Foto tratta dal profilo Twitter del @vvFoarut

Nei Paesi Bassi donne e uomini giocheranno assieme nelle squadre di calcio

Maurizio Stefanini

La federazione ha deciso di introdurre la possibilità di schierare calciatrici e calciatori assieme nei campionati dilettantistici

Dalla prossima stagione i Paesi Bassi introdurranno la possibilità di far giocare le donne assieme agli uomini nei campionati dilettantistici. “Una nuova opportunità perché le donne possano trovare un posto adeguato sulla scena del calcio”, è stato il tono dell’annuncio della Reale Associazione Neerlandese di Football (Knvb), che parla anche di “un momento storico per il calcio amatoriale nei Paesi Bassi e nel mondo”.

 

In realtà, le squadre miste già esistono: non solo nei Paesi Bassi, ma anche in Italia. Soltanto però per alcune categorie giovanili: in Italia fino ai 13 anni. Quindi Primi Calci, 6 e 7 anni; Categoria Pulcini, 8 e 9 anni; Categoria Esordienti, 10 e 11 anni; e anche Categoria Giovanissimi, 12 e 13 anni, richiedendo apposita deroga, e con maschi fino ai 12. Poi, però, calcio femminile e calcio maschile si separano. In Italia la Federazione Italiana Calcio Femminile nasce nel 1968, e le donne sono ammesse nella Figc nel 1986.

 

Il ramo dilettantistico della Knvb si chiama Nederlands amateurvoetbal e comprende due sezioni: una gioca il sabato e una la domenica per rispettare le diverse sensibilità di protestanti e cattolici. Viene da questa galassia la gran parte dell’1,2 milioni di membri della Knvb e dei suoi 3.150 club. Almeno 2.000 di essi hanno membri donne, per un totale di 183.000.

  

Nei Paesi Bassi era già consentito far giocare maschi e femmine assieme sino a un'età più elevata che in Italia, anche se comunque a volte con permessi speciali. A metà del 2020 è partito il primo esperimento sul tema: è stato concesso alla 19enne Ellen Fokkema di far parte della squadra senior del VV Foarút, squadra di quarta divisione della  Nederlands amateurvoetbal, per la quale aveva appunto già giocato a fianco dei maschi nelle divisioni giovanili. “È stato fantastico poter continuare a giocare per questa squadra”, aveva spiegato, ricordando: “gioco con questi ragazzi da quando avevo cinque anni e mi sarebbe dispiaciuto non poter giocare con loro l’anno prossimo”.

 

Più che un esperimento, un mezzo esperimento: il torneo giocato da Ellen Fokkema è stato sospeso dopo sole sette giornate a causa della pandemia di Covid 19. Tuttavia tutte queste partite sono state monitorate, i dati sono stati analizzati, e vi sono stati accompagnati sondaggi e interviste. La “valutazione complessiva” è stata che “che ci sono buone basi per consentire a tutte le donne di giocare nella categoria Amatori con gli uomini dalla prossima stagione”. Un processo che sarà gestito assieme da club, calciatori e Associazione in modo da assistere nelle scelte, pur senza più bisogno di chiedere i già citati permessi speciali.  

 

Nei Paesi Bassi il calcio femminile fu ammesso nella Knvb nel 1971, e il calcio misto fu ammesso dal 1986 fino ai 12 anni. Dal 1996 era stato esteso tra i 12 e i 18 anni.

 

In Italia un pioniere della integrazione delle donne nel calcio maschile fu Luciano Gaucci, ex presidente del Perugia e della Viterbese. Ad allenare quest'ultima squadra nel 1999 chiamò Carolina Morace. Durò poco: se ne parlò per tutta l’estate, ma quando si partì effettivamente la ex-calciatrice resse solo poche settimane, per poi gettare la spugna proprio per le continue intromissioni del patron. Nel 2003, dopo un nono posto e una Coppa Intertoto, disse all’improvviso che “nessun regolamento vieta a una donna di giocare con i maschi”. “Non abbiamo bisogno di queste cose, atti del genere non servono a nulla”, gli rispose il presidente del Coni Gianni Petrucci. “Se mi ostacoleranno, le donne di tutto il mondo si rivolteranno!”, rispose Gaucci, e provò a contattare le svedesi Victoria Svensson e Hanna Ljungberg.

 

“Siamo realisti noi donne non possiamo giocare contro calciatori come Nesta o Maldini. Se vado a Perugia, finisco in panchina e rischio di perdere la Nazionale e l’Olimpiade di Atene”, rispose la prima. “Questa storia non mi convince. Mi sembra una trovata pubblicitaria, non posso compromettere la mia carriera. E aggiungo che l’offerta economica è modesta”, aggiunse la seconda. Gaucci allora si rivolse alla tedesca Birgit Prinz, appena premiata con il Fifa World Player come miglior calciatrice al Mondo. Lei ci pensò per un po’, ma alla fine padre e manager la spinsero a rifiutare.

 

Gaucci si consolò facendo venire a giocare nel Perugia il figlio di Gheddafi al-Saadi: ribattezzato dai tifosi “Alzati Gheddafi” perché rimase sempre in panchina, giocando una sola partita in due stagioni.

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