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La democrazia diretta applicata al calcio non funziona

Emmanuele Michela

Ownafc è un app che permette di far parte di un grande collettivo di investitori pronto a prendere un piccolo club e farlo gestire totalmente agli utenti. Ed è a un passo dal diventare un fallimento

Quella che veniva dipinta come una novità che avrebbe fatto la storia del calcio in Inghilterra, oggi è molto vicina a trasformarsi in un buco nell’acqua. Un’app che, a sentire i suoi creatori, sarebbe dovuta essere "la più grande rivoluzione per il football dall’inizio dell’era di Sky Sports del 1992", ma che al momento sembra entrata in un vicolo cieco che dice tanto. Si è parlato a lungo, sui giornali britannici, di Ownafc, progetto che si basa su un concetto semplice: scaricare un’applicazione sul cellulare al costo di 49 sterline per poter far parte di un grande collettivo di investitori pronto a prendere un piccolo club e farlo gestire totalmente agli utenti. Scelta degli acquisti e delle cessioni, piani d’allenamenti settimanali, formazioni da mandare in campo… Tutto a portata di dito di quei circa 3.500 manager virtuali (tanti ha detto di averne raccolti il fondatore Stuart Harvey, pronto ad accogliere fino a 10.000 persone), pronti a condividere democraticamente decisioni sul futuro della squadra.
Ma ad oggi ancora nessuna società è stata rilevata da Ownafc, che ha fatto il filo a lungo all’Hednesford Town, piccolo ma centenario club delle Midlands che gioca in Northern Premier League, ottavo gradino della piramide calcistica inglese. Non navigava in ottime acque la società, ma alla fine è rimasta in mano ad una cordata di imprenditori locali, che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tanti tifosi e pure all’allenatore Nicky Eaden, pronto a lasciare qualora si fosse trovato a dover rispondere a 3.500 presidenti: "Sarebbe stato un lavoro impossibile e non avrei voluto esserne parte".

 

Non è un caso, quindi, se oggi il sito internet di Ownafc è irraggiungibile e i canali social oscurati (pare che Harvey avesse anche ricevuto diverse minacce). Non è tutto: tra gli utenti c’è anche chi parla di truffa, poiché le 49 sterline spese non sarebbero state quelle necessarie all’acquisto delle quote di un club ma solo ad avere l’app sul proprio telefono. "In nessun modo abbiamo commesso atti illeciti e respingiamo con forza qualsiasi accusa di frode", si difende Ownafc in una nota, dove si aggiunge che tutti gli utenti saranno rimborsati qualora non si riesca a rilevare alcuna squadra entro giugno. Ma al di là delle questioni legali, al fondo del progetto c’è un’utopia: il desiderio di essere una formula di azionariato popolare in salsa digitale, più simile però a un mostro pronto a dare in pasto ai suoi utenti una squadra di calcio, la sua storia e i suoi tifosi. Perché io, supporter di un club locale, dovrei godere nel vedere la mia squadra in mano a migliaia di aspiranti presidenti pronti a decidere con un clic su ciò a cui destino i miei fine settimana? È la democrazia diretta applicata al calcio, e non è detto che funzioni.

 

L’aspetto curioso è che in Inghilterra, più di dieci anni fa, già ci fu un esperimento simile: nel 2007 l’Ebblesfeet United fu rilevato da MyFootballClub, una comunità online composta da 32mila persone che avevano sborsato ognuna 35 sterline per far parte dell’operazione. Il funzionamento del sistema era simile a quello che si propone Ownafc, con gli utenti chiamati a partecipare a decisioni di ogni genere, dalla gestione del mercato fino alle sostituzioni nel corso del match. L’esperienza durò 5 anni, e fu un declino verticale: nel giro di due anni gli utenti erano calati già di cinque volte, e sebbene fosse arrivato pure un trofeo, l’FA Trophy con tanto di finale a Wembley, il club si trovò ad un passo dal fallire e fu costretto poi a cedere ad un trust di tifosi. Almeno quelli erano veri.

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