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Meno male che c'è Sinisa Mihajlovic

Jack O'Malley

Viva l’intelligenza naturale degli allenatori, sabato c’è il sorteggio per Euro 2020: lo perdiamo noi

[Anticipiamo un articolo del numero del Foglio Sportivo in edicola domani e domenica. L'edizione di sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre la potete scaricare qui dalle 23,30 di venerdì 29 novembre]

 


 

Meno male che c’è Sinisa Mihajlovic, che ci commuove senza annegarci nella retorica, che piange e poi dice “mi sono rotto le palle di piangere”, che fa il tenero e poi si lamenta per la mollezza della sua squadra, e che fa uscire tutti dall’equivoco in cui mesi fa era stato precipitato da editorialisti emotivi e twittatori sentimentali: nessuna narrazione sul guerriero che lotta e vince la malattia perché è più forte, ma la constatazione realista e malinconica che è normale avere paura e che non bisogna perdere la voglia di vivere, anche se è difficile. Si è fatto vedere ancora una volta in pubblico magro, smunto, ha ironizzato sul peso perso, si è definito “un morto che cammina”, ha ringraziato tutte le tifoserie unendole simbolicamente in un’unica grande curva che per una volta non è stata additata dai più come sentina delle nefandezze del mondo. Ora che, dopo l’appello delle società di Serie A e l’apertura di un tavolo di discussione nel giro di qualche mese verrà finalmente eliminato il problema del razzismo negli stadi con nuove leggi e nuove punizioni, dovremo trovare qualcosa d’altro di cui lamentarci. Oltre al Var, certo. Suggerisco di prendersela con il virtual coach, il software di analisi dei dati e di intelligenza artificiale che da gennaio finirà sui tablet degli allenatori di Serie A e potrà suggerire durante le partite quali cambi effettuare e che variazioni applicare agli schemi.

 

In attesa che il calcio giocato diventi una demo di Pro Evolution Soccer e l’algoritmo di Fabio Caressa diventi editorialista della Gazzetta dello Sport (scrivendo comunque meno luoghi comuni di quelli che scrive sul Corriere della Sera Claudio Marchisio, roba che Beppe Severgnini in confronto è il principe del pensiero originale), mi godo l’intelligenza naturale di José Mourinho, Antonio Conte, Maurizio Sarri e tutti gli allenatori che questa settimana ci hanno fatto godere.

 

Lo Special One è tornato a dare il meglio di sé rendendo epiche persino le rimonte contro squadre imbarazzanti grazie a raccattapalle e giocatori rimotivati, dà consigli ai colleghi esonerati (“No dramas mi amigo” per Emery, appena cacciato dall’Arsenal) e ci dimostra che la disoccupazione anche nel calcio rende peggiori le persone: se Ibrahimovic non si decide in fretta ad annunciare quale sarà la sua prossima squadra e continuerà con gli annunci misteriosi tramite social network potrebbe fare scatenare una guerra civile tra ex tifosi delusi, ex compagni maltrattati ed ex avversari invidiosi.

 

Sempre sia lodato anche Jürgen Klopp e il suo Liverpool che hanno permesso al Napoli di emergere dal momento no: nulla più di un risultato positivo contro i campioni d’Europa in carica poteva servire ad Ancelotti per respirare e a De Laurentiis per trovare qualcun altro con cui prendersela (un renzianissimo “i gufi”, prima di parlare di “testa bassa e pedalare”, manco fosse – ancora – un editoriale di Marchisio). Adesso i giornalisti sportivi ci spiegheranno per qualche giorno che la crisi è passata, poi al primo pareggio alzeranno il ditino per dirci che lo avevano detto loro, che il ciclo vincente era finito (che poi, vincente?). Ma insomma, basta calcio minore: sabato bisogna seguire i sorteggi per l’Europeo del 2020, quello in cui l’Inghilterra arriverà in finale, a Wembley, cantando “It’s coming home” con le lacrime agli occhi e la nostalgia nel cuore. E perderà ai rigori.

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