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Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Allegri, il bello e l'eternità

Alessandro Bonan

L'ex allenatore della Juventus è il pragmatico per eccellenza, colui secondo il quale il calcio è un gioco semplice per persone furbe e intelligenti. Ai calciatori ha sempre chiesto di fare le cose che sanno fare. Perché all'estero non l'hanno ancora chiamato?

Nel calcio chi vince si garantisce l’eternità. Sarà per questo che molti allenatori non subiscono il fascino a volte traditore della bellezza, ma guardano al sodo, al successo, in qualsiasi maniera lo si raggiunga. Una letteratura sciocca pone il bello avverso al concreto, come se le due facce di un’opera non fossero entrambe importanti. Guardiola ha scelto di prendere tutto: la gloria di un trionfo accompagnata dal premio della critica. Per questo si diverte a citare De Gregori che nella sue canzoni è riuscito a mettere d’accordo il popolo e l’intellettuale. Poi ci sono quelli che passano per essere tanto sicuri di vincere – e di fatto vincono – da divertirsi a fare credere di essere dei machiavellici fautori del “fine che giustifica i mezzi”. Tra questi spicca Massimiliano Allegri, il pragmatico per eccellenza, colui secondo il quale il calcio è un gioco semplice per persone furbe e intelligenti. E Allegri, furbo, lo è per natura.

 

 

Nato a Livorno, sa bene come si gioca di sponda, visto che nel gabbione dei bagni Pancaldi c’è cresciuto fino a diventare grande. Il suo interlocutore è il calciatore, la sua unica sponda. A lui chiede le cose che sa fare, senza pretendere che mangi gli spaghetti col cucchiaio. Ha una visione piuttosto panoramica del campo, come se avesse un drone per amico, tanto da indovinare le posizioni, la strategia e i cambi giusti per non subire l’avversario. È anche un robusto lettore della mente, nella misura in cui, senza avere gli strumenti sottili di uno psicologo professionista, riesce a interagire con il singolo salvaguardando il gruppo. Di Ronaldo ha capito su due piedi la sua natura narcisistica, lasciandolo libero di andare verso il sole, che di solito, infatti, bacia i belli. Ai suoi compagni ha dato un ordine, espresso sotto forma di piccolo consiglio: se volete semplificare la partita date il pallone al 7, magari qualcosa ne vien fuori. Ne sono usciti 28 gol del portoghese e uno scudetto conquistato con cinque giornate d’anticipo. Per questa serie di motivi, la Juventus non lo ha dimenticato e lo riporterebbe volentieri a Torino. Allegri, in mezzo al traffico di un calcio pieno di problemi, non sa che fare. Avrebbe desiderato la Spagna, magari l’Inghilterra. Solo che altrove, almeno sino a oggi, non hanno avuto il tempo o la voglia di dargli il giusto credito. Un piccolo mistero, di cui non si capisce il come mai. Ah, il fascino ingannevole della bellezza!

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