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Così cambierà la Premier dopo la Brexit

Matteo Spaziante

Il mercato inglese cambierà e dal primo gennaio per i calciatori europei varranno le stesse regole per quelli extracomunitari. Tutti i dettagli

La Premier League può cambiare volto dopo la Brexit. Dal prossimo 1° gennaio, quando cioè l’uscita dall’Ue del Regno Unito diventerà definitiva, cambieranno infatti anche le possibilità di tesserare calciatori europei. Nei giorni scorsi la Football Association, la Premier League e l’English Football League, dopo mesi di trattative, hanno annunciato l’accordo sulle misure che verranno applicate per il tesseramento dei calciatori post-Brexit.

 

Come cambierà, quindi, il mercato inglese? La questione principale è che anche i giocatori europei non potranno essere tesserati dai club inglesi senza un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, come finora succedeva solo per gli extracomunitari. La concessione del permesso di soggiorno si baserà su un sistema a punti, calcolati dal Football’s Governing Body Endorsement (GBE) in base alle presenze in campo con la rappresentativa nazionale (selezione maggiore e giovanili), alle presenze in campo con il club, in campionato e nelle competizioni continentali e alla “qualità” del club cedente, tenendo in considerazione la Lega di appartenenza, la posizione in campionato e i risultati raggiunti nelle competizioni continentali.

  

Per ottenere il permesso di soggiorno, ogni calciatore dovrà avere almeno 15 punti, mentre per i giocatori appena sotto la soglia il GBE analizzerà la situazione e valuterà se concedere o meno una deroga. Inoltre, ogni società non potrà tesserare più di tre giocatori stranieri sotto i 21 anni di età in ciascuna finestra di mercato, e non più di sei under 21 nell’arco della stagione sportiva, oltre a non poter più ricorrere all’esenzione dal regolamento Fifa relativamente al trasferimento di minori e quindi non poter più ingaggiare giocatori dall’estero (quindi anche dall’Ue) fino a quando non avranno compiuto 18 anni. Niente più casi Pogba o Fabregas, sbarcati oltremanica da ragazzini per poi esplodere.

   

Un progetto chiaramente improntato a incoraggiare i club a produrre più talenti locali, riducendo gli acquisti delle società di giocatori stranieri e con l’obiettivo di rafforzare, sul medio-lungo termine, anche la Nazionale. D’altronde, l’Inghilterra ha vinto un solo Mondiale nel 1966 e, pur essendoci andata abbastanza vicino nell’ultima edizione, punta a tornare al top anche con la propria Nazionale. Accettando anche di rischiare di perdere l’egemonia a livello di club che la Premier si è costruita.

  

Perché non sarebbero solo i casi Fabregas a scomparire, ma tanti altri. Negli scorsi mesi la BBC sottolineava infatti che, 332 calciatori stranieri comunitari tra Premier, Championship e in Scozia non avevano i i requisiti per ottenere il permesso richiesto per gli extracomunitari, tra i quali talenti decisivi nelle ultime stagioni per la corsa al titolo in Inghilterra come N’Golo Kante e Riyad Mahrez. E forse non a caso il ceo della Premier League Richard Masters ha voluto sottolineare che l’accordo con la FA possa venire essere ridiscusso ed eventualmente emendato alla chiusura della finestra di mercato di gennaio 2021, una volta valutato l’effettivo impatto del nuovo regolamento sulle trattative.

   

“Da un punto di vista di analisi sistematica – l’opinione dell’avvocato Andrea Bozza, partner dello studio legale Osborne Clarke, specializzato nelle tematiche di diritto sportivo e mercato – la mia impressione iniziale è che, tutto sommato, questo sistema potrebbe incidere in negativo sulla capacità della Premier League di attrarre talenti sommersi”. “L’attività di scouting, infatti, si risolve anche attraverso un esercizio di investimento dinamico e prospettico, che farebbe fatica a coesistere con le maglie di una regolamentazione basata sul dato (spesso rigido, per quanto significativo) dei punti”, prosegue Bozza. “Effetti sugli altri campionati e sulla Serie A? Gli effetti della Brexit sull’attrattività della Premier League possono essere considerati una esternalità positiva, ma la crescita del nostro campionato passa da altri fattori, come migliori strutture sportive e una migliore gestione dei diritti tv”, conclude l’avvocato.

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