Paul Pogba (foto LaPresse)

Avete già il terrore dei prossimi 15 giorni, vero?

Jack O'Malley

La pausa della Serie A vi farà rimpiangere le polemiche sul razzismo. Please, non parliamo di Ibra e Pogba

Penso di essere uno dei pochi a non avere postato sui social una foto di me che salto per sostenere che il colpo di testa di Cristiano Ronaldo contro la Sampdoria non sia stato in fondo niente di che. Quello della comunicazione è un circolo che viziosamente divora se stesso, per cui dopo avere misurato con il righello anche la lunghezza dei capelli di CR7 adesso tutti si sentono autorizzati a calcolare i centimetri di stacco di questo o quel giocatore che in una partita di 10, 20, 30 o 40 anni fa aveva saltato più in alto del portoghese della Juventus. E allora? Quando andate al pub e il vostro amico si scola tre pinte voi passate il tempo a ricordargli quella volta nel 1996 in cui vostro cugino ne bevve quattro? Intendiamoci, capisco benissimo che l’horror vacui vi sta già attanagliando, e tutto vale per fingere di ignorare il fatto che per due settimane la Serie A resterà ferma, e voi sarete costretti a parlare di dove andrà a giocare Ibrahimovic, in attesa che almeno inizi il calciomercato. Quindici giorni a commentare le foto dei calciatori in vacanza e i selfie di Wanda Nara, le classifiche sui gol dell’anno, le rovesciate del decennio, la top 11 del millennio, l’allenatore della Storia.

 

Quindici giorni di nulla in cui arriverete a sperare che Zazzaroni pubblichi una cazzata a caso sul Corriere dello Sport, o che qualcuno vada a vedere l’allenamento di una squadra qualsiasi e tossendo faccia un suono simile a “uh uh”, così che ne nasca una bella discussione sul razzismo benedetta dai tweet della Roma e dall’incredulità di Lukaku. Potete salvarvi seguendo la Premier League, ovviamente, il 26 dicembre c’è Leicester-Liverpool, con i Reds reduci dalla farsa del Mondiale per club. Già si saranno sopite le polemiche di fine anno sulla Supercoppa italiana giocata in Arabia Saudita (scoppiano sempre due giorni prima della finale, mai quando viene scelta la sede del match, mesi prima, chissà perché?), là dove nessuno si indigna perché non considerano il calcio femminile alla pari di quello maschile. Il 26 dicembre potrebbe anche essere la prima di Ancelotti di ritorno in Premier League, su una panchina che una volta sarebbe stata di prestigio, quella dell’Everton, a lottare per non retrocedere (povero Carletto, cosa non si fa per non lasciare disoccupato il proprio figlio). Certo sempre meglio allenare in Inghilterra piuttosto che in Cina, dove gli allenatori (vero Cannavaro?) vengono “rieducati” tramite corsi di management aziendale. L’ex Pallone d’oro e capitano dell’Italia campione del mondo non si è lamentato, ha vinto lo scudetto e spiegato che il suo sogno è allenare in patria (sarebbe perfetto per il Napoli, data l’esperienza che ha non se la prenderebbe per i ritiri punitivi di De Laurentiis).

 

Coraggio, insomma, le feste passeranno in fretta, e pure da noi ci sarà di che soffrire: come a ogni finestra di mercato si è già iniziato a parlare di dove andrà Pogba a gennaio. Con la stessa credibilità di una sardina che dice di non volere fare politica, l’allenatore del Manchester United ha garantito che il francese non lascerà i Red Devils. Io, pur di non leggere interviste a Mino Raiola nei prossimi due mesi, volerei in Oceania oggi stesso.

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