La maglia rosa Gianluca Brambilla

Acqua sul Chianti. Roglic brinda, Brambilla difende la rosa. Dopo il Giro una nuova Federazione

Giovanni Battistuzzi

La seconda cronometro della cosa rosa è stata condizionata dalla pioggia. Tra gli uomini di classifica i distacchi sono minimi. Nibali guadagna sia su Valverde che su Landa. Abecedario: I come Indurain, I come Incompreso e Indianapolis.

Nona tappa, Radda in Chianti-Greve in Chianti, cronometro, 40,5 chilometri. Il maltempo fa la tappa, taglia l’ordine d’arrivo in due tronconi, tra chi ha corso sotto i nuvoloni neri e chi sotto la pioggia. E così Primoz Roglic, sloveno che sino al 2010 saltava con gli sci, sfrutta la strada quasi completamente asciutta, piazza il tempo giusto per mettersi alle spalle i cronoman della prim’ora e si gode il diluvio che batte sulla schiena dei migliori della classifica. Su quella di Tom Dumoulin che non azzarda, di Vincenzo Nibali che guadagna ma non sfonda, di Mikel Landa che soprende, di Gianluca Brambilla che si supera, infligge secondi ancora a tutti e conserva la maglia rosa.

 



 

La pioggia livella le differenze tra coloro che puntano alla vittoria del Giro. Le pozzanghere e i fiumi d’acqua sull’asfalto consigliano tutti a non prendersi rischi eccessivi. E così nel saliscendi tra le colline del Chianti si assiste a una prova di equilibrismo, dove i ritardi sono inezie. Il balzo in avanti lo fa Bob Jungels, unico a fregarsene delle condizioni climatiche, unico a prendersi rischi. Sesto all’arrivo, ora secondo in classifica a un solo secondo dal suo compagno di squadra, Brambilla. Rischi se ne stava prendendo anche Ilnur Zakarin che secondo era alla partenza e che dopo 15 chilometri aveva la maglia rosa cucita virtualmente addosso. Tra il virtuale e il reale ci sono però le curve. E in due di queste il russo si sdraia, va a terra e lì lascia i progetti di leadership.

 

ARRIVO: 1. Roglic (LottoNL) 51'45"; 2. Brandle (Iam) +10"; 3. Laengen (Iam) +17"; 4. Cancellara (Trek-Segafredo) +28"; 5. Vorobyev (Rusvelo) +30"; 6. Jungels (Etixx) +45"; 7. Kung (Bmc) +58"; 8. Van Emden (LottoNL) +1'08"; 9. Tjallingii (LottoNL) +1'16"; 10. Amador (Movistar) +1'19"

CLASSIFICA GENERALE: 1. Brambilla (Etixx); 2. Jungels (Etixx) +1"; 3. Amador (Movistar) +32"; 4. Kruijswijk (LottoNL) +51"; 5. Nibali (Astana) + 53"; 6. Valverde (Movistar) +55"; 7. Dumoulin (Giant) + 58"; 8. Landa (Sky) + 1'18"; 9. Majka (Tinkoff) + 1'45"; 10. Fuglsang (Astana) +1'51".

 

 


Abecedario fisso – L’altro Giro di Maurizio Milani

 

I come INCOMPRESO – E’ il bellissimo film degli anni Settanta. Su duecento corridori del Giro d’Italia, alla domanda “qual è il film più bello per te?”, Incompreso è stato votato da 185 atleti. Gli altri hanno scelto “The Truman Show”. Dispiace che film come Torna a casa Lassie non siano stati scelti. Per questo ho truccato i risultati e ho fatto una nuova classifica di preferenze:

1° Torna a casa Lassie

2° Spy game

 

Ma I anche come Indianapolis, il mitico circuito americano. Ieri è stato sede di una gita abusiva. La Federazione ciclistica ha radiato chi vi ha partecipato. Ci sono state conseguenze. Si è formata un’altra lega. Come nel pugilato che c’è la WBA, la IFB ecc. Così da oggi nel ciclismo la vecchia e la nuova federazione organizzano gare separate. Ecco le squadre che stanno con la nuova Federazione: Tinkoff, Cannondale, Wilier, Trek, Dimensional Data, Sky, Ag2r, Etixx-Quick Step, Astana, FDJ, Bardiani, Gazprom, BMC, Giant-Alpecin, Iam, Katusha, Lampre-Merida, Lotto, LottoNL-Jumbo, Movistar, Nippo-Vini Fantini, Orica-GreenEdge. Praticamente tutte.


 

 

L’abecedario del Giro

 

I come INDURAIN – C’è una foto che parla di Miguel Indurain molto meglio di qualunque cosa sia stato scritta su di lui. E’ stata scattata nel 1993, sulla salita che porta a Isola 2000. Quel 15 luglio le Alpi erano un forno. Il sole batteva cattivo sulle spalle dei corridori e anche a oltre duemila metri il termometro si avvicinava ai trenta gradi. Indurain è già maglia gialla. L’aveva conquistata due giorni prima stracciando tutti i rivali nei 59 chilometri della cronometro di Lac de Madine. Su quella salita, in quella foto sono ritratti in cinque: Toni Rominger in primo piano, lo spagnolo dietro a lui, Alvaro Mejia e Bjarne Riis, poco più indietro Zenon Jaskula. Sono i reduci del massacro a pedali che hanno fatto sul Col de la Bonnette (il Giro ci passerà sabato 28 maggio) dai compagni dello svizzero Rominger. Mancano meno di cinque chilometri all’arrivo, sono tutti al gancio, lo sforzo è massimo, i lineamenti si alternano, le espressioni sono immagine di sofferenza, i volti sono madidi di sudore, i corpi si piegano per lo sforzo. Tutti. Con un’unica eccezione: Miguel Indurain. Il Navarro è stato campione eccezionale, fu il primo a introdurre un modo di andare in salita che nei decenni successivi rivoluzionò il ciclismo: rapporto agile, grande frequenza di pedalate per salvare la gamba e competere con gli scalatori, una trovata che consentì negli anni successivi a molti passisti di competere con i migliori grimpeur nelle grandi salite. I risultati, per quanto incredibili, furono secondi in ogni caso alla sua eccezionale eleganza. Indurain in sella era una cosa sola con la bicicletta, uno spettacolo di precisione e sincronismo. Di immobilità. Il suo movimento era perfetto, gambe che vorticavano, schiena e spalle perfettamente immobili. Se durante una cronometro gli avessero messo un libro sulla schiena sarebbe arrivato al traguardo nella stessa posizione dell’avvio. Indurain era padrone magnanimo. Uccideva le corse a cui partecipava contro il tempo, poi gestiva, seguiva il più forte in salita, sfruttava la sua foga per staccare gli altri, poi lasciava la vittoria agli altri. “Conta vincere la guerra, non le singole battaglie”, diceva. “Un nobile e raffinato despota, è stato il migliore contro cui perdere”, disse Tony Rominger, che gli fu per anni avversario.