Walter Mazzarri (elaborazione grafica Il Foglio)

Il ritratto di Bonanza

Mazzarri, l'incompreso

Alessandro Bonan

Un'immagine sbagliata lo aveva fortemente compromesso. Lo chiamavano “l'uomo della pioggia”. Ora che è al Torino spiega di meno e sorride di più. E si è tornati a parlare del suo calcio

C’è un faticatore del calcio che si sveglia la mattina presto, consuma una frugale colazione a base di pane, latte e pensieri e poi, con la sola forza della volontà, si reca al lavoro. Nel tempo, non senza notevoli sacrifici, ha conseguito ottimi risultati meritandosi un posto fisso nel mondo che conta. Ovunque abbia prestato la propria opera si è infatti distinto per abnegazione e brillantezza di idee, facendo la fortuna di chi lo ha stipendiato. Il faticatore in questione si chiama Walter Mazzarri e nessuno più di lui, fino a poco tempo fa, portava i segni del suo impegno.

 

Colpa della televisione al cospetto della quale si è sempre mostrato diverso da quello che in realtà fosse. Era difficile indovinare la sua età. Se lo incontravi per strada gli davi trent’anni portati con distinzione. Se lo vedevi in tv, gliene aggiungevi altrettanti. Il fatto è che spiegare alla gente non faceva per lui. Le parole gli uscivano strozzate, la fronte si aggrottava, gli occhi diventavano piccole fessure dalle quali non era possibile apprezzare tutto l’azzurro intorno alle pupille. Questa immagine sbagliata lo aveva fortemente compromesso e fatto di lui un incompreso. “L’uomo della pioggia”, lo chiamavano.

 

Fuggito in Inghilterra, dove il mondo è addirittura peggiore soprattutto se non parli come loro, è tornato in Italia scegliendo di cambiare. Adesso che è al Torino spiega di meno e sorride di più e poi ha cancellato la parola “io” dal suo vocabolario. Il volto è illuminato, gli occhi cerulei sono posti bene in evidenza. Quando qualcosa non gli quadra, soffre in silenzio e resiste alla tentazione di motivare. Qualcuno pensa che questa sia una condanna, invece è la sua salvezza. Si è tornati a parlare del suo calcio, del suo passato, senza per forza tirar fuori la storia della pioggia.

 

Mazzarri ha sempre conseguito vittorie importanti giocando in maniera esattamente opposta a come parla: con il ritmo. Ha rimontato a Reggio Calabria dall’inferno del meno undici in classifica. Alla Samp ha gestito Cassano con la mano alla bocca invitandolo a correre come il barese aveva dimenticato di fare. Ha conquistato il secondo posto a Napoli con giocatori di seconda fascia. Calcio organizzato, fatto di pressione, protezione in difesa e giusta assistenza agli attaccanti. Cose semplici ma mica tanto. In mezzo a questa giusta memoria, con l’aiuto di qualche buon risultato, la storia di Mazzarri proseguirà da dove è cominciata. C’è un faticatore del calcio che si sveglia al mattino presto, consuma una colazione frugale a base di pane, latte e pensieri. Poi va sul campo a lavorare. Perché quella è la cosa migliore che lui sa fare.

 

[Questo articolo è stato pubblicato sul Foglio Sportivo del 22 settembre 2018.
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