Il secondo sprint vincente di Andre Greipel

Ancora dominio tedesco: bis di Greipel. E al Giro sono tutti innamorati di Giorgia Palmas

Giovanni Battistuzzi

Quarta vittoria su quattro sprint di un ciclista originario della Germania. In volata il corridore della Lotto-Soudal batte Nizzolo e Modolo. Tom Dumoulin ancora in maglia rosa. I gregari e la madrina del Giro nell'abecedario della corsa.

Settima tappa, Sulmona-Foligno, 211 chilometri – Il finale è un budello. Strada stretta, un susseguirsi di curve. Il rettilineo finale lungo appena 160 metri. Questi 160 metri però bastano e avanzano ad Andre Greipel per bissare il successo di Benevento. Oggi come mercoledì sono le sue braccia alzate a precedere tutti. Oggi come mercoledì è la sua potenza e la sua furbizia veloce a mettere in fila i rivali. Oggi a differenza di mercoledì però non è stata volata in salita, è stata resa dei conti tra equilibristi, tra funamboli del pedale. Il risultato però non è cambiato. A mutare sono stati solo gli attori non protagonisti. Secondo Giacomo Nizzolo, terzo Sacha Modolo, ancora spettatori della dittatura tedesca. Quattro vittorie su quattro volate, due volte Kittel, due volte Greipel. Nulla cambia allo sprint, nulla cambia in classifica con i grandi protagonisti tutti assieme all'arrivo.

 



 

La tappa però non è stata un'attesa sonnolenta dello sprint. L'avvio è magmatico, velocissimo. Un susseguirsi di scatti, di allunghi, di capovolgimenti. Un inseguimento continuo. Non c'è tregua nel saliscendi iniziale a seguire e oltrepassare l'Appennino. Il gruppo si rompe, si spezza, diventa colabrodo. Davanti in trenta, in quaranta, infine in cinquanta. Da un momento all'altro si attende in finimondo. Che però non arriva, il raziocinio sconfigge la follia e tutto rientra nella normalità. Fuga davanti e gruppo a controllare. Chi si è staccato rientra e tutti proseguono compatti dietro agli avanguardisti: Domont, Ciccone, Denifl, Koshevoy, Martinez e Kung fuggono al sessantesimo chilometro, verranno ripresi ai 25 dall'arrivo. Solo lo svizzero Kung rimane inesauribile a sfidare tutti. Il suo tentativo è una prova di potenza e determinazione. Lo riassorbono a settemila metri dall'arrivo dopo una dozzina di chilometri a quasi 50 all'ora.

 

ARRIVO: 1. Greipel; 2. Nizzolo; 3. Modolo; 4. Ewan; 5. Battaglin; 6. Trentin; 7. Porsev; 8. Tcatevich; 9. Ruffoni; 10. Viviani

CLASSIFICA GENERALE: 1. Dumoulin; 2. Fuglsang +26"; 3. Zakarin +28"; 4. Jungels +35"; 5. Kruijswijk + 38"; 6. Valverde +41"; 7. Ulissi; 8. Nibali +47"; 9. Siutsou + 49"; 10. Uran +51"

 


Abecedario fisso – L'altro Giro d'Italia di Maurizio Milani

 

G come GIORGIA PALMAS – Dici Giorgia e sai che è lei, la madrina del Giro, la donna più bella d'Italia. Chi non vorrebbe passeggiare in bici con lei sulla ciclabile più romantica del pianeta. Magari tenersi per mano affiancati intanto che si pedala e guardarsi negli occhi senza parlare, fermarsi a mangiare al sacco su un prato dove è vietato allungarsi e dirsi ti amo. Tu a lei.

 

Lei infatti non ti ama. E' inutile ed è già tanto che ti tenga compagnia in questa stupenda gita.

 

E così in tanti sulla strada dove passa la tappa scrivono: GIORGIA AMORE (uno sarei io). Quest'anno siamo in tanti a essere innamorati di Giorgia. Scrivo: "Sei sicuro di amare Giorgia?". Sotto con un'altra calligrafia – cche poi sarei io ma sembra di un altro –: "Sì".


 

L'abecedario del Giro


G come GREGARI – Sono apertura e chiusura. Li vedi davanti ad abbattere l’aria non appena la corsa inizia, li vedi arrivare dietro calmi e distrutti quando i primi sono arrivati da un pezzo e quasi si iniziano a smontare transenne e palchi. Non sono belli come i campioni, non hanno neppure il loro fascino. Sono classe operaia, manovalanza. Gente buona a riempire ordini di arrivo. Cognomi e nomi che leggi e non ricordi, che spariscono dopo poco. Hanno cognomi che li rappresentano, che stridono con la grazia di quelli dei campioni. Tiralongo, Cavalcanti, Passuello, Spruyt, Campagnari, Carrea, Huertas Espinoza, esprimono fatica, mal si presterebbero a figurare tra i primi dieci, quelli che tutti possono vedere in televisione. Senza quei nomi e quei cognomi, senza quei volti e quello sbuffare, però i campioni lo sarebbero meno. Perché sono quei nomi e quei cognomi a trascinare i vincenti sino al punto in cui possono dare sfogo alla loro classe, possono fare lo scatto che diventa storia, il numero che diventa impresa. I gregari sono balia e guide, cullano e aprono sentieri. Sono fionde e argani, danno tutto per lanciare i capitani e si sacrificano quando questi si impantanano in una giornata no. Per il resto pedalano. Più di tutti. Perché per loro la tappa è più lunga degli altri, dura di più. E’ la velocità a fregarli, quando questa diminuisce aumenta il tempo, nonostante le energie le si siano esaurite a trenta chilometri dal traguardo questo va superato. (gb)

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