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Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza
Altrimenti ci arrabbiamo
Lautaro Martinez e Romelu Lukaku sono la versione calcistica di Terence Hill e Bud Spencer. Così l'Inter è tornata finalmente a essere una squadra
Finta di Lautaro, bordata di Lukaku. Ma questi dove li ho già visti, pensava un telespettatore davanti alla tv? E all’improvviso il barlume del ricordo, sotto forma di cazzotti. Quelli di Bud Spencer e Terence Hill, la coppia più amata del western all’italiana e di tanti altri film, tra pugni finti e autentiche risate. Mario Girotti era Terence Hill, simpatico, veloce e furbo, il compianto Carlo Pedersoli era Bud Spencer, burbero, potente e indistruttibile. Il primo provocava e il secondo risolveva, proprio come capita alla coppia offensiva dell’Inter. Nessuno al mondo possiede un assortimento così ben riuscito, e ha fatto bene Conte a cambiare indirizzo alla sua squadra, passando da un’idea di gioco alla Klopp, tutta pressione e ripartenze brevi, a quella più tradizionale dell’attesa in campo lungo e contropiede.
L’Inter germanica di Coppa è tornata finalmente a essere una squadra, con una identità precisa, l’immagine del suo allenatore: un pugile con guardia alta, pronto a scaricare il diretto decisivo in controtempo, dopo approcci perlustrativi con il jab. Forte di un centrocampo geometrico con Brozovic, ermetico con Gagliardini, e dinamico con Barella, a cui gli esterni garantiscono sostegno offensivo e copertura, l’Inter si catapulta in avanti scaricando il pallone sui due mangia-spaghetti, gli eredi di Bud Spencer e Terence Hill. Lukaku si mette sulle spalle gli avversari e poi li lascia cadere al suolo, con leggerezza, come fossero moscerini, Lautaro si diverte a fare a schiaffi mostrando la pistola che poi ripone nella fondina. Finte e controfinte, veli, sovrapposizioni e incroci, i due si muovono perfettamente seguendo il copione che gli ha dato il regista, Conte, anche se l’intesa nasce spontanea. Rispetto all’attore, Lautaro ride poco ma gioca alla stessa maniera: sempre d’anticipo. Al contrario di Bud Spencer, Lukaku è un prodigio di mobilità, ma con la stessa forza (e la stessa barba) del rissaiolo Pedersoli. A Moenchengladbach, si sono consumate scene viste tante volte al cinema e poi in tv. Ciak, azione. Lautaro entra nel saloon, provoca, dal tavolo del poker, il capo dei cattivi ordina la rissa, si scuotono le porte e fa il suo ingresso il grande e grosso. Ha la faccia buona, tradisce le sue intenzioni, poi s’incurva, respinge i primi attacchi e va segno. Lautaro nel frattempo, si appoggia al bancone godendosi la scena. Per poi ricominciare a far frullare gli schiaffi, guardando di sottecchi la bella del saloon. Con questi meravigliosi attori, l’Inter non ha bisogno di grandi sceneggiature. La trama è già scritta, difesa organizzata, centrocampo compatto e palla veloce ai due attaccanti. Altrimenti? Altrimenti ci arrabbiamo!


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