lungotevere. Vogliamo parlare di Altobelli che in diretta chiede di andarsi a riprende Patrick Zaki e di Maurizio Battista presentato a “Notti Europee” come “un grande comico ma soprattutto un grande italiano”. Vogliamo parlare di Mancini che dopo il secondo gol scansa tutti e per prima cosa s’aggiusta il ciuffo, e di una squadra che quando non vince con tre gol bellissimi, vince con un magnifico var e dei supplementari da infarto. Perché a Wembley s’avanzava già la tragedia nazionale, il tracollo, la catastrofe, l’inabissamento, l’inimmaginabile ritirata agli ottavi (vietato dire Caporetto, c’è di mezzo l’Austria). Si era sovrastimata la Svizzera, si è sottostimata l’Austria (“l’Austria è una squadra tra virgolette tedesca”, spiega Alberto Rimedio nell’ora più buia del secondo tempo, qualsiasi cosa voglia dire). Ecco invece l’Isonzo, il Piave, i combattenti vittoriosi della Marna e di Vittorio Veneto, il volo su Vienna del Vate. Italia-Austria rischiava di essere una partita ricordata solo per la mancata inginocchiata. E Dio ci scampi da altri sei giorni di psicodramma fino ai quarti.

Meglio il dibattito sulla Coca-Cola di Ronaldo. Non s’era mai vista così tanta suspense per le ginocchia prima di una partita, tranne che per infortuni, rigonfiamenti, infiltrazioni. C’era l'indice ammonitore di Letta: ci si inginocchi tutti, senza se e senza ma. C’era il video appello di Saviano, forse anche una telefonata nella notte con Bonucci per trattare. C’era la destra furibonda: inginocchiarci e per giunta di fronte agli austriaci? Giammai! C’era il Mancio che ormai parla da statista: “Io sono per la libertà” (siamo a Wembley, del resto, qui la libertà è una cosa seria). C'era la soluzione all'italiana, aspettiamo di capire cosa fanno gli altri e poi ci regoliamo, armiamoci e partite. A restituire la cosmicomica perdita della misura e tutto il senso dell’impazzimento collettivo c’ha pensato per fortuna il meraviglioso lapsus di Chiellini: “Cercheremo di combattere il nazismo in altri modi”. Sintesi impeccabile. Meglio di un editoriale. 

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