(Lapresse)

Il circo del tennis

Lo show deve continuare, ma senza Naomi Osaka

Giorgia Mecca

La tennista numero due del mondo lascia il Roland Garros, ma non sono capricci. E’ il suo mondo contro il loro

La bolla è esplosa. Lo show deve continuare, ma lo farà senza Naomi Osaka, che ha deciso di ritirarsi dal Roland Garros. La tennista numero due del mondo, vincitrice di quattro titoli Slam, domenica ha ricevuto una multa per essersi rifiutata di partecipare alla conferenza stampa dopo il  match, come aveva annunciato prima dell’inizio del torneo. 

 

L’hanno accusata di essere una “principessina arrogante”, di fare i capricci, le hanno fatto notare che i rapporti con i media sono parte del mestiere, un privilegio: “Senza i giornali e l’attenzione che mi riservano non sarei quello che sono”, ha detto Rafa Nadal. Vieni, fatti vedere, e se riesci vinci. Ma nel frattempo il circuito, i direttori dei tornei, i manager delle multinazionali che ricoprono d’oro gli atleti richiedono autografi da firmare, sorrisi per chiunque; essere gentili a comando fa parte del mestiere. I campioni non sono mai campioni e basta, ma eterni testimonial, nelle intenzioni degli sponsor ogni loro gesto dovrebbe servire a vendere qualche maglietta, automobile, qualche orologio in più.

 

Zitti e buoni, questo si richiede ai top player, hanno firmato contratti multimilionari, devono giocare a tennis e onorare la cornice, e non occuparsi di politica, diritti civili, questioni legate alla salute mentale. Sei depressa? Ti passerà. Pensa alla performance, se vinci il primo turno ti porti a casa 60 mila euro. E’  una cifra che rende tollerabili cinque minuti di conferenza stampa in mezzo a sconosciuti, annoiati dopo la trentesima intervista di giornata che spesso e volentieri non sanno cosa chiedere, non hanno visto le partite, vogliono lo scoop (ancora?) senza considerare chi hanno di fronte, giocatrici che ogni volta sembrano salire sul banco degli imputati (cosa aggiunge al tennis una donna esausta data in pasto ai microfoni per raccontare che l’avversaria ha giocato bene, che Parigi è una bella città, che adesso bisogna pensare al prossimo match o, in caso di sconfitta, al prossimo torneo?). 

 

La scorsa estate Naomi Osaka ha deciso di non giocare la semifinale del torneo di Cincinnati per protestare contro l’uccisione di Jacob Blake da parte della polizia. “Voglio supportare la lotta contro l’ingiustizia sociale e la violenza delle forze armate. Sono pronta a concedere il match alla mia avversaria”, aveva detto, boicottando il torneo per una giornata. Follow the money, ma non sempre, non tutte. Anche in uno sport individualista, milionario ed egoriferito come il tennis c’è qualcuno che ritiene che esista qualcosa di più grande del campo. “Grazie allo sport e alla posizione che occupo voglio portare avanti i miei valori e le mie idee, non necessariamente collegate con il tennis. Volete scaricarmi? Andrò avanti comunque”, così parlò Osaka ai suoi sponsor. 

 

Dopo aver vinto il premio Laureus come migliore sportiva dell’anno, lo scorso maggio, aveva detto: “Il mio obiettivo futuro è aiutare il maggior numero di persone”.  Non Wimbledon o il Roland Garros. E ancora: “Se hai una piattaforma è importante che tu la usi”.


Lunedì sera ha ammesso di avere avuto momenti di depressione sin dagli Us Open del 2018, e che ha fatto fatica ad affrontarli, portando alla luce un problema sommerso, un tabù per la cultura giapponese, che considera la depressione una manifestazione di debolezza. Rinunciando al Roland Garros rinuncia al montepremi, si rassegna a perdere punti nel ranking, ma ha deciso di non dover  dare giustificazioni agli sponsor. Sono tutti affari suoi. “Non è un mondo per introversi”, ha detto Tiziana Scalabrin che conduce il bel podcast sul tennis “Quiet please”.

 

Naomi Osaka ha creato un precedente, ha fatto capire che ci deve essere spazio anche per loro, che ai campioni è concesso di soffrire di depressione, di avere improvvisi attacchi di pianto, un’ansia intollerabile, impossibile da gestire. Non sono soldati:  a volte si scende in campo nella peggior versione emotiva di se stessi ed è una violenza essere costretti a partecipare allo spettacolo. “Prenditi cura di te”, le ha scritto Venus Williams, e forse questo è l’unico augurio che Naomi Osaka merita di ricevere.  

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