editoriali
Viva la superlega delle racchette
Più soldi, più spettacolo. Il progetto One Tennis può cambiare il tennis in meglio
Il tennis maschile e femminile potrebbe beneficiare di una unità attesa da anni, nei premi e nel calendario ora diviso in tornei sempre coincidenti, a discapito delle tenniste. L’operazione è di Cvc Capital Partner, fondo d’investimenti con sede a Londra specializzato in eventi sportivi e scommesse ma non solo: in Italia controlla Recordati (medicinali) e Cerved (rating finanziari), negli Usa Samsonite (valige), in Spagna è secondo azionista di Abertis (infrastrutture).
Il focus resta però lo sport del quale intende proporre un’offerta globale per tutte le stagioni e tutte le piattaforme media, nonché per le scommesse (è anche azionista di Sisal). Il fondo è stato anche proprietario di Formula One, poi ceduto a Liberty Media, e tuttora di Moto Gp, ha investito nel rugby, volley e calcio: la maggior quota dei diritti della serie A italiana e della Bundesliga sono di Cvc. Tuttavia si era dissociato dal progetto Superlega benché globalizzazione e spettacolarizzazione siano i suoi obiettivi.
Prima dell’arrivo di Cvc la Formula Uno era un affare privato di Bernie Ecclestone, l’uomo che pure ha trasformato l’automobilismo in business. Il tennis non è da tempo amatoriale ma ha due problemi: un circuito troppo rigido di tornei, con al vertice i quattro estivi dello Slam (Australia, Usa, Parigi e Wimbledon), e sotto gli Atp 1000, tra i quali Roma, 500 e 250; e la disparità tra tennisti della Association of tennis professionals (Atp) e tenniste della Women’s tennis association (Wta). Uomini e donne hanno circuiti coincidenti solo nei tornei maggiori. I montepremi sono gli stessi nei tornei top ma non in quelli sottostanti. Cvc vuole il 15 per cento di una nuova entità, One Tennis, che si presenta accattivante non solo nel nome.
Si tratta di unire i due circuiti e aumentare i tornei in tutto il mondo (oggi 64 i maschili e 50 i femminili in 31 paesi). La globalizzazione delle racchette significa un tennis 12 mesi l’anno; il che comporta anche un aggiornamento degli impianti dove, come a Roma, non si gioca sotto la pioggia.