Aurelio Andreazzoli (foto LaPresse)

L'Empoli di Andreazzoli continua a sperare (e a divertirsi)

Leo Lombardi

Dalla sconfitta nella finale di Coppa contro la Lazio nel 2013 alla battaglia salvezza. Dopo la vittoria di ieri contro il Napoli, ora il tecnico punta all'impresa

In cinque giorni Aurelio Andreazzoli ha fatto parlare di sé più che in quasi quarant'anni di carriera. E sempre con la Juventus sullo sfondo. L'atto primo a Torino, dopo l'anticipo di sabato, quando il tecnico dell'Empoli si presenta in una sala stampa semideserta: “Allegri ha già parlato?”, è la domanda retorica. Nelle ore successive segue diluvio di dichiarazioni accusatorie nei confronti dei giornalisti che avevano snobbato l'evento. Accettabili da parte di Massimiliano Allegri, uno che fa sempre il suo dovere fino in fondo quando si tratta di confrontarsi con la stampa. Un po' meno se avanzate dai colleghi di quei reprobi. Gente che dovrebbe capire quali siano le dinamiche di lavoro in tali situazioni (magari si stanno concludendo i pezzi da inviare) e che vorremmo vedere posta di fronte all'alternativa di una scelta tra un'intervista esclusiva a Carlo Ancelotti oppure a Mimmo Di Carlo, giusto per citare due nomi agli antipodi.

 

Ancelotti, per l'appunto. Perché con il Napoli si è consumato l'atto secondo dell'andrezzoleide. Una vittoria totalmente inaspettata, quella dell'Empoli nel turno infrasettimanale, e che regala qualche speranza di salvezza in più ai toscani, consegnando definitivamente l'ottavo scudetto consecutivo alla Juventus. Una vittoria conquistata con merito, ennesima dimostrazione che nel calcio i bilanci potranno fare la differenza, come ama ripetere Aurelio De Laurentiis per giustificare i campionati non vinti dal Napoli, ma in panchina si siedono gli allenatori e in campo corrono i giocatori. E sono loro che decidono le sorti di una squadra. Andreazzoli e i suoi lo avevano dimostrato a Torino, in una partita in cui più di una volta avevano messo in difficoltà la Juventus, sul piano del gioco e della personalità, cadendo per l'unica distrazione offensiva. Contro il Napoli secondo in classifica hanno completato l'opera, con merito.

 

Una rinascita nel giro di tre partite, quando Fabrizio Corsi si è deciso a richiamare il tecnico esonerato a inizio novembre, dopo un 5-1 incassato proprio in casa del Napoli. Andreazzoli si era ripreso il posto che aveva lasciato a Beppe Iachini, uno da lotta per la salvezza ma dalle idee troppo conservative per poter essere convincente. Subito il successo con il Frosinone, quindi gli applausi con sconfitta di Torino, poi i tre punti con il Napoli, arrivati con una prestazione costruita con determinazione e divertimento. Perché è questo ciò che chiede Andreazzoli ai suoi giocatori: di divertirsi, innanzitutto. Per tanto tempo lo ha fatto nell'ombra, durante la settimana, come componente dello staff. Un'avventura cominciata con Luciano Spalletti, suo compagno di stanza al Supercorso per allenatori a Coverciano, nel 2003 a Udine e poi proseguita due anni dopo a Roma. Qui Andreazzoli è la persona che spinge i giallorossi a cercare sempre la giocata in allenamento. Qualcuno, poi, come Rodrigo Taddei la ripropone in campo, come contro l'Olympiacos: il brasiliano piazza la gamba sinistra a fare da perno, con il piede destro sposta il pallone prima da destra a sinistra e poi in avanti, facendolo passare intorno alla gamba ferma e dribblando l'avversario confuso. Un “superelastico” alla Ronaldinho, ma Taddei spiega che quella è l'”Aurelio”, dal nome dell'allenatore con cui ha ideato la mossa.

 

Una Roma dove Andreazzoli resta quando Spalletti se ne va, e che prende in mano in prima persona nel 2013, a quasi sessant'anni, quando viene cacciato Zdenek Zeman. La squadra risale in classifica e arriva alla finale di Coppa Italia, dove la sconfitta con la Lazio è fatale all'allenatore, che in un solo match si gioca la panchina, pur restando nello staff di chi arriva. L'avventura in solitaria si ripropone a Empoli, quando c'è da riportare la squadra in serie A. Corsi decide di licenziare Franco Vivarini nel dicembre 2017 e, dopo una telefonata con Spalletti, chiama Andreazzoli. In dieci partite arrivano sette vittorie e tre pareggi, segnando ben 25 gol e prendendone solo 8. La promozione vale la riconferma, ma in serie A i complimenti non fanno i punti. L'Empoli raccoglie applausi, mentre la classifica langue. Fino al licenziamento, con il pentimento di cui sopra. La corsa per la salvezza è ricominciata al meglio, Andreazzoli ha già dato appuntamento all'amico Spalletti al 26 maggio, ultima di campionato, quando in Inter-Empoli si giocheranno i rispettivi destini.

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