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Il Coni si affida ancora a Giovanni Malagò, che punta sulle donne

Umberto Zapelloni

Il presidente del Comitato olimpico è stato confermato alla guida dello sport italiano. Al suo fianco la giunta più femminile della storia dell’ente

Beato tra le donne. Nel suo terzo e ultimo mandato alla presidenza del Coni, Giovanni Malagò sarà accompagnato da due vice presidentesse. Si dirà così? Poco importa. A contare è la sostanza. Malagò, in carica dal 19 febbraio 2013 quando sorprese il mondo e soprattutto Lello Pagnozzi, ha vinto con maggioranza quasi bulgara: 55 preferenze (13 per Renato Di Rocco; una per Antonella Belluti; una nulla in cui c’era scritto Giorgetti e una bianca): “Sarà il terzo mandato, l’ultimo. Non mi risparmierò per essere forti e credibili in questo momento di tempesta. Non c’è niente di più bello di fare il presidente del Coni. Sarò sempre dalla parte dello sport. Un grazie anche ai miei avversari, solo elettorali”.

 

La giunta del terzo Governo Malagò è la giunta più femminile della storia dell’ente con cinque signore: oltre a l’ex martellista Silvia Salis (sarà vice presidente vicario) e a Claudia Giordani, entrano anche Norma Gimondi, figlia del grande Felice e vicepresidente del ciclismo, l’allenatrice delle farfalle della ritmica Emanuela Maccarani e la pallavolista Antonella Del Core. Tutte donne dell’area Malagò che ha blindato la giunta anche con gli altri consiglieri Copioli (Moto), Rossi (tiro a volo), Buonfiglio (Canoa), Gravina (calcio) e Di Paola (sport equestri). Il presidente della Federcalcio Gravina con 34 voti è passato come sesto su sette, ma è passato. Ed è importante che in Giunta ci sia anche il calcio.

 

Per farsi rieleggere Malagò ha scelto una sede simbolica, il Tennis Club Bonacossa a Milano, dove il 27 luglio 1946, esattamente 75 anni fa Giulio Onesti venne eletto per la prima volta alla guida dell’Ente. Un omaggio a uno degli uomini più importanti dello sport italiano, ma anche alla città che si appresta a ospitare i Giochi Olimpici invernali insieme a Cortina, una vittoria arrivata anche per il sapiente lavoro politico di Malagò che, senza il boicottaggio dei Cinque Selle avrebbe portato i Giochi a Roma. Il tributo a Milano si legge anche nell’elezione di Claudia Giordani, figlia del grande Aldo, ma soprattutto vice campionessa olimpica che è presidente del Coni milanese. L’ultima volta di Malagò (ma anche di 20 presidenti federali che non potranno essere rieletti la prossima volta) è la prima volta per molte altre cose: la prima volta con due donne alla vice presidenza, la prima volta con due ex atlete alla vicepresidenza, la prima volta con senza nessun presidente federale alla vice presidenza, la prima volta con cinque donne in giunta. Un’elezione ricca di segnali in un momento molto delicato per lo sport italiano. Il primo appuntamento è già in calendario per il 20 maggio quando la giunta sceglierà il porta bandiera (o la porta bandiera) di Tokio che poi il 23 giugno andrà nei giardini del Quirinale a ricevere il Tricolore dalle mani del presidente Mattarella.

 

Senza più l’assillo di una rielezione, Malagò che resterà comunque membro Cio a vita, adesso potrà lavorare davvero per lo sport e un po’ meno per sé stesso, cosa di cui lo accusavano i suoi avversari (politici e federali). È un’ottima notizia per lo sport che avrebbe avuto bisogno di meno litigi e più interventi costruttivi negli ultimi mesi flagellati dal Covid con lo sport paralizzato e senza incassi da stadio e palazzetto.

 

Oggi che il Coni non è più solo, ma affiancato da Sport & Salute che tiene le chiavi della borsa, l’agenda dei prossimi anni ricalca i soliti vecchi temi mai risolti: lo sport nella scuola, la riforma elettorale. C’è un lavoro enorme da fare. Poi chissà che dal cilindro non spunti il primo presidente donna. Anche perché la prossima volta sarà quella della vera rivoluzione con 20 federazioni che cambieranno guida. Sperando che la politica stia a guardare. Senza fare danni.

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