Le 14 vette più alte del mondo di Nirmal Purja

L'alpinista nepalese aveva un'obbiettivo: scalare tutti gli ottomila nel minor tempo possibile. Ce l'ha fatta in 189 giorni

Matteo Serra

“Missione compiuta”. Questo ha detto Nirmal Purja dopo aver messo piede sulla cima del monte Shishapangma, l'ultima tra le montagne superiori agli 8mila metri di altezza che gli mancava per completare il suo obiettivo: scalare tutte le 14 vette più alte del mondo nel minor tempo possibile.

 

Purja ci ha messo 189 giorni, ossia 6 mesi e 6 giorni. Il precedente record apparteneva allo scalatore sudcoreano Kim Chang-ho che aveva impiegato 7 anni, 11 mesi e 14 giorni. Purja ha 36 anni, è nepalese e dal 2003 è stato membro dell'esercito britannico (da più di 200 anni i soldati del Nepal rispondono alla Corona britannica). Purja alpinista non ci è nato, lo è diventato nel 2012 quando aveva deciso di percorrere la prima parte del monte Everest, quella che porta al cosiddetto “Campo Base”, l’ultimo avamposto prima dell’ultima scalata. Una volta arrivato lì, ha deciso che non sarebbe tornato indietro. Voleva proseguire, raggiungere la vetta. E così ha fatto. L’alpinismo è uno di quegli sport il cui valore non si ferma alla singola prestazione sportiva, ma diventa uno stile di vita; il senso di libertà che si prova a essere faccia a faccia con la montagna esonda sino a diventare una sensazione quasi necessaria. L’alpinismo è fatica, quella vera e primordiale che può fare la differenza tra salvezza e morte. Purja quel giorno del 2012 ha sentito tutto questo, decidendo che le montagne sarebbero state casa sua.

 

Purja così è diventato un alpinista: la sua prima impresa, nel 2017, è stata la salita, in soli 5 giorni del trittico nella corona himalayana: Everest, Lhotse e Makalu. Mai nessuno aveva scalato tre monti più alti di 8mila metri in così pochi giorni. Impresa per cui ha anche ricevuto un premio dalla regina Elisabetta nel 2018. Questo ha dato fiducia al nepalese per lanciare il suo Project Possible il 23 aprile di quest'anno: salire su tutte le 14 vette più alte della terra.

 

Il primo a riuscire in questa impresa era stato lo scalatore polacco Jerzy Kukuczka, che nel 1987 ci aveva messo più di 7 anni, anche se lui, a differenza di Purja, lo ha fatto senza bombole di ossigeno aggiuntive. Il nepalese invece ha messo su una squadra di sherpa esperti e preparati, che gli ha permesso di salire tutte le varie montagne molto velocemente e per le vie più rapide. Il primo monte è stato l'Annapurna, poi il Dhaulagiri e il Kanchenjunga, prima di rifare, ancora in 5 giorni, il trittico già portato a termine nel 2017; di quei tre, due sono stati scalati in poco più di 10 ore. Di giorni in realtà avrebbe potuto, come lui ha raccontato, mettercene anche solo 3, se non fosse stato obbligato a fermarsi per bere. A questo punto è stata la volta del K2, la montagna più dura e pericolosa di tutto il mondo, dichiarata, in quel periodo, inagibile da tutte le spedizioni commerciali. Eppure, Purja e i suoi sherpa hanno trovato il modo di superare il temibile “collo di bottiglia”, l'ultimo grande ostacolo prima della vetta, un tratto che nella sua storia ha causato la morte di oltre 60 alpinisti, raggiungendo così la cima. A questo punto mancava solo il Shishapangma, il più basso di tutti, nel territorio tibetano. Il record di Purja però è stato messo però in discussione dal fatto che il Tibet è sotto il controllo della Cina e il governo di Pechino non voleva concedergli il permesso di scalare la montagna, dato che in precedenza l’aveva dichiarata chiusa. Per sbloccare la situazione è stato necessario l'intervento del governo nepalese. E alla fine il tanto atteso “sì” è arrivato. Alle 8.58 del 29 ottobre Nirmal Purja ha raggiunto la vetta della montagna, rendendo ufficiale il suo record.

 

In questi mesi Purja si è preso tanti rischi: non solo i più ovvi a livello di sicurezza, arrampicandosi per alcune delle vie più impervie della terra, tanto da aver “sanguinato da ogni punto del corpo”, come ha poi detto alla BBC; ma anche economici, dato che oltre a raccogliere sponsor e campagne di crowdfunding su internet, è arrivato a ipotecare la sua casa pur di rendere possibile questo sogno. I costi infatti per raggiungere queste altezze possono superare il migliaio di dollari a scalata. Durante la salita del K2, il nepalese ha anche prestato soccorso ad altri 4 scalatori, salvandoli in una situazione che lui ha definito “suicida”. Sei mesi e sei giorni dopo la partenza la sua missione è compiuta, e oggi Nirmal Purja è ufficialmente nella storia dell'alpinismo mondiale.

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