Il salto del Pordenone nel nome di Tesser

La prima stagione in Serie B dei neroverdi tra la voglia di rilancio dell'allenatore e le ambizioni del giovane Pobega, aspettando l'appuntamento buono. Con l'Inter (in A?)

Leo Lombardi

Ad aprile gli uomini social dell'Inter ci avevano scherzato su, per festeggiare la promozione in serie B del Pordenone: potrebbero però essere stati profetici. “Vi A-spettiamo”, avevano twittato. Tutto nasceva da quanto accaduto a metà dicembre 2017, quando il tabellone di Coppa Italia aveva proposto ai friulani la partita in casa dei nerazzurri. Quelli del Pordenone, tra i più bravi a fare comunicazione su internet, avevano lanciato la campagna “Mai in serie B”, un particolare che accomunava le due società: una mai retrocessa dalla A e l'altra mai salita così in alto in una storia che, il prossimo anno, celebrerà i 100 anni di vita. Nel frattempo l'Inter è rimasta dov'era, consolandosi con uno dei pochi primati rimastole (l'altro è il Triplete del 2010, e ogni anno si gufa la Juventus perché non ce la faccia), mentre il Pordenone ha vinto il campionato di C. E oggi si sta concedendo un pensierino decisamente più importante.

  

Lo fa nel nome di Attilio Tesser che, tra 2010 e 2011, aveva firmato il doppio salto del Novara fino in serie A. È il motivo per cui, in questi giorni, il pensiero di molti va a quell'impresa perché, senza proclami, il Pordenone si è piazzato già in zona playoff in un campionato che sta inseguendo una propria identità. Le grandi della vigilia finora non hanno convinto, nessuna esclusa, aprendo una breccia in cui poter infilarsi. Il Pordenone lo sta facendo con la forza delle partite in casa, tre vittorie e un pareggio su quattro match. E la cosa buffa è che i friulani una casa non ce l'hanno. Il vecchio Bottecchia, con il suo anello da ciclismo, appariva inadeguato già in serie C, impossibile utilizzarlo nella categoria superiore. Così è scattata la trasferta obbligata alla Dacia Arena di Udine: una sessantina di chilometri dove i tremila fedeli tifosi neroverdi non fanno mancare il proprio appoggio, ripagato dai risultati.

 

Squadra esperta, quella proposta da Tesser, dove spicca però un ventenne. È Tommaso Pobega, nato e cresciuto calcisticamente a Trieste, preso quest'estate in prestito a Pordenone e in campo a Udine: gli manca solo di realizzare qualcosa a Gorizia per completare il tour dei capoluoghi in regione. Un 1999 come Matthijs de Ligt, che ricorda dal punto di vista fisico: biondo e possente. Solo che l'olandese gioca titolare nella Juventus, mentre Pobega è stato mandato in provincia in prestito dal Milan, a dimostrazione di come il club decida a giorni alterni sui propri giovani. Soprattutto a seconda delle offerte: quelle che un tempo avevano accompagnato alla porta Tomas Locatelli e quelle che, in estate, hanno consegnato Patrick Cutrone al Wolverhampton, giusto in tempo per ricevere i complimenti di Pep Guardiola, non uno qualunque.

 

Per Pobega il Milan si almeno è tenuto il diritto di controriscatto, come via di uscita. Lui sta provando a giocarsela fino in fondo. Nella scorsa stagione era stato una delle rivelazioni della Ternana in C, oggi si sta ripetendo in Friuli, dove ha già realizzato i tre gol che erano stati il bottino accumulato in Umbria. Pobega è una mezz'ala sinistra con grande capacità di inserimento, in grado di giocare anche terzino sinistro quando serve. Un elemento completo che Tesser sta plasmando, inserito in un gruppo che propone un calcio essenziale ed efficace. Lo stesso che aveva portato in A il Novara, e il tecnico stesso. Un'avventura breve, come tutte quelle di Tesser tra le grandi. A cominciare dalla prima, quando salta a Cagliari dopo appena una giornata. In Piemonte fa in tempo a firmare l'esonero di Gian Piero Gasperini all'Inter (battuta 3-1) per poi essere messo alla porta pure lui: arriva Emiliano Mondonico, che non riesce a rimettere la squadra in linea di galleggiamento, quindi torna Tesser, che non evita la retrocessione. Una delusione che l'allenatore ha cancellato con altre promozioni: quella della Cremonese in B, nel 2017, e l'ultima di Pordenone. Da trasformare, magari, in qualcosa di ancora più clamoroso. E ritrovare così l'Inter.

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