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Il Getafe picchia duro. Chi sono gli avversari dell'Inter agli Ottavi di Europa League

Federico Giustini

Il doppio confronto ai sedicesimi con l’Ajax ha mostrato l’essenza di questa squadra: entrate dure, provocazioni, perdite di tempo. E una grande organizzazione di gioco. Cosa rischiano i nerazzurri

Il lockdown ha riportato il Getafe sulla terra. Una sola vittoria in undici partite ha smontato il sogno di partecipare alla prossima Champions e lasciato i ragazzi di Bordalás, quarti prima della sosta, fuori anche dalla prossima Europa League. L’ottava posizione finale ha assunto i connotati del fallimento perché questo piccolo club, con il dodicesimo monte ingaggi della Liga, aveva abituato tutti a grandi imprese.

 

Getafe si trova a circa 15 chilometri a sud di Madrid, ha poco più di 180 mila abitanti e palazzi al massimo di cinque piani per via della presenza di una delle più antiche basi aeree di Spagna. Ma il topos della favola del simpatico club di provincia che stupisce il mondo stride pesantemente con lo stile di gioco della squadra che stasera cercherà di rendere difficile la vita all’Inter. Lo farà alla sua maniera: il Getafe picchia duro, è la squadra più fallosa e più ammonita della Liga; molto spesso i suoi calciatori si rendono protagonisti di atteggiamenti antisportivi e perdite di tempo. Il doppio confronto ai sedicesimi con l’Ajax ha mostrato a molti l’essenza di questo collettivo: entrate dure, provocazioni, tempo effettivo praticamente dimezzato, ma anche una grande organizzazione di gioco. Per caricare i suoi, prima del ritorno, l’allenatore José Bordalás ha appeso sulla lavagna dello spogliatoio le frasi di Frenkie De Jong, ex Ajax e ora al Barça: "Non giocano per intrattenere il pubblico, trovo fastidioso guardare le loro partite".

  

   

Bordalás è il tecnico degli azulones dal settembre 2016, da quando erano penultimi in serie B spagnola. Il suo Getafe propone un calcio molto diretto, ricerca la verticalità con insistenza, è sempre molto corto e non prova a uscire palla al piede dalla pressione avversaria per una ragione molto semplice: non ha gli uomini adatti per farlo. Il possesso lo lascia, per la maggior parte dell’incontro, agli avversari. Spiccano poche individualità di valore: il difensore Djené, i due mediani Arambarri e Maksimovic, l'esterno sinistro Cucurella.

 

Ottavo di dieci fratelli, Bordalás in gioventù ha raccolto meloni e angurie nei campi in provincia di Almería, consegnato giornali nelle edicole alle cinque di mattina, fatto l’assicuratore mentre allenava nelle serie inferiori della Comunità Valenciana: ci sono voluti 24 anni perché arrivasse in Liga. Da tempo ha un pessimo rapporto con Quique Setién, attuale allenatore del Barcellona, e con Marcelino, uno dei tecnici spagnoli più stimati. Nel 2013 Setién, allora tecnico del Lugo, augurò al collega, ai tempi sulla panchina dell’Alcorcón, di non raggiungere la promozione. Con Marcelino l’apice dello scontro fu raggiunto in occasione di Valencia-Getafe di Coppa del Re nella passata stagione, quando nel tunnel degli spogliatoi del Mestalla, quella stessa sera, fu necessario l’intervento della Policía Nacional per fermare una rissa fra calciatori.

 


L'allenatore del Getafe Jose Bordalás (foto LaPresse)


 

La scelta di Bordalás è stata una felice intuizione del presidente Ángel Torres, proprietario del Getafe dal 2002. Torres, ex operaio e sindacalista molto vicino negli anni 80 al Partito Comunista spagnolo, insieme con altri appartenenti allo stesso comitato di quartiere diede vita alla cooperativa Nuevo Hogar. In quel periodo costruirono 6500 abitazioni per lavoratori nel quartiere Buenavista, diedero un impulso all'urbanizzazione di Getafe, città dormitorio che tra gli anni 50 e 70 del secolo scorso conobbe un significativo aumento della popolazione per via dello sviluppo industriale. Dopo poco tempo Torres, vendute le sue quote della cooperativa, acquistò prima una sala bingo e poi una discoteca, e iniziò a darsi da fare come intermediario tra costruttori e amministrazione comunale. Diciotto anni fa il sindaco di Getafe, il suo amico Pedro Castro, alla ricerca di acquirenti per il club in crisi economica, si rivolse a lui, che intanto aveva aperto altri locali nella zona. Solo sei anni dopo il Getafe sfiderà il Bayern Monaco ai quarti di Coppa Uefa. Sugli spalti del Coliseum Alfonso Perez arrivò persino il Re Juan Carlos I. «Adesso Beckenbauer si ricorderà di Getafe per tutta la vita» poté commentare Torres dopo la partita. L'allora presidente dei bavaresi aveva osato confessare di non sapere nemmeno dove si trovasse Getafe.

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