Il sacrificio non basta: il gol di Floccari al Milan è un colpo di genio

Il centravanti, a 38 anni suonati, inventa una parabola impossibile da immaginare. Storia di un giocatore che ha (quasi) sempre lottato per non retrocedere, ma sempre a testa alta

Leo Lombardi

Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione. “Amici miei” viene in soccorso per raccontare quanto ha offerto Sergio Floccari nella partita contro il Milan. C'è tutto questo nella rete del 2-0 della Spal, a riprendere un personale discorso con il gol interrottosi il 4 maggio 2019 contro il Chievo. La fantasia, che deve essere sempre fedele amica di un attaccante. L'intuizione, che lo ha portato ad avventarsi su una palla respinta di testa da un compagno a una trentina di metri dalla porta rossonera. La decisione, che ha messo nell'organizzare un tiro che a molti sarebbe parso follia. La velocità di esecuzione, che ha colto fuori dai pali il povero Gigio Donnarumma, costretto a indietreggiare senza riuscire a porre ostacolo all'esecuzione dell'avversario. Uno dei numerosi gol dalla distanza che, curiosamente, si stanno proponendo in questa parte del campionato post-coronavirus. Sembra che l'assenza di pubblico abbia come liberato i giocatori, che inseguono soluzioni ardite fregandosene delle direttive degli allenatori (vedi quanto capita con Maurizio Sarri alla Juventus, che vorrebbe che i suoi non tirassero mai dal limite) e senza il peso del giudizio di chi è sugli spalti. Cose che si provano sempre in allenamento e che ora si ripropongono a cuor leggero in gare trasformate in partitelle settimanali dagli stadi deserti.

 

D'altra parte è sempre stato così per Floccari: gol che non si contano ma che si pesano (e si applaudono). Nel senso che lui non è mai stato generoso di realizzazioni durante una carriera lunghissima, cominciata nel 1997 ad Avezzano in C2, quando doveva compiere sedici anni. Ma ogni volta che ha segnato, ha sempre lasciato il segno. Questo fin dal primo giorno in cui si è presentato in serie A, non più ragazzino. Lo prende il Messina dal Rimini, in comproprietà con l'Atalanta, al mercato di gennaio nel 2006. Poco tempo tempo dopo, il 18 febbraio, è titolare contro la Juventus che vincerà lo scudetto poi cancellato da Calciopoli: Floccari segna dopo soli 3 minuti e realizza il 2-2 all'86'. Gol che contano, per l'appunto: per meritarsi titoli mai avuti in precedenza oppure per fissare il cammino verso il successo, come un'altra rete alla Juventus, quella che - nei tempi supplementari - consente alla Lazio di approdare alla finale della Coppa Italia vinta nel 2013.

 

Quella biancoceleste è l'unica delle tredici maglie indossate in carriera che gli abbia consentito di conquistare un trofeo. Quella della Spal sarà quasi certamente l'ultima che vestirà prima di dire addio al calcio a 38 anni abbondanti. Un percorso fatto di quasi 600 partite, in cui il centravanti non si è mai tirato indietro. Abituato a giocare quasi sempre per squadre impegnate nella lotta per non retrocedere, è stato uomo di sacrificio, pronto a cercare la porta avversaria come a difendere la propria. Ha aiutato la Spal a ritrovare una serie A che mancava dal 1968, diventandone il logico leader e capitano, ma ben difficilmente riuscirà a salvarla al termine di questa stagione in cui tutto è andato storto. Come capitato anche contro il Milan: avanti 2-0, poi in dieci per l'espulsione di D'Alessandro e raggiunti al 94' su autorete. Un finale in cui Floccari, uscito all'intervallo, non ha fatto in tempo a incrociare il coetaneo Zlatan Ibrahimovic, entrato nella ripresa. Proprio lo svedese aveva segnato per i bianconeri in quel Messina-Juventus di quattordici anni fa, uno che tenta sempre soluzioni come quella proposta dallo spallino. In panchina Ibra avrà masticato amaro a vedere il Milan incassare un gol del genere, ma in cuor suo avrà sicuramente approvato. Si è pur sempre centravanti.

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