Uefa, la Superlega può attendere

Gianfranco Teotino

Oggi c'è stato a Roma il congresso dell’Uefa che ha confermato Ceferin presidente e Uva vicepresidente. Il dirigente italiano ci spiega come cambierà il calcio europeo

No, l’Europa non è l’America e, almeno per quanto riguarda il calcio, non ha nessuna intenzione di scimmiottarla. Nba, Nfl, Mlb, Nhl, che non sarebbero altro che le sigle delle maggiori leghe di sport professionistico di Usa e Canada, sono brand di straordinario successo, ma non modelli da imitare. Almeno per quanto riguarda i loro aspetti più strettamente agonistici (sullo sviluppo del business invece ci sarebbe ancora molto da imparare). L’orizzonte sportivo del calcio in Europa è del tutto diverso. No a campionati e tornei internazionali bloccati, le franchigie non abitano qui, nessun diritto è acquisito per sempre, promozioni e retrocessioni resteranno elementi caratterizzanti dello sviluppo delle competizioni. Una filosofia che è stata confermata nel congresso dell’Uefa a Roma. Con buona pace di chi già ha disegnato un futuro monopolizzato da una Superlega europea, rigorosamente a inviti, destinata a sfrattare i campionati nazionali dai weekend.

 

E' stato principalmente un congresso elettivo. Unico candidato, l’avvocato sloveno Aleksander Ceferin, 51 anni: è stato confermato presidente per acclamazione. Si è proceduto al rinnovo di metà del Comitato esecutivo. L’altra metà ha ancora due anni di mandato. Di questo gruppo fa parte Michele Uva, vicepresidente in carica, nonostante la nuova Figc guidata da Gravina abbia curiosamente deciso di rinunciare alle sue competenze. In perfetta sintonia con Ceferin, Uva è la guida migliore per capire che cos’è l’Uefa oggi. Anche perché è uno dei componenti della commissione che ha elaborato il piano strategico per il prossimo quadriennio.

 

Racconta Uva al Foglio Sportivo: “L’Uefa vuole diventare e ha già cominciato a diventare, nei primi anni di gestione Ceferin, la casa comune del calcio europeo. Non più soltanto un Palazzo di notabili del pallone. Restando centrale il potere decisionale, la condivisione del percorso con Eca (associazione dei club calcistici europei), European Leagues (associazione delle Leghe) e Fifpro (associazione calciatori), cioè il coinvolgimento diretto dei protagonisti del gioco, è alla base dei processi di crescita e sviluppo del calcio. A partire dalla riorganizzazione delle competizioni. Quelle per le Nazionali, con il varo della Nations League e il rafforzamento dei campionati giovanili e femminili. Quelle per i club, con l’introduzione della Terza Lega, il nome ancora è da decidere, da affiancare a Champions ed Europa League. I format per il triennio 2021-24 sono già stabiliti: 32 partecipanti a ogni competizione, con gli stessi meccanismi della Champions attuale, la possibilità di recupero nella League inferiore di club eliminati nei turni preliminari e per i campioni nazionali di partecipare a uno dei tre tornei”. Poi nel 2024 nascerà la Superlega? “Ma chi l’ha detto? Questa non è nemmeno una fuga di notizie. Non se n’è mai discusso né in Uefa né con l’Eca. Quel che succederà dopo il 2024 lo vedremo. Con un’unica certezza: il merito sportivo è un caposaldo e lo sarà sempre”. Si parla molto anche di un Mondiale per club, voluto fortemente dalla Fifa, cui però l’Uefa si è in qualche modo opposta. “Non potevamo accettare a scatola chiusa un progetto presentato da finanziatori ignoti, che metteva una grande manifestazione sportiva nelle mani di una società partecipata per il 51 per cento dalla Fifa e per il 49 da privati non identificati”.

Molte critiche ha ricevuto l’Uefa a proposito del Financial Fair Play. In realtà, tutti gli indicatori economici lo promuovono: nel 2011 i club delle Top Division europee perdevano 1 miliardo e 700 milioni, oggi hanno un attivo di 600 milioni; i club in rosso erano il 55 per cento, oggi sono il 46; gli stipendi pesavano per il 65 per cento sui fatturati, oggi si è scesi al 61. Ma resta il dubbio che le regole non siano state applicate allo stesso modo per tutti. “Sono state individuate criticità e introdotte nuove norme, in vigore da questa stagione (controlli immediati su chi ha uno sbilancio superiore ai 100 milioni in una sessione di mercato, inammissibilità dei finti prestiti, stop alle vendite di comodo fra club correlati, e altre), ma soprattutto adesso l’Uefa può intervenire durante l’anno, non più solo ex post. Le società in tempo reale conoscono i parametri cui si debbono attenere”. Quindi se il Milan spende 35 milioni sull’unghia per Piatek è perché lo può fare? “Tutti sanno che chi sfora rispetto a formule che sono matematiche rischia sanzioni sportive e finanziarie”. Circolano voci su punizioni in arrivo per Paris St. Germain e Manchester City. “Le vicende riferite al triennio 2014-17 sono in mano agli organi inquirenti e giudicanti, che sono terzi rispetto all’Uefa. Non esistono tempi di prescrizione. Oggi invece questi club, come tutti gli altri, sono sotto osservazione diretta”.

 

Il concetto di competitive balance sta a cuore all’Uefa di Ceferin. Si parla di luxury tax, tetti alle rose, limiti ai prestiti dei giocatori, salary cap. “Non si può pensare di ridistribuire fra i poveri i soldi dei ricchi – spiega Uva – ma l’Uefa sta studiando l’impatto di varie azioni per mantenere maggiori equilibri competitivi. Presto arriveranno le decisioni: probabilmente sarà un combinato di tutte queste possibilità”. E gli sprechi del calciomercato? Le risorse dissipate in intermediazioni? “Stiamo pagando il dazio della devolution voluta da Blatter: ora con la Fifa e le altre Confederazioni stiamo cercando di condividere nuove forme di regolamentazione, che non possono però collidere con gli apparati legislativi europei. Poi sarà fondamentale l’applicazione di tutte le nostre norme a livello nazionale”.

Di più su questi argomenti: