Leo Messi e Xavi nel 2010 (foto LaPresse)

Il Barcellona cerca un presidente e un Mr. Wolf. Xavi?

Federico Giustini

Chi sarà eletto alla guida dei Blaugrana? I tre candidati e la necessità di affidarsi a qualcuno di carismatico per uscire dalla crisi non potendo contare sul mercato

Sarebbe potuta bastare l’immagine di Messi seduto a fissare il vuoto nello spogliatoio, durante l’intervallo della gara contro il Bayern Monaco del 14 agosto, per sintetizzare la profondità della crisi del Barcellona. Quella sera finì 2-8 e, fosse dipeso da lui, quella partita sarebbe dovuta essere l’ultima per l’argentino in maglia blaugrana. Si era appena conclusa la stagione più deludente della storia recente del Barça, senza neanche un trofeo, e se ne stava per aprire un’altra caratterizzata dall’incertezza, con il contratto del suo giocatore simbolo in scadenza il 30 giugno 2021.

   

Sono trascorsi quasi sette mesi da quella disfatta e il peggio non sembra essere passato. La pandemia ha ridotto gli introiti per 192 milioni di euro e il club ha debiti per 1.173 miliardi. L’ex presidente Bartomeu, costretto a dimettersi per evitare l’onta di essere mandato a casa dal voto dei soci per la prima volta nella storia, è stato arrestato lunedì (e rilasciato il giorno dopo) dalla polizia catalana per il suo ruolo nello scandalo Barçagate. Con lui altri tre componenti della precedente dirigenza, accusati di falso in bilancio e corruzione per i pagamenti - ripetuti e tutti da meno di 200 mila euro per evitare l’approvazione del Cda - effettuati dal club all’impresa di digital marketing I3 Ventures con lo scopo di screditare in rete i rivali di Bartomeu, tra cui Messi, Piqué, Xavi, Puyol e Guardiola.

   

Dopo il 4-1 a domicilio ricevuto dal Psg, l’avventura in Champions del Barcellona è ormai compromessa anche quest’anno. Congedati senatori come Suarez, Rakitic e Vidal, è iniziato un nuovo percorso incentrato sulla valorizzazione di giovani talenti come Pedri e Ansu Fati, ma le poche risorse da spendere sul mercato hanno consegnato al nuovo allenatore Koeman una rosa incompleta. Il futuro del tecnico olandese è appeso ai risultati e alla volontà del prossimo presidente.

  

Le tanto attese elezioni sono arrivate. I soci residenti in Catalogna sono chiamati domenica 7 marzo a esprimersi su chi dovrà farsi carico della ricostruzione del Barça, mentre sono già stati espressi più di 22 mila voti per posta. I sondaggi realizzati in questi mesi sembrano suggerire che toccherà di nuovo a Joan Laporta, di professione avvocato e già a capo del club dal 2003 al 2010. La sua immagine di vincente, unita a toni più moderati e concilianti del solito, rassicura i soci in questo momento di grande criticità. Anche più di Victor Font, imprenditore nel settore delle telecomunicazioni, a lavoro sulla sua candidatura da quasi un decennio e forte del sostegno di Xavi, a cui affiderebbe immediatamente le chiavi del progetto tecnico. L’ex centrocampista, oggi allenatore dell’Al Sadd in Qatar, si è però tenuto alla larga dalla campagna elettorale probabilmente per cercare di apparire equidistante, nella piena consapevolezza che molto presto il suo turno arriverà. Nel corso dell’ultimo dibattito elettorale, Font è stato attaccato da Laporta e Freixa - il terzo contendente, candidato più d’apparato, nostalgico della gestione Nuñez - per aver voluto tirare per la giacca Xavi, per le contraddizioni espresse nei mesi sul ruolo che gli avrebbe riservato - prima allenatore, poi general manager - e per la conseguente delegittimazione di Koeman. Il tecnico olandese, anche lui con un importante passato da calciatore nel club, è comunque riuscito a ottenere la qualificazione alla finale di Coppa del Re, e sebbene sia stato scelto dalla vecchia gestione, ha un contratto fino al 2022. Sia Laporta che Freixa hanno comunque ammesso di essere in contatto continuo con Xavi e di pensare a lui per il futuro, non si sa quanto prossimo.

  

Già nel gennaio 2020, dopo la sconfitta in Supercoppa di Spagna, l’allora ds Abidal e l’ex Ceo Grau raggiunsero Xavi a Doha per offrirgli la panchina del Barça in vista dell’imminente esonero di Valverde. A un anno dal voto, e conscio delle enormi difficoltà ambientali, il campione del mondo del 2010 declinò. Nel frattempo la sua squadra sta incantando in Qatar e ha assimilato i principi del calcio di posizione tanto cari al Camp Nou. Xavi ha conquistato già cinque trofei e con tredici punti di vantaggio a cinque giornate dalla fine, si appresta a vincere il campionato. Allenare il Barcellona è il suo sogno, lo ripete in ogni intervista. Risollevarlo è invece un’impresa più complessa che richiede programmazione, conoscenza e sangue freddo. Xavi dovrebbe dunque diventare il signor Wolf del Barcellona, accettando la chiamata per risolvere problemi, con la fermezza del personaggio interpretato da Harvey Keitel in Pulp Fiction. La sua presenza potrebbe rappresentare innanzitutto una garanzia per la permanenza di Messi, ancora più inquieto dopo lo scoop del Mundo, che a fine gennaio ha pubblicato i dettagli del suo contratto da mezzo miliardo l’anno.

   

Nel 2008 Laporta scelse un giovane Guardiola, fresco vincitore del campionato di quarta serie con il Barça B, e fu immediatamente ripagato: vinse Liga, Coppa del Re, Champions League, Supercoppa di Spagna, Supercoppa Europea e Mondiale per Club al primo colpo. A Xavi potrebbe servire più tempo, sicuramente più dei quaranta minuti necessari a Wolf nel film per sistemare le cose e poi sfrecciare da Joe lo sfasciacarrozze.

Di più su questi argomenti: