Presentazione della Copa America 2016 (foto LaPresse)

Cent'anni di Copa America. Quello che c'è da sapere sulla 45esima edizione

Francesco Caremani
Venerdì a Santa Clara, in California, Stati Uniti-Colomba danno il via al torneo del centenario, il primo disputato lontano dal continente sudamericano. Si tratta di un'edizione speciale, il primo tentativo di unire in un unico torneo nord, centro e sud America.

Se chiedete a un tassista di Buenos Aires della Copa America del 1916 questo vi dirà questa non è mai stata disputata. Quella che per la storia è la prima edizione infatti si chiamava Campionato Sudamericano di Calcio e aveva un unico girone con Argentina, Cile, Brasile e Uruguay: quindici giorni, sei partite, giocate tutte sulla riva destra del Rio de la Plata, un vincitore, l’Uruguay. La Celeste, infatti, riuscì a superare di un punto i padroni di casa grazie allo 0-0 nello scontro diretto, vittoria che tutt’oggi permette agli uruguaiani di stare in cima alla classifica generale con quindici coppe contro le quattordici argentine. Una memoria desaparecida? Non per la Conmebol che ha voluto onorare i cento anni del primo torneo per nazionali con un’edizione speciale, nonostante l’anno scorso si fosse giocata quella standard, numero quarantaquattro, che ha registrato la prima affermazione del Cile. La , com’è stata battezzata – si giocherà dal 3 al 26 giugno –, rappresenta un evento senza precedenti, dal Paese organizzatore (gli Stati Uniti) alla concomitanza con l’Europeo, dal coinvolgimento dei latinos alla presenza di cinque nazionali tra le prime dieci del ranking Fifa.

 


Il Cile vincitore della Copa America 2015


 

Mercato, stadi e gente. Questo è stato il mantra dell’ex presidente Concacaf, Alfredo Hawit, quando ci fu l’assegnazione a stelle e strisce. Una scommessa vincente visto che Forbes ha calcolato che tra biglietti, sponsor e diritti televisivi l’edizione avrà ricavi per 300 milioni di dollari, contro i 115 di un anno fa. Un’edizione ricca e costosa, con il comitato organizzatore che ha deciso di mettere in vendita solamente biglietti cumulativi per 888 dollari l’uno, mentre quelli singoli sono gestiti last minute, scommettendo sulle centinaia di migliaia di latinos che vivono negli Stati Uniti. Gli sponsor, però, non si sono affannati per metterci il brand catalogando la manifestazione come ispanica e dimostrando ancora una volta come il soccer abbia bisogno di una visione globale per raggiungere i risultati, sportivi ed economici, che ha messo nel mirino. Insieme alla Nike ci sono Coca-Cola, StateFarm e Sprint, con il marchio d’abbigliamento sportivo a fare la parte del leone, pallone compreso: Ordem Ciento, dalla grafica inquietante.

 

Un’edizione che ha rischiato di saltare quando un anno fa a Zurigo sono stati arrestati gli allora presidenti di Concacaf e Conmebol, Jeffrey Webb ed Eugenio Figueredo, cioè i due relatori della conferenza stampa di presentazione della Copa America Centenario, accusati di avere preso, insieme ad altri dirigenti Fifa, tangenti per 110 milioni di dollari dal gruppo Datisa, che si sarebbe così aggiudicato i diritti televisivi della manifestazione. È stato pubblicato anche un documento che esplicitava le condizioni cui la Conmebol avrebbe dovuto sottostare per far giocare la Copa negli Stati Uniti. La rescissione bilaterale del contratto ha sciolto un nodo che poteva essere scorsoio per tutti, torneo compreso. Invece, alle ore 18.30 della West Coast, a Santa Clara Usa e Colombia apriranno l’edizione numero quarantacinque in uno dei remake più drammatici del calcio moderno. Il 22 giugno del ’94, infatti, al Rose Bowl di Pasadena gli Stati Uniti di Bora Milutinovic batterono i ragazzi di Francisco Maturana per 2-1, con autogol decisivo del colombiano Escobar, ucciso poi il 2 luglio in patria per mano del gruppo paramilitare Los Pepes.

 


L'autogol contro gli Stati Uniti che costò la vita ad Andreas Escobar


 

Dal punto di vista prettamente sportivo la Copa America 2016 ha significati molteplici, tutti di grande interesse. Innanzi tutto è la prima volta che si gioca fuori dal Sudamerica. A detta di molti questo è il primo appuntamento panamericano, l’inizio di una collaborazione tra la confederazioni di centro, sud e nord america che potrebbe nel prossimo futuro dare vita a una sigla e a un’unica manifestazione, dall’Alaska alla Terra del Fuoco, con un appeal mediatico superiore. Jurgen Klinsmann, Ct degli Stati Uniti (su ventitré convocati undici giocano nella Mls), ha dichiarato che questa edizione ha addirittura valori tecnici superiori all’Europeo. Guardando il ranking Fifa è difficile dargli torto, così come pensando alle stelle in campo: Messi (Argentina), Suarez (Uruguay) e Rodriguez (Colombia). Molti commentatori e analisti statunitensi hanno sottolineato l’importanza di giocare a questi livelli per gli Usa, vincitori di cinque Gold Cup, terzi al Mondiale del 1930, nei quarti di finale nel 2002.

 

Dopo il Mondiale del 1994 questa è la seconda grande kermesse calcistica che gli Stati Uniti ospitano, consapevoli che potrebbero già essere eliminati nel girone. In questi ventidue anni il soccer è cresciuto in business, pubblico, livello tecnico e attenzione mediatica globale. Il sistema delle franchigie e del salary cap, però, tipico delle altre leghe professionistiche, non si addice al calcio e dai tempi dei New York Cosmos, con Pelé, non pare sia cambiato molto visto che le società continuano a ingaggiare calciatori europei e sudamericani a fine carriera e che dai vivai, a parte la generazione esplosa negli anni Novanta, non arrivano più ricambi. Emblematica la storia di Freddy Adu, originario del Ghana, considerato il nuovo Pelé e finito a giocare nella Nasl con i Tampa Bay Rowdies, dopo aver vestito senza successo le maglie di Monaco e Benfica. Non ultima è arrivata la dichiarazione di Antonio Conte che ha giudicato la Mls, non performante come i campionati europei per giustificare l’esclusione di Giovinco e scatenare le ire dei tifosi locali.

 

La Copa America intanto compie un secolo di vita e con varie turbolenze sta entrando velocemente in un’altra epoca. Per Argentina, Brasile e Uruguay cambia poco, per l’America potrebbe essere l’inizio di una nuova era del soccer.

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