Roberto Mancini, allenatore dell'Italia, già qualificata agli ottavi dopo le vittorie su Turchia e Svizzera (LaPresse)

Euro 2020

Pazzi per il Mancio

Andrea Minuz

Entusiasmo alle stelle per gli Azzurri e Locatelli non è più solo quello delle dirette sulla pandemia

Si rivedono i caroselli con le auto, le grigliate in giardino, i maxischermi, le piazze piene di giovani in festa (ma con la folla che “defluisce ordinata e distanziata” per non far arrabbiare Galli della Loggia). Ritorna l’Italia unita dei balconi. L’entusiasmo è alle stelle. Un’Italia che è già leggenda. Al vaglio le prime ipotesi per i festeggiamenti dopo la finale: incoronazione di Lino Banfi al Quirinale, spogliarello di Paola Ferrari al Circo Massimo, Gay Pride col carro della Nazionale. Bravissimi nel bel canto, inventiamo un nuovo coro per smarcarci dai francesi che ora ci copiano il refrain del 2006. Po-po-porcaputténa è “la frase amuleto”, come dicono a “Notti Europee”.

 

L’Italia strapaesana di Lino Banfi e quella cosmopolita di Mario Draghi finalmente insieme, come una grande coalizione dei moderati. Anche Mancini, dopo Immobile con la Turchia, cita in conferenza stampa il “5-5-5” di Oronzo Canà. Anche Paola Ferrari si lancia in un’acrobazia di gamba che è un omaggio a vecchi cult del Maestro, “L’insegnante viene a casa”, “La liceale nella classe dei ripetenti” (altro che “Basic Instinct”). Le polemiche virologiche sbiadiscono o si sintonizzano sul calcio. Dopo Rivera e Mazzola, Rivera e Burioni (che è anche uno scontro tricologico pazzesco). “Locatelli” non evoca più le dirette della Protezione civile o il “terzo richiamo” per gli italiani, ma una formidabile doppietta alla Svizzera. Già, la Svizzera. Presentata per tutta la settimana come una corazzata, “tra le prime dieci del ranking europeo”, candidata a dominare il girone, la Svizzera era in realtà la Svizzera. La proverbiale gita a Chiasso, una scampagnata.

 

“Non è la Francia. Non è il Portogallo. Non è il Belgio, ma è sempre un avversario di fascia medio-alta”, dice Alberto Rimedio che insiste anche dopo il due a zero per noi (mentre quelli non hanno fatto ancora un tiro in porta). Ma l’enfasi della vittoria non sente ragioni. Anche D’Alema elogia lo “straordinario salto verso la modernità e il progresso” del nostro bel gioco. Ritroviamo un “senso pieno di comunità”, come ha spiegato Veltroni dopo la Turchia. Nell’intervallo, in quota “basta lottizzazione e fuori i partiti dalla Rai”, va in onda anche una bella intervista a Roberto Fico: “Questa è un ripartenza importante, l’Italia è un paese forte che ama lavorare, divertirsi, socializzare”. Non necessariamente in quest’ordine. Siamo tutti pazzi dell’Italia di Mancini. Siamo tutti “froci per il Mancio”, come si diceva nell’anno dello scudetto della Lazio e non si può dire oggi. Lanciò l’idea  lo scrittore e grande laziale, Alessandro Piperno (era un gesto d’amore fluido e puro, ché qui ormai tocca spiegare tutto). 
 

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